Avsnitt
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Il più grande attore del cinema italiano, uno dei più famosi al mondo, un genio. Roberto è un fuoriclasse, dotato di un’intelligenza superiore e di una grande profondità. Conoscitore assoluto di questo paese, innamorato di questo paese, mi commuovo sempre al pensiero di Sophia Loren che gli consegna l’Oscar. Roberto è veramente il buffone di corte che rivela la verità. Dai piccoli ai grandi film, da “Johnny Stecchino” a “Non ci resta che piangere” fino a “La vita è bella”, scritto con Vincenzo Cerami, che gli permette di tirare fuori tutta la tavolozza della sua arte. Roberto Benigni è un incanto.
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Sergio è stato per me un grandissimo amico; soprannominato Corbù da Paolo Villaggio, è stato un intellettuale, artigiano e un formidabile regista. Ad un certo punto della sua carriera entra a piè pari nel western, realizzando capolavori come “Django” e “Il grande silenzio”. In seguito prende una direzione diversa e si butta nella commedia, con film importanti come “Il bestione” e “Rimini Rimini”, diventato ormai un cult. Chiude la carriera con un film malinconico, “Night club”, un’opera tosta, contradditoria, ma ricca di grandi personaggi.
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Saknas det avsnitt?
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Luigi Comencini fa parte della cosiddetta “triade del Nord”, insieme a Dino Risi ed Alberto Lattuada, ovvero tre grandi registi arrivati a Roma che hanno fatto grande il cinema italiano. La sua parabola è simile a quella della mia famiglia, con i suoi componenti che lavorano in ambito cinematografico. Il suo è un cinema popolare, ma intelligente. Raggiunge il successo con “Pane, amore e fantasia” e poi con “Pane, amore e gelosia”; fa film strepitosi come “Tutti a casa”, in cui racconta la guerra con il sapore dell’italianità. Mescola sempre ironia e drammaticità, rendendo sempre gli attori caratteristi quasi dei protagonisti. In tutta la sua produzione ha mantenuto sempre una sorta di equilibrio, unito ad una grande intelligenza.
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Ettore Scola è stato un grande regista perché prima di tutto è stato un grandissimo sceneggiatore. Ha capito per primo il rapporto stretto tra cinema e messa in scena del cinema. Il primo ricordo che ho è di quando veniva a casa di mio padre Steno per sceneggiare “Un americano a Roma”. Lavora con i più grandi, come Sordi e Tognazzi e confeziona uno dei film più belli della storia del cinema, il suo capolavoro, “C’eravamo tanti amati”. Ettore Scola mi ha insegnato una cosa fondamentale della commedia all’italiana: non bisogna mai essere moralisti, perché esistono anche le ragioni degli altri.
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E’ una grande emozione per me raccontare Dino Risi. Nasce a Milano in una famiglia borghese, studia medicina e diventa medico, ma la passione per il cinema stravolge la sua vita; a Roma conosce Carlo Ponti e da lì inizia tutta la sua carriera. Rilancia il cinema italiano con “Poveri ma belli”, fa film comici fino al suo capolavoro, “Il sorpasso”, dove mischia umorismo e crisi in maniera unica. Lavora con Totò, Sordi, Manfredi, Gassman, tutti i più grandi attori e attrici del cinema italiano. Dino fu un regista eclettico, gentile, che seppe raccontare l’Italia con una grazia formidabile.
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Mario è stato uno dei giganti del cinema italiano. Figlio di una famiglia di intellettuali, si laurea in lettere ed inizia la carriera con mio padre Steno, il suo miglior amico. Insieme formano una coppia di abili sceneggiatori e girano i primi film di Totò. Mario sale alla ribalta con “I soliti ignoti”, un film straordinario e poi con “La grande guerra”, dove mescola dramma, storia e umorismo. Ogni volta rimanevo incantato di come raccontava il cinema, con la sua gentilezza, cordialità, mai una parola di troppo.
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Federico nasce a Rimini e fin da subito dimostra un grande interesse per il cinema e soprattutto per il disegno; fu mio padre Steno, allora segretario di redazione, ad assumerlo per la prima volta come disegnatore. La sua fu una produzione limitata, ma eccelsa, da “Lo sceicco bianco” a “La dolce vita”, forse il suo film più enigmatico, complesso, ma altrettanto meraviglioso. E poi “8 ½”, il suo capolavoro, insieme al suo alter ego Marcello Mastroianni e “Amarcord”. Film indimenticabili che rimarranno scolpiti nella storia del cinema italiano ed internazionale.
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Questo episodio è il più difficile, ma anche il più facile, quello su mio fratello Carlo, un vero e proprio fenomeno. Divenne subito aiuto regista di Mario Monicelli ed ebbe l’opportunità di lavorare su set incredibili, da “Romanzo popolare” a “L’armata Brancaleone”. Dopo aver rifiutato una proposta di Carlo Ponti iniziammo a lavorare insieme; facemmo film bruttissimi, al principio, poi mettemmo a fuoco un altro grande fenomeno, Diego Abatantuono e con lui e Jerry Calà girammo “I fichissimi”; da lì la nostra carriera non si è più fermata. Tutto con un grande obiettivo: fare commedie che fotografassero anche la realtà. Carlo è stato il miglior regista, sceneggiatore, fratello, che potessi mai avere.
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Gassmann, Manfredi, Sordi e Tognazzi: i quattro moschettieri della commedia all’italiana. Ugo Tognazzi l’ho conosciuto bene ed è l’esempio perfetto di come si arrivi ai vertici del cinema partendo dall’avanspettacolo. Il contatto diretto con il pubblico nei polverosi teatri di provincia fu la molla che gli permise di coltivare il suo talento innato. Fu un personaggio strepitoso, amante della vita, del cibo, delle donne, passioni che riportò magistralmente dalla realtà allo schermo, da “Amici miei” a “I nuovi mostri”.
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Il “mattatore”, così era soprannominato l’attore più completo di tutto lo spettacolo italiano. Dotato di talento, carisma, intelligenza, bellezza, Vittorio iniziò all’Accademia nazionale d’arte drammatica “Silvio D’Amico”, fucina di grandi attori e attrici del cinema nostrano. Interpretò magistralmente sia drammi che commedie: “Riso amaro”, “I soliti ignoti”, fino a “Il sorpasso” di Dino Risi, forse il ruolo più iconico nella carriera di questo gigante del cinema italiano.
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Ho conosciuto bene Raimondo Vianello, l’esempio perfetto della comicità inglese trasportata nel cinema italiano. Figlio di un ammiraglio, sempre elegantissimo, inizia la sua vita professionale nientemeno che con Ugo Tognazzi nel programma “Un due tre”. Dal cinema alla televisione privata, insieme alla moglie Sandra Mondaini, senza tralasciare la sua enorme passione per il calcio.
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Insieme a Paolo Panelli e Raimondo Vianello, Walter Chiari è stato per me e mio fratello un idolo assoluto; bello e spiritoso, un uomo che ha affrontato la vita con la simpatia che aveva dentro. Da “Studio Uno” alle vicende sui set, dall’arresto agli spettacoli più belli dell’arte drammatica. Ecco a voi il gigante Walter Chiari.
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Uno dei volti più iconici della storia cinema, Marcello Mastroianni è stato amato sia in Italia sia a livello internazionale, grazie alle sue interpretazioni indimenticabili in film come La dolce vita e 8½. Marcello Mastroianni è stato un attore che, grazie al suo carisma e alla sua profondità, è diventato un simbolo, un mito, conquistando il cuore del pubblico in tutto il mondo.
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Da un lato uno degli attori e comici più amati del cinema italiano e dall’altro un grande amico di famiglia; Alberto Sordi è stato un fenomeno assoluto. Vulcanico, simpatico, è stato l’attore più rappresentativo della commedia italiana. Dalla sua infanzia a Trastevere fino ai suoi esordi come doppiatore, ripercorriamo le tappe di una carriera costellata di successi incredibili, da “Il vigile” a “Un americano a Roma”.
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Mio padre, Steno. Un nome che evoca la commedia all’italiana. Ma chi era davvero? Figlio di una contessa e di un grande giornalista, fu un esperto disegnatore ed inventore, tra le altre cose, del genere poliziottesco in Italia; ritenuto da tutti un grande regista, ma soprattutto un gran signore e, lasciatemelo dire, un grande papà.
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Chi non ha mai riso con le gag di Totò? Dietro la maschera del comico c'era un uomo straordinario, che girava in cadillac e invitava me e mio fratello a prendere il tè a casa sua. Un attore di grande complessità, tra improvvisazione e grande preparazione scenica.
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Un gigante del cinema, ma anche un uomo di grande semplicità. Con lui ho imparato cosa vuol dire fare questo mestiere con il cuore. Parleremo dei suoi capolavori, del neorealismo e di film come "Ladri di biciclette" e "Ieri, oggi e domani", vincitori del premio Oscar al miglior film straniero.