Avsnitt
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Sentiamo spesso parlare degli impatti del cambiamento climatico sull’idrosfera, sulle attività economiche, sulla società, ma c’è un’emergenza che sembra sempre rimanere in secondo piano nonostante la sua fondamentale importanza anche per il genere umano: la perdita di biodiversità.
Ne parliamo in questa puntata con Francesca Roseo, che si occupa della conservazione della fauna selvatica alpina e collabora con il Museo delle Scienze di Trento e la LIPU. -
Sia la vita dei ricercatori che quella degli atleti professionisti, tendenzialmente, richiedono buone doti di organizzazione del proprio tempo e la capacità di spingersi al di là dei propri limiti, mentali in un caso e fisici in un altro.
In questa puntata chiacchieriamo con Pascal Egli, una persona che è riuscita ad essere sia un atleta professionista, nelle discipline di corsa in montagna e scialpinismo, che un ricercatore di successo e docente universitario di glaciologia e geografia. -
Saknas det avsnitt?
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Chi frequenta le terre alte, probabilmente conosce bene la sensazione sgradevole di trovarsi in un posto incredibile, lontano da città e strade, e doverlo condividere con un numero decisamente troppo elevato di persone, probabilmente portate lì dal desiderio di vedere con i propri occhi paesaggi ammirati tante volte sugli schermi. Il sovraffollamento di poche località che aumenta l’impatto sul luogo visitato e riduce il valore della nostra esperienza in esso, è anche connesso all’utilizzo dei social network.
Affrontiamo il tema della “montagna ai tempi di instagram” con Luca Vallata, guida alpina che ha trovato il proprio posto nelle Dolomiti d'Oltrepiave, “tra cime e sentieri dove - per citarlo - è raro e sorprendente incrociare altri mammiferi con le scarpe che non siano il proprio compagno di cordata e dove è possibile vivere in maniera sostenibile e a poca distanza da una montagna non asservita ai capricci dell’uomo”. -
Il Trento Film Festival, dedicato ai temi della montagna e dell’esplorazione, è uno dei più antichi festival cinematografici italiani ancora in attività: a breve, infatti, prenderà il via la sua settantaduesima edizione. Ne parliamo in questa puntata con Laura Zumiani, responsabile della programmazione generale del festival.
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L'essere umano è il protagonista indiscusso dei cambiamenti climatici in atto, e siamo abituati a ragionare sulle cause e sugli effetti del surriscaldamento globale sempre da una prospettiva umana. Eppure, i ricercatori stanno già osservando innumerevoli impatti anche sul mondo animale.
Per approfondire questo tema abbiamo invitato Luca Roner, erpetologo e ricercatore al MUSE, il museo delle scienze di Trento, come ospite della nuova puntata del podcast “Un quarto d’ora per acclimatarsi”. -
Non di rado capita che vengano programmati, approvati e realizzati dei lavori ad alto impatto in ambienti naturali che sarebbero, almeno formalmente, tutelati. Spesso sono le comunità, gli abitanti dei territori impattati e le associazioni ambientaliste che condannano e cercano di bloccare queste operazioni.
Parliamo di un caso emblematico di assenza di tutela ambientale da parte della politica e di una comunità che ha dato tutta se stessa per cercare salvare il proprio territorio: la vicenda del Lago Bianco in Alta Valtellina insieme a Matteo Lanciani, portavoce del comitato “Salviamo il lago bianco”. -
Muoversi per le terre alte con lentezza e curiosità, prendendosi il tempo di scoprire i luoghi che si attraversano, coloro che vi abitano, le tradizioni che custodiscono, è un’esperienza intensa e arricchente, che sta rendendo questo modo di viaggiare sempre più diffuso.
C’è una manciata di persone che qualche anno fa ha deciso di mollare tutto e partire per una spedizione basata proprio su questo approccio: camminare, scoprire e condividere. Stiamo parlando di Va Sentiero, un progetto che ho seguito con grande ammirazione fin dal suo primo passo, il 1 maggio del 2019, e che ci è stato raccontato da Sara Furlanetto, una delle sue ideatrici. -
Negli ultimi giorni di ottobre 2018, la tempesta Vaia, con le sue raffiche di vento di oltre 200 km/h ha abbattuto 42 milioni di alberi in una vasta area che si estende dalla Lombardia al Friuli Venezia Giulia, causando danni per circa 3 miliardi di euro.
Questo evento catastrofico è stato oggetto di decine di ricerche, di numerose indagini che hanno voluto raccontarne gli effetti sui territori colpiti. Ma c’è anche chi ha voluto indagare l’impatto emotivo e umano di un evento di questo tipo sulle persone che quei tali territori vivono, come l’antropologa Iolanda Da Deppo, ospite di questa puntata. -
Negli ultimi mesi, così come era accaduto anche lo scorso inverno, abbiamo vissuto con angoscia l’assenza di neve, la lunga attesa del suo arrivo, le alte temperature che la rendevano pioggia. Fortunatamente, marzo è iniziato con due perturbazioni che ha portato copiose nevicate sull’intero arco alpino, facendoci tirare un parziale sospiro di sollievo, dato che la situazione in Appennino rimane ancora molto preoccupante.
Nella nuova puntata di “Un quarto d’ora per acclimatarsi” abbiamo ragionato su questo tema guardando la cosiddetta big picture, approfondendo come la precipitazione nevosa sia cambiata negli ultimi secoli sull’arco alpino, grazie al contributo di Michele Brunetti, ricercatore dell’Istituto delle Scienze Atmosferiche e del Clima del Cnr di Bologna. -
Scattando fotografie o registrando filmati, un occhio attento documenta non solo una pratica e il suo risultato, un luogo con le sue caratteristiche, ma anche l'insieme delle relazioni che questi sottendono e il loro evolversi nel tempo.
Approfondiamo il tema della narrazione delle terre alte con Michele Trentini, antropologo visuale e documentarista pluripremiato che si è dedicato per molti anni al racconto della montagna e di chi in essa vive. -
Sentiamo spesso ripetere che i territori montani, così come le calotte polari, sono più sensibili ai cambiamenti climatici rispetto ad altre aree del pianeta. In effetti, nelle Alpi le temperature stanno crescendo ad una velocità doppia rispetto alla media globale.
Abbiamo approfondito questo tema, che in gergo tecnico si definisce elevation dependent warming, con Anna Napoli, ricercatrice all’Università di Trento nel gruppo di fisica dell’atmosfera e Idrologia, che se ne occupa da anni. -
Frequentare l’alta montagna è un’esperienza intensa e sfaccettata, comporta sforzo fisico, conoscenza tecnica, capacità di gestire situazioni complesse. Nel nuovo millennio, praticare alpinismo vuol dire anche sperimentare un ambiente colpito dal surriscaldamento globale, in cui i suoi impatti sono particolarmente intensi, i cambiamenti rapidi, e - inevitabilmente - farsi delle domande.
Oggi abbiamo l’onore di ascoltare una persona che, nelle tante ore passate sui sentieri e sulle pareti, ha riflettuto molto sul tema dell’etica dell’alpinismo nell’era del cambiamento climatico: il giovane e forte alpinista Dario Eynard. -
I ghiacciai italiani stanno scomparendo con gran velocità, vittime per eccellenza di temperature sempre più alte e precipitazioni irregolari, tanto da essere spesso definiti “malati terminali”. Il loro arretramento ci impatta, come umanità, su diversi livelli, che vanno dalla perdita di riserva idrica per i mesi siccitosi alla perdita della memoria del passato immagazzinata nel ghiaccio.
Ne parliamo con Matteo Oreggioni, filosofo, divulgatore e operatore del Servizio Glaciologico Lombardo. Matteo ha scritto un libro, “Filosofia tra i ghiacci”, in cui interroga (e ci interroga) su quale lezione sulla relazione uomo-ambiente e sul futuro del pianeta possiamo trarre dalla lenta fusione dei ghiacciai. -
A metà dicembre 2023 più di tremila persone si sono riunite a Massa Carrara per portare attenzione sul tema delle estrattivismo nelle Alpi Apuane, guidate dallo slogan: "Le montagne non ricrescono".
I manifestanti hanno voluto sottolineare come, in questa zona sfruttata da secoli per l’estrazione del marmo, il "modello estrattivista" che "privatizza i profitti socializzando i costi" abbia intaccato pesantemente una cultura collettiva, piegandosi agli interessi privati e condannando il territorio ad un dissesto paesaggistico, ecologico e sociale.
Ne parliamo con Chiara Braucher, ricercatrice all'Università di Trento e attivista del collettivo Athamanta. -
Il 2023 è stato da poco eletto ufficialmente da Copernicus come l'anno più caldo da quando teniamo traccia della temperatura media globale.
Ci troviamo a vivere in un Paese sempre più caldo, con delle estati caratterizzate da ondate di calore che rendono le città di pianura sempre più invivibili.
In futuro, ci troveremo a migrare verticalmente in quota come stanno già facendo piante e animali?
Ne parliamo con Luca Mercalli, climatologo, glaciologo, divulgatore scientifico e presidente della Società Meteorologica Italiana. -
Per chi frequenta le valli delle Dolomiti, negli ultimi anni è stato impossibile non accorgersi della presenza di enormi aree di bosco caratterizzate da abeti arrossati o del tutto secchi. Alla richiesta di spiegazioni, la risposta ricevuta è stata sempre la stessa: è il bostrico.
Si tratta di un piccolo coleottero che vive a scapito dell’abete rosso e che sta provocando numerosi danni non solo ambientali, ma anche economici e sociali.
Abbiamo scelto di parlarne con Luigi Torreggiani, giornalista e dottore forestale, che collabora non solo con L’Altra Montagna ma anche con Sherwood, la principale rivista tecnico-scientifica italiana dedicata alla gestione forestale sostenibile. -
Siamo abituati a ragionare sugli impatti del cambiamento climatico in termini antropici (non ci sarà più neve per sciare, non ci sarà più acqua per irrigare i campi..), e su questi temi viene realizzata molta ricerca e molta comunicazione, ma c’è anche chi si occupa di capire come il riscaldamento globale impatti invece il mondo animale.
Una di queste persone è Chiara Bettega, che abbiamo l’onore di avere con noi oggi. Chiara è una ricercatrice al MUSE, dove si occupa di avifauna alpina e delle foreste montane, che, anche in seguito all’evento Vaia e la conseguente epidemia di bostrico, sono diventate particolarmente importanti da monitorare. -
Chi segue la scena del trail running a livello europeo, ha assistito nell’ultimo anno a diverse prese di posizione sul piano etico ed ambientalista da parte di alcuni suoi atleti, che stanno dimostrando come il professionismo può essere efficacemente connesso ad un impegno sociale e ambientale.
Approfondiamo oggi questo tema con Francesco Puppi, trail runner molto conosciuto e seguito per le sue fantastiche prestazioni sportive (l’anno scorso si è classificato secondo ai mondiali di trail running in Thailandia e quest’anno ha collezionato podi in importanti competizioni in tutto il mondo, tra cui una delle gare di UTMB, l’Ultra Tour du Mont Blanc) ma anche per i contenuti che crea su diverse piattaforme e mezzi di comunicazione.