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La storia della strage di S. Giovanni Gemini voluta dalla mafia dei corleonesi.
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Con intervista a Lino Buscemi.
La storia di Napoleone Colajanni merita sicuramente un posto d'onore nella storia della Sicilia. Anche la sua storia è una di quelle beffarde in cui il destino ha giocato il suo ruolo. Un uomo che possiamo definire erede dell’azionismo mazziniano e garibaldino, finisce per essere profondamente deluso dagli esiti di un processo unitario assai lontano dal mito che lo spinsero a combattere rischiando la vita sui campi di battaglia tra Aspromonte, Bezzecca, Magenta nell'epopea risorgimentale. Un uomo che incassa dal destino beffardo una politica deludente dopo l’unità d’italia e reagisce con una lotta politico-parlamentare nelle fila dell'Estrema sinistra, con il rifiuto della repressione antipopolare nella Sicilia dei Fasci; con la partecipazione di primo piano alla nascita del Partito Repubblicano Italiano nel 1895, considerato allora dalle autorità l'espressione più pericolosa del rifiuto dell’anti-sistema. -
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Con intervista a Lino Buscemi
La storia di Napoleone Colajanni merita sicuramente un posto d'onore nella storia della Sicilia. Anche la sua storia è una di quelle beffarde in cui il destino ha giocato il suo ruolo. Un uomo che possiamo definire erede dell’azionismo mazziniano e garibaldino, finisce per essere profondamente deluso dagli esiti di un processo unitario assai lontano dal mito che lo spinsero a combattere rischiando la vita sui campi di battaglia tra Aspromonte, Bezzecca, Magenta nell'epopea risorgimentale. Un uomo che incassa dal destino beffardo una politica deludente dopo l’unità d’italia e reagisce con una lotta politico-parlamentare nelle fila dell'Estrema sinistra, con il rifiuto della repressione antipopolare nella Sicilia dei Fasci; con la partecipazione di primo piano alla nascita del Partito Repubblicano Italiano nel 1895, considerato allora dalle autorità l'espressione più pericolosa del rifiuto dell’anti-sistema. -
La civiltà umana ha sempre utilizzato i simboli, inizialmente per comunicare. Con l’evoluzione i simboli hanno assunto una rilevanza sempre crescente. Oggi , nell’età moderna, talvolta vengono utilizzati per individuare una religione. Pensiamo alla croce, che è il simbolo del cristianesimo. A volte i simboli rappresentano anche una ideologia. Proviamo ad incrociare una falce ed un martello, come fece Lenin nel 1917, per decretare la vittoria della rivoluzione bolscevica. E’ su questi due simboli incrociati, e sulla rivoluzione russa del 1917, che il destino ha deciso la vicenda che oggi vi raccontiamo. Una vicenda scarlatta, per il sangue versato e per l’ideologia comunista. Una vicenda segnata dall’ amore tra un uomo ed una donna e dal grande impegno di un sindacalista rivolto ai più deboli e in difesa dei diritti civili. Un caso che il destino, nella sua drammaticità, ha deciso di regalare a noi siciliani, per dimostrare al mondo intero che la nostra terra non è fatta solo di mafiosi, ma soprattutto di grandi uomini, pronti a morire per gli altri e per le proprie idee. Se l’uomo di cui andremo a parlare fosse stato un uomo di colore e fosse nato e vissuto negli Stati Uniti, potrebbe ricordarci la figura di Martin Luther King, ma la vicenda si svolge in Sicilia ed esattamente a Sciacca, ed il nostro eroe si chiama Accursio Miraglia.
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In questo caso, che vi andiamo a narrare, il destino ha utilizzato i più sottili intrecci che uno scrittore o regista di spy story abbia mai scritto o diretto. Questo perché la vicenda che vi racconto è assolutamente vera, e riguarda un italo americano, che si chiamava Max Corvo. In questa che è una spy Story a cinque stelle, perché è una storia vera, il destino gioca con il suo protagonista facendolo nascere in uno stato, trasferendolo in un altro. Infine per rendere tutto molto più spettacolare, facendo scoppiare una guerra tra i due stati dove il soggetto è nato e dove si è trasferito. Pertanto il protagonista di questa vicenda conosce bene e parla la lingua dello stato dove è nato e quella dove è si è trasferito, gli usi ei costumi dei due stati. In sintesi la doppiezza è all'origine di questo caso, che è inserito all'interno della più grande e spietata guerra mai combattuta dal genere umano, ovvero la seconda guerra mondiale.
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Palermo fine settecento c’è una donna vecchia e brutta si chiama Giovanna Bonanno ma sarà ricordata sino ai giorni nostri come la "Vecchia dell'aceto". La popolana è povera, ma ha una dote importante, sa leggere e la nonna le ha lasciato in eredità dei libri. Lei quei libri li aveva letti avidamente, imparando, tra l’altro, come ingannare la gente sciocca e superstiziosa che la circondava. Per anni si guadagnò da vivere vendendo pozioni d’amore, intrugli, filtri per risvegliare la virilità o per annullare il malocchio. La fattucchiera è ben voluta nel quartiere, ma i suoi servizi non le permettono una vita agiata. Il prologo di questa storia criminale avviene nel 1786. La donna, che gira in lungo e largo il suo quartiere, viene a conoscenza di una bambina che, involontariamente, ingerisce aceto per pidocchi. La bimba sta male per diverse settimane, ma si salva, e la vecchia scopre che a causare la malattia è stato proprio l’ingerimento di aceto per pidocchi. La megera, ma come diremo meglio noi siciliani la magara, pensa di unire a quella sostanza dell’arsenico e del vino bianco e confezionare così un insidioso e mortale veleno.
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Avete mai riflettuto sulla parola consorteria? Se scomponete la parola, consorteria, vi renderete conto che indica alcuni soggetti legati dalla medesima sorte. Pensate, questa volta il destino accomuna alcuni soggetti, e ne determina le loro vite. Quando si parla di consorterie si pensa inevitabilmente alla massoneria, alle mafie, alle cosche attuali, all’associazione a delinquere di stampo mafioso. Ma guardando nella storia ci siamo accorti che il destino aveva creato delle consorterie ben più antiche delle attuali. Se potessimo usare la famosa macchina del tempo, ci proietteremo nella Palermo del XII secolo, tra le ombre e le tenebre di una cavità sotterranea, esistente nel quartiere del Capo, in prossimità della chiesa di Santa Maria di Gesù.
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Questo racconto è il frutto di un'attenta ed approfondita ricerca storica basata su documenti storici e fonti orali. Gli autori si sono impegnati a recuperare la memoria di un episodio delittuoso, accaduto nella Provincia di Agrigento, ai primi del 900.
Uno degli eventi che maggiormente scossero l’opinione pubblica favarese nel 1914, fu il ritrovamento di un cadavere orribilmente offeso, nel territorio di Favara, esattamente in contrada Grazia. Le storia delle orrende mutilazioni fecero subito il giro del paese, seminando sdegno e paura tra gli abitanti. -
Questo racconto è il frutto di un'attenta ed approfondita ricerca storica basata su documenti storici e fonti orali. Gli autori si sono impegnati a recuperare la memoria di un episodio delittuoso, accaduto nella Provincia di Agrigento, ai primi del 900.
Uno degli eventi che maggiormente scossero l’opinione pubblica favarese nel 1914, fu il ritrovamento di un cadavere orribilmente offeso, nel territorio di Favara, esattamente in contrada Grazia. Le storia delle orrende mutilazioni fecero subito il giro del paese, seminando sdegno e paura tra gli abitanti. -
Musiche di Syon (Thomas Nicosia) Prelude in Em. Con intervista a Lino Buscemi, Carmine Mancuso. Nel 1948 Salvatore Giuliano scrisse una lettera al giornale l'Unità, in cui affermò lo scopo politico della strage e facendo una serie di allusioni sui rapporti da lui intrattenuti con noti esponenti politici, tra cui Mario Scelba. Va sottolineato come, dopo quella lettera pubblicata sull’organo di stampa del partito comunista, la situazione per il bandito Giuliano e i suoi associati inizia a cambiare. Infatti, alla luce di questi nuovi eventi, il Ministro dell’Interno, da delle direttive molto più determinate finalizzate alla cattura del Bandito Giuliano e della sua banda. Si crea una nuova struttura diretta dal colonnello dei Carabinieri Ugo Luca in quale venne affiancato da altri ufficiali e sottufficiali dell’arma.
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Musiche di Syon (Thomas Nicosia) Prelude in Em. Con intervista a Lino Buscemi, Carmine Mancuso, Giuseppe Casarrubea. Dietro la vicenda del bandito Giuliano vi sono interessi politici e strategici. Le elezioni politiche del 1948 e la guerra fredda. Questi ultime due vicende, nel primo dopoguerra, in Sicilia determineranno una serie di eventi delittuosi e omicidiari. La Strage di Portella della Ginestra, con le sue undici vittime, costituisce sicuramente l'apice di questa situazione e l'inizio di quella che sarà poi denominata la "Strategia della tensione"
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Musiche di Syon (Thomas Nicosia) Prelude in Em. Con intervista a Lino Buscemi, Paolo Scirè Scapuzzo e Giuseppe Casarrubea. Considerato il numero esiguo dei componenti della banda rispetto ai tanti uomini schierati dallo stato per contrastare Giuliano e i suoi banditi, viene spontaneo chiedersi il motivo dei successi dei banditi e le gravi perdite inflitte alle forze armate. Per rispondere a questi legittimi interrogativi abbiamo sicuramente individuato il punto di forza della banda nella qualità delle armi utilizzate e nell’uso che i fuorilegge ne facevano. Se fino al marzo-aprile del 46 la situazione era favorevole a Giuliano, subito dopo il destino inizia a giocare contro Giuliano e la sua banda. Il primo segnale di inversione di tendenza è tutto politico. Il governo concede l'Autonomia speciale alla Regione Sicilia. A quel punto il movimento separatista siciliano rinuncia all'indipendentismo e scioglie l'esercito per l'indipendenza della Sicilia. Il movimento si trasforma in un partito legale che partecipa alle elezioni.
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Musiche di Syon (Thomas Nicosia) Prelude in Em. Con intervista a Lino Buscemi e Carmine Mancuso. Iniziamo la seconda parte di questo mistero siciliano con la consapevolezza che qualcuno aveva cercato di beffare il destino nella tragica vicenda che riguarda la morte del Salvatore Giuliano. Un’altra consapevolezza che abbiamo maturato e che certamente Giuliano non fu il classico bandito che in quel periodo storico molto complesso, quale fu quello del dopoguerra, infestava assieme alla sua banda il mezzogiorno d’Italia. Lo Stato Italiano in quel periodo ha due questioni gravi da risolvere in Sicilia: il banditismo e il movimento separatista che operava con un vero e proprio esercito. In effetti la banda di Giuliano incarnava le due questioni. Pertanto il governo italiano, si concentrò soprattutto contro il bandito di Montelepre e i suoi accoliti. Il governo istituisce l’Ispettorato Generale di Pubblica Sicurezza per coordinare le operazioni di polizia in Sicilia. L'ispettorato di fatto non ottiene i risultati sperati e il comando passò ai Carabinieri.
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Musiche di Syon (Thomas Nicosia) Prelude in Em. Con intervista a Lino Buscemi e Giuseppe Casarrubea. Qualcuno nel 1950 aveva pensato di raggirare il destino. Di creare una scena come quella di un film e spacciarla come vera. Questo qualcuno era un ufficiale dell’arma dei carabinieri ovvero il colonnello Ugo Luca, numero uno del Comando Forze Repressione Banditismo in Sicilia. Alle 6 del 5 luglio 1950 fece trasmettere un dispaccio al ministro dell’interno Mario Scelba e al comando generale dell’Arma a Roma: «Da Castelvetrano Colonnello Luca segnala che ore 3,30 oggi dopo inseguimento centro abitato et conflitto a fuoco sostenuto da squadriglie del Comando Forze Repressione Banditismo rimaneva ucciso il bandito Giuliano. Nessuna perdita parte nostra. Cadavere piantonato disposizione autorità giudiziaria…».
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Prima della creazione del celebre Arsène Lupin, personaggio immaginario ideato da Maurice Leblanc nel 1905, che ruba per sé ma anche per i più bisognosi e sempre e solo ai più facoltosi, amante delle donne e del lusso, il destino aveva già creato un personaggio simile. Come spesso avviene il destino crea questi personaggi nella sua fucina preferita ovvero la Sicilia. Il personaggio storico in questione si chiama Francesco Paolo Varsalona, inteso Ciccu Paulu. Anche lui come Lupin è forte e di bell'aspetto, ama la bella vita e le belle donne, ma non è certo un filantropo come il personaggio letterario francese che è si ladro ma gentiluomo . Il bandito Barsalona grazie alla sue imprese criminali viene ben presto proiettarono nella leggenda e nel mito. E come accadde ad altri banditi anche la sua scomparsa viene tata da una coltre
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Questa volta il destino ci ha regalata una di quelle storie nelle quali è facile comprendere cosa può accadere a un uomo che lo sfida e cerca di beffarlo. Il Conte di Cagliostro nella sua vita lo sfido spesso e chi sfida il destino ripetutamente pensando di poterlo addomesticare o gestirlo, finisce sempre per soccombere per sua mano. In questo podcast ci occuperemo del Conte di Cagliostro e delle sue straordinarie avventure e della Setta dei Liberi Muratori.
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Questa volta il destino ci ha regalata una di quelle storie nelle quali è facile comprendere cosa può accadere a un uomo che lo sfida e cerca di beffarlo. Il Conte di Cagliostro nella sua vita lo sfido spesso e chi sfida il destino ripetutamente pensando di poterlo addomesticare o gestirlo, finisce sempre per soccombere per sua mano. In questo podcast ci occuperemo del Conte di Cagliostro e delle sue straordinarie avventure e della Setta dei Liberi Muratori.
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In questo podcast ci occupiamo del destino che gioca tragicamente con i nomi ed i cognomi. Il contorno della storia è quello tipico di una faida in una cittadina della Sicilia negli anni ottanta. Da una parte i componenti della cosca locale di "cosa nostra" e dall'altra quelli del clan mafioso che fa riferimento agli "stiddari". I due clun mafiosi si scontrano e lascianoa a terra vittime e sangue ma il 21 settembre del 1986 a Porto Empedocle in Via Roma, avviene una delle più senguinose stragi mafiose. Tra le vittime vi è una giovane vittima innoccente il cui nome è Filippo Gebbia. E' proprio l'ivocazione del nome del giovane da parte della sua fidanzata, anche lei presente ai fatti, che ne determina la tragica sorte. Il destino beffardo e crudele come sa essere più di ogni altro autore e drammaturgo, il 21 settembre del 1986 ha portato in scena una delle più tremende tragedie ad otto unico "La sventura di chiamarsi Filippo."
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STORIE E MISTERI SICILIANI SCRITTI DAL DESTINO
Mi chiamo Fabio Fabiano e sono un giallista siciliano. Ho scritto diversi libri, raccontato tante storie frutto di fantasia, ma guardando la realtà siciliana mi sono accorto che il destino ha dato vita a degli eventi che farebbero impallidire i migliori scrittori e drammaturghi del mondo. Dopo aver studiato i documenti del passato ho raccolto queste storie vere avvolte dal mistero per raccontarvele