Avsnitt
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Sono andato a trovare Manuela, la titolare del Ristorante La Stadera a Gavirate (Varese), specializzato in cucina del territorio e del tartufo. Manuela è una cliente RistoratoreTop da diverso tempo e oggi ci racconta la sua esperienza relativa al percorso fatto insieme, dal menù ingegnerizzato all'ingegnerizzazione della Carta dei Vini.
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Oggi mi trovo a Sozzago (Novara) all'Agriturismo Pum Rus con i titolari Claudia e Luca, per parlare della storia e dei cambiamenti che ha vissuto il loro ristorante.
Dal menù ingegnerizzato all'implementazione di un sistema di acquisizione clienti, il percorso fatto con RistoratoreTop ha portato a un aumento del 50% del fatturato. -
Saknas det avsnitt?
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Kebhouze, il kebab lanciato in pompa magna da Gianluca Vacchi e soci nel 2021, dopo 3 anni e più di vita, inizia ad uscire dalla fase startup e inizia la sua fase matura. L’aquilotto lascia il nido e si presta a volare. Volerà o si schianterà sulle rocce sottostanti facendo una frittata di volatile? Insomma, ‘sto kebab italiano con le materie prime di qualità, è top o fa flop? Ne parliamo nella puntata di oggi.
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Io e mia moglie ci siamo voluti fare un regalo, quindi abbiamo prenotato una settimana in quello che, almeno a sentire il loro ufficio marketing, viene descritto come “il miglior family hotel al mondo”. Sto parlando del Cavallino Bianco di Ortisei. Oggi ti racconto 5 lezioni che ho appreso durante il mio soggiorno e che possono tornare utili per chiunque voglia mutuare il marketing di un hotel e portarlo nel mondo della ristorazione.
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Oggi parliamo di Max Mariola e del suo ristorante che, dal mio punto di vista, rappresentava un successo inevitabile e assolutamente prevedibile. Lo scopo non è fare gossip, ma è dare spunti a chi ascolta Radio Ristorazione per replicare quanto fatto da altri nella propria attività.
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Le ragioni per aprire un ristorante sono sotto gli occhi di tutti: sei a contatto con il pubblico, fai pubbliche relazioni, sei in vista, il tuo ego è gratificato, ti senti un gran figo, se ci sai fare fai anche due soldi, mangi e bevi bene… Ma ci sono anche delle ragioni per NON aprire un ristorante che molti non vedono o fanno finta di non vedere. Quindi, dopo averne viste di cotte e di crude per 11 anni, voglio darti 7 ragioni per NON aprire un ristorante.
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Ci sono molte più di 111 cose che ho imparato sul marketing per la Ristorazione in questi 11 anni di mestiere, ma queste sono le prime che mi sono venute in mente l’altro giorno quando mi sono auto-lanciato la sfida di scriverle. Oggi te le elenco tutte. Se vuoi contarle effettivamente e verificare che siano davvero 111, trovi come sempre la trascrizione sul nostro blog, basta che vai sul blog di RistoratoreTop.
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L’ultima edizione del Forum della Ristorazione si è tenuta a Marzo di quest’anno e ha visto coinvolti 1.000 ristoratori da ogni parte d’Italia, decine di sponsor e decine di personalità di spicco del nostro settore. Con il senno del poi posso dirlo: il vero valore del Forum è stata la diversità delle visioni di chi ne ha preso parte. A proposito di questo, ci sono stati due pareri completamente diversi a riguardo di una tematica scottante: il futuro del personale nella ristorazione, tra robot e umani. Ne parliamo oggi.
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Puntualmente, quando sottolineo che il personale, in ristorazione, non c’è e non si trova, salta fuori il genio di turno che commenta con un “Non trovate personale? Pagateli e vedete che li trovate!”
Io ho ormai il latte alle ginocchia, la bava alla bocca e gli occhi ribaltati all’indietro al solo sentire questa fesseria. Così, visto che mi sono stancato di ribadire l’ovvio ogni volta a questi tizi senza arte né parte, ma soprattutto senza la capacità di comprendere le complessità, ho deciso di dedicarci una puntata del podcast, così alla prossima volta potrò rispondere con un semplice link. -
Il Marketing: croce e delizia di un'intera generazione di ristoratori. Bistrattato da tutti, perculato da molti, è in verità un’arma formidabile per migliorare i risultati di chiunque. Oggi parliamo di 4 Dure Verità che devi conoscere se vuoi usare il marketing per fare meglio senza venire usato.
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Ogni anno, ad Agosto, l’Italia della ristorazione si riempie dei famigerati Agosters, quei turisti un po’ braccini un po’ maleducati, un po’ ingenui un po’ paraculi, che rappresentano l’incubo di ristoratori e albergatori. Ma sopravvivere si può. Oggi vediamo 4 strategie per fare fronte agli Agosters.
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Eravamo ad uno dei nostri corsi di formazione, nello specifico a Bologna, in uno hotel che ci ospitava. Finito il corso, era ora dell’aperitivo. E ormai lo sanno anche i muri, io sono un appassionato di champagne. Prima di crepare saluterò moglie, figlio e gatto e poi stapperò un Selosse (se potrò ancora permetterlo, ma in caso negativo farò un finanziamento, tanto me lo pagheranno gli eredi!), questa è la misura della mia mania.
Quindi opto proprio per uno champagne.
Peccato che appena prendo in mano la carta dei vini mi sale il crimine. Mi sale la violenza fisica. Mi sale Lilith, Baphometto e tutti i demoni dell’inferno.
E sapete perché? -
In alcuni ambienti della formazione si sente dire di alzare i prezzi a dismisura. Lo si fa con una tale boria e convinzione che a volte mi chiedo cosa spinga queste persone, che nella vita han visto un ristorante vero solo da lontano e con gli occhiali spessi, a fare tali esternazioni senza quantomeno farsi non dico tante, ma una domanda. Che, suggerisco, potrebbe essere: “Ma davvero fai?”
Quindi mi interrogo io al posto loro. Così che ne possiate trarre tutti una riflessione. -
Prima o dopo, qualsiasi imprenditore nel campo del ristoratore viene “rapito” e “affascinato” dall’idea di aprire a Milano, che viene considerata da media, fornitori e ristoratori stessi come una vera e propria El Dorado italiana.
Città metropolitana, c’è il mondo, la moda, il design e il food che sarebbe la ristorazione, ma “food” fa molto più cosmopolita e internazionale. Quindi perché non investirci, su questo food, perché non lanciare il proprio brand a Milano, terra di opportunità, di lusso sfrenato, di vita notturna, di sfarzo e divertimento? -
Uno dei falsi miti più duri a morire riguardo alla pubblicità e al marketing per un ristorante riguarda certamente i social network. Vengono santificati come salvatori assoluti del ristoratore.
Si sente da ogni dove dire: “Oggi sono tutti sui social!” e anche “L’italiano ha sempre il telefonino in mano!” e anche le statistiche sono da quella parte della barricata. Passiamo diverse ore online al giorno, guardiamo più lo smartphone che la televisione, cosa impensabile solo fino a 10 anni fa, quasi 24/7 con il telefono appiccicato alla mano e alla testa.
Sono certo che mentre sto parlando chi sta ascoltando ha nelle immediate vicinanze della sua persona lo smartphone, sul quale sono installate certamente le app dei social network più famosi. Mi ci gioco la reputazione. -
In alcuni corsi di formazione si parla di scalabilità come qualcosa di doveroso, semplice, quasi naturale. Come se per “diventare grandi” nella ristorazione non ci fossero alternative: catena, spesso in franchising, o morte.
E si trattano quelli che vogliono rimanere indipendenti come degli sfigatelli. Della serie: “Oh ma guarda che se non scali sei proprio un pirla… Qui la gente fa i soldi con le catene, e tu cheffai ancora con quel ristorantino a lavorarci dentro? Ma dai, due manuali operativi, e vai con il franchising…” -
Un’altra puntata, un altro falso mito. Oggi voglio parlarvi di una parabola molto famosa, così famosa che appare per la prima volta su nientepopodimeno che sull’Antico Testamento, nella prima versione in aramaico antico. Sto ovviamente scherzando.
Ma la parabola è vera, e l’ho chiamata “La parabola del ristoratore che ha perso il Magic Touch”. Ve la racconto. -
Oggi vi racconto un aneddoto. Da poco è finita la IV Edizione del Forum della Ristorazione che, a proposito, è stata una figata e un grande successo.
Durante la seconda giornata di Forum io giravo come se fossi uno dei partecipanti, ad ascoltare gli speech dei vari esperti che avevamo chiamato.
Ad un certo punto uno dei partecipanti uno mi ferma e mi chiede una foto, che ovviamente faccio, anche se sempre imbarazzato. Poi, con aria circospetta, guardandosi intorno, mi dice: “Questa foto la tengo per me, non la pubblico! Sai, io ti stimo moltissimo, ti seguo da un bel po’ soprattutto sul gruppo Facebook ma non commento mai perché uno dei miei formatori mi ha detto che se mi becca andare da altri formatori mi banna dal suo gruppo e mi toglie il software!”
“Scusa, cosa?” -
Ricevo ciclicamente, da 11 anni a questa parte, la domanda: “Lorenzo, ma tu che fai tanto il fenomeno, ce l’hai un ristorante?”
E me lo immagino dall’altra parte dello schermo come a dire “Eheh chi sa fare, fa, chi non sa fare, insegna. L’ho letto su un libro di aforismi. E si sa quelli non sbagliano, come i luoghi comuni e gli stereotipi. Scacco matto Lorenzo, ti ho messo nel sacco, Il re è nudo e tu sei un impostore.”
E io rispondo così: “Io no, non ce l’ho un ristorante, il tuo idraulico invece?” -
Leggo, da internet, che si dovrebbe mettere a posto prima i numeri, e solo dopo, in seguito, dedicarsi al marketing.
Vedete, l’uomo si interroga da millenni se sia nato prima l’uovo o la gallina, ma no, l’uomo di internet dubbi non ne ha. Integro come un pantalone di fustagno, solido come una roccia, i dubbi non lo scalfiscono nemmeno: bisogna prima dedicarsi ai numeri e solo dopo, se avanza tempo, se avete modo, se vi va, a quelle quisquiglie e pinzillacchere del marketing.
Ora, ci sono due situazioni:
Chi, questa cosa, la dice nel pieno del conflitto d’interessi, perché vende formazione, consulenze e servizi dedicati ai numeri;Chi lo dice perché ci crede. - Visa fler