Avsnitt
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Finora è stato fatto un referendum sul referendum dell'8 e 9 giugno. Votare o non votare, questo è il dilemma, non come votare e perché. Ma che cosa hanno capito gli elettori? A pochi giorni dalle urne manca una discussione nel merito.
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In questo mondo in cui l’onda del populismo s’abbatte contro la democrazia liberale l’Italia
ha un baluardo solido ed efficace: la Corte costituzionale. L’ultima sentenza sulla
procreazione assistita e il riconoscimento dei bambini viene dopo una lunga serie di
decisioni rivolte a tutelare la libertà. -
Saknas det avsnitt?
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Ci rubano il lavoro, si succhiano i risparmi, ci rovinano l’immagine, s’appropriano del made in Italy. Quante ne sentiamo ogni giorno, dal caffè del mattino alla tv della sera: è un altro luogo comune trasformato in vox populi. I moderni Lanzichenecchi sono i capitalisti stranieri. Invece, non è così: i fatti dicono esattamente il contrario. I “nuovi barbari” ci danno più di quel che ci prendono
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Anche Keir Starmer vuole limitare l’immigrazione, dice Giorgia Meloni e questa volta apprezza la perfida Albione e i laburisti. Forse l’invito del governo a non votare il referendum dell’8 e 9 giugno non riguarda tanto il Jobs act, una questione interna al Pd, ma la riduzione da 10 a 5 anni dei tempi per concedere la cittadinanza. In questo episodio parliamo di immigrazione e ci facciamo aiutare da uno studio di Mediobanca.
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Scienziati di tutto il mondo venite in Europa e non andate negli Stati Uniti. Emmanuel Macron vuole attirare le migliori menti tecnico-scientifiche. L’obiettivo non è sbagliato in sé, soprattutto adesso che gli Stati Uniti chiudono le frontiere e rendono più difficile a uno straniero studiare nelle loro super-università. Ma che fare per aprire l’Europa alla ricerca e alla scienza?
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Parliamo dei nostri soldi: a chi vanno quelli che ci rimangono in tasca se ci rimangono? Difendiamo il risparmio degli italiani: dietro il risiko bancario-assicurativo, oltre il frenetico scambio di figurine, c’è questo obiettivo generale, sostiene il governo. E’ ora di finirla con il risparmio nazionale risucchiato da francesi e americani. Ma è vero o è propaganda?
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Sabato 26 aprile, 170 leader mondiali si raduneranno a Roma per rendere omaggio a Papa Francesco, uno dei pontifici più influenti della storia recente. In questo episodio di Questitaliani, Stefano Cingolani esplora le dinamiche politiche e geopolitiche che accompagneranno la scelta del prossimo Papa. Tra speculazioni sul conclave e il futuro della Chiesa, Cingolani riflette sulle sfide globali, in particolare il confronto tra Occidente e Oriente, e sui papabili provenienti da America del Nord e Asia. Un episodio che va oltre l’aspetto religioso, per indagare come la figura del Pontefice possa influenzare l’equilibrio mondiale.
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C’è un Vietnam nel nostro passato di italiani, c’è nel nostro presente e ce n’è uno nel nostro prossimo futuro. Da Donald Trump è partito un diktat: chiudete le porte alla Cina e ai suoi satelliti asiatici. Su di loro pendono dazi stratosferici e a loro ha aperto le braccia Xi Jinping in un tour che è cominciato proprio da Hanoi. È un’altra doccia gelata per l’Italia che ha da molto tempo un rapporto speciale con il Vietnam.
In questo episodio Stefano Cingolani incrocia i dazi, l’americanizzazione di Saigon, passato e presente con qualche ricordo di viaggio -
E se fosse un grande bluff? Lo scrive il Wall Street Journal, Giorgia Meloni dovrebbe
leggerlo. Donald Trump gioca con carte truccate e non ha in mano gli assi che pretende di
avere. L’unica strada è chiamare il bluff, fargli scoprire le sue scartine con una mossa
coraggiosa: zero dazi per tutti e su tutto. -
Mercoledì 2 aprile, con l’ondata di dazi annunciata da Donald Trump, gli Stati Uniti hanno abbandonato il libero scambio. Che cos’altro abbandoneranno, la Nato, l’Europa? Molti italiani, a cominciare da Giorgia Meloni, sono convinti che l’America non ci lascerà mai. Eppure gli Stati Uniti lasciarono sola l’Europa negli anni più critici, quelli in cui si affermò il nazismo e si preparò la Seconda guerra mondiale, dal 1933 al 1941. Rileggiamo la storia per capire meglio il presente.
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L’Ue si è mossa come sempre in risposta a una crisi grave innescata prima dall’invasione russa dell’Ucraina e ora dal voltafaccia americano. La difesa europea si fa, su questo oggi come oggi non ci sono dubbi. Quale difesa, con chi, quando sarà realizzata e chi paga? È tutto da vedere. Ma è in marcia una macchina potente alla cui guida non ci sono solo i governi e la Commissione, ma un’ampia fascia delle opinioni pubbliche europee e quello che un tempo Eisenhower chiamò il complesso militar-industriale che non comprende solo i fabbricanti di armi, ma un intero sistema molto vasto, complesso e capillare.
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S'è bloccato l'ascensore sociale. Sostiene l’Istat che la diseguaglianza in Italia è peggiorata negli ultimi due anni. Per forza, dicono i Cinque stelle, il governo Meloni ha abolito il reddito di cittadinanza. In realtà le cose sono ben più complicate. La diseguaglianza peggiora e non da due anni, per colpa della società signorile di massa, come l’ha chiamata Luca Ricolfi, o della ereditocrazia come la chiama l’Economist.
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Ma il diavolo è davvero così brutto come lo si dipinge? Il diavolo è Donald Trump, ovviamente. La scorsa settimana ci siamo chiesto che cosa ne pensano gli italiani. Un sondaggio dice che il 58% non si fida. Stefano Cingolani in questo episodio ha raccolto diverse voci di analisti e professori che hanno partecipato a un dibattito organizzato da Comin & partners. Ecco che cosa ne è uscito.
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La prima impressione, dopo il discorso al Congresso di Donald Trump, è che sia stato il discorso di un uomo in preda a un delirio di onnipotenza. Edward Luce, il corrispondente del Financial Times, lo ha descritto come "una carnevalata" di "puro personalismo trumpiano". Anche il conservatore Wall Street Journal non è da meno. Ma quali sono state le impressioni degli italiani? E cosa pensano delle conseguenze che s’abbatteranno su tutti noi?
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Giornali, tv e social per una settimana l'hanno messa in primo piano. Naturale, le elezioni di domenica scorsa erano davvero importanti. Ma che cosa ne sappiamo davvero della Germania e dei tedeschi? È fuori dai circuiti turistici di massa, il tedesco non si studia quasi più a scuola, litighiamo con i villeggianti teutonici quando occupano le nostre spiagge, gli italiani più giovani sono stati a Berlino quando era in voga. Che altro? Proviamo a superare tabù e luoghi comuni, parlando di due monumenti e di una musica popolare.
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Il nostro giornalista Stefano Cingolani ha partecipato a un seminario organizzato dalla casa editrice Laterza e ne è uscito terrorizzato. Quella alla quale stiamo assistendo è una rivoluzione anti-democratica. Libertà e democrazia sono entrate in conflitto e ha perso la democrazia. Analisi allarmanti, anzi apocalittiche. Eppure di crisi della democrazia si parla da quando è nata. E non è ancora morta. Davvero sarà Donald Trump a seppellirla?
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Non piangiamoci addosso: i dazi di Trump possono aiutare l’Italia. Il traffico atlantico si ridurrà, aumenterà quello da Suez, la Sicilia può essere il centro di una nuova ragnatela di scambi. E il ponte sullo Stretto diventa fondamentale. Ma urge un piano strategico.
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Il figlio di Trump, Donald Junior, che spara alle anatre in un’area protetta della laguna di Venezia. Il fratello di Elon Musk che si presenta a palazzo Chigi in cappellone da cowboy perché vuol mettere in scena una esibizione suoni e luci durante il Giubileo. C’è davvero da essere nazionalisti.
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La scorsa settimana in America, TikTok, la app di proprietà della società cinese ByteDance, è andata offline per 24 ore, colpita da un divieto governativo. È l'ultima mossa di una lunga disputa, iniziata da Donald Trump nel suo primo mandato. Poi il social network è tornato disponibile, con un messaggio di ringraziamento diretto al presidente Trump. Che cosa sta succedendo? E poi, bisogna chiudere TikTok? Tutto ruota attorno a due temi fondamentali: la sicurezza nazionale e la geopolitica. C'è chi parla di una "diplomazia del TikTok". È un tema caldo e complesso e Stefano Cingolani ne parla con sua figlia Giulia, che lavora nel mondo della comunicazione.
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Gli italiani hanno nostalgia di Mussolini? Lo si sente dire spesso, da destra e da sinistra. Eppure, a leggere un recente sondaggio di SWG, non sembra che sia così. Ma l'Italia ha fatto davvero i conti con la dittatura e con l’eredità che il regime ha lasciato nella struttura dello stato? E i nostri vicini in Francia e Germania? Viaggio nella storia del Novecento e oltre, da Petrolini a Trump, da "M il figlio del secolo" di Scurati al caso del collaborazionista Papon
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