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Nella quarta e ultima puntata, Francesco Battistini e Marzio G. Mian raccontano del dopoguerra mai terminato. Anzi: a trent’anni dall’inizio del conflitto, la Bosnia appare scivolare verso un nuovo disfacimento dalle conseguenze imprevedibili, con i tamburi di guerra che tornano a rullare in un Paese ancor più radicalizzato di allora. Insieme a testimoni autorevoli, fra cui Valentin Inzko, ex inviato Onu per la Bosnia, e Pero Sudar, il vescovo ausiliare emerito di Sarajevo che durante la guerra si batté contro l’ideologia della separazione, gli autori analizzano le conseguenze disastrose dell’accordo di Dayton.
A quasi quattro anni dall’inizio del conflitto, il trattato mise finalmente le armi a tacere nel dicembre del 1995, ma creò i presupposti per disegnare sulla mappa un Paese bicefalo con etnie separate ed omogenee, di fatto prendendo atto dei risultati ottenuti dai serbi con la pulizia etnica. -
In questa terza puntata, Francesco Battistini e Marzio G. Mian concentrano la loro inchiesta sonora su una delle conseguenze della guerra in Bosnia che trent’anni fa sconvolse l’Europa, proprio come sta accendendo oggi con il conflitto in Ucraina: la migrazione di milioni di profughi costretti ad abbandonare la loro terra.
Attraverso la drammatica testimonianza di Irvin Mujic, scampato da bambino all’inferno di Srebrenica nell’aprile del 1992 e cresciuto in Italia, gli autori raccontano la mobilitazione e la solidarietà che si registrarono allora nei confronti di chi fuggiva da una guerra “europea”, mettendole a confronto con l’esperienza dei rifugiati musulmani intrappolati in questi anni lungo la cosiddetta Balkan Route. Gli autori parlano con protagonisti come Alma Zadic, esule bosniaca oggi Ministro della Giustizia in Austria, e Carl Bildt, ex premier svedese e inviato internazionale per i Balcani, per riflettere sulle implicazioni politiche e culturali che l’esodo di trent’anni fa ebbe su noi europei. -
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In questa seconda puntata, Francesco Battistini e Marzio G. Mian ci portano faccia a faccia con Radovan Karadžić, personaggio cruciale della tragedia bosniaca.
A Sarajevo era uno psichiatra poco considerato e un poeta tenuto ai margini nei circoli letterari. Ma a un certo punto esce dall'anonimato e dà fuoco alle polveri: diventa il regista della pulizia etnica, dei campi di concentramento e dell’assedio di Sarajevo.
Gli autori hanno ottenuto da Karadžić una lunga intervista esclusiva dal carcere di massima sicurezza inglese dell’Isola di Wight dove sconta l’ergastolo, condannato per genocidio. -
In questa prima puntata, Francesco Battistini e Marzio Mian tornano ad ascoltare i protagonisti della guerra di Bosnia rivisitando l’Holiday Inn di Sarajevo, albergo sopravvissuto alle bombe e definito “la poltrona in prima fila sulla guerra” per aver ospitato decine di giornalisti durante l’assedio della capitale bosniaca, che con i suoi quattro anni e quasi 12mila morti resta uno più lunghi e sanguinosi della Storia.