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  • Tredici presidenti – la vita, l’azione di governo, l’impatto che hanno avuto sull’America (e oltre) – raccontati in forma di una chiacchierata – non sempre seria. A fare le domande, Riccardo Alcaro, coordinatore delle ricerche dell’Istituto Affari Internazionali. Chi risponde è Mario Del Pero, illustre americanista e Professore di Storia Internazionale presso SciencesPo a Parigi.

    Questo podcast è dedicato al 32° presidente degli Stati Uniti, il Democratico Franklin Delano Roosevelt (o FDR, come viene spesso chiamato) – in carica dal 1933 al 1945. Si tratta di uno dei presidenti più importanti della storia americana – forse il più importante – e di un colosso della storia mondiale del Novecento. 

    Franklin Delano Roosevelt nasce a Hyde Park, nello stato di New York, il 30 gennaio 1882. La sua è una famiglia molto benestante e influente politicamente, soprattutto dopo che un suo lontano parente, Theodore Roosevelt, serve come presidente tra il 1901 e il 1909. La sua educazione è di prim’ordine (Groton School, Harvard, Columbia). La sua carriera politica comincia presto: eletto nel senato statale di New York a 28 anni, diventa poi membro del gabinetto di Wilson come sottosegretario alla Marina, poi candidato vice-presidenziale di James Cox nel 1920 (dove verrà sonoramente battuto dal ticket repubblicano guidato da Warren Harding) e diventerà infine governatore dello stato di New York, il trampolino da cui si tufferà nella trionfale corsa presidenziale nel 1932.

    Quando Roosevelt diventa presidente, gli Stati Uniti vengono da una crisi economica devastante che si trascina da ben quattro anni. Originata dal crollo di Wall Street dell’ottobre 1929, la crisi si è trasferita dalla finanza all’economia (e dagli USA al resto del mondo), abbattendo tutti i parametri macroeconomici fondamentali per il benessere in particolare delle classi lavoratrici e medie: a inizio 1932 la disoccupazione è vicina al 25% (considerando che allora lavoravano soprattutto gli uomini, la produzione industriale quasi dimezzata (-46%), i prezzi al consumo crollati (-32%, quelli agricoli fino al 60%), il commercio estero collassato (-70%). Per far fronte alla catastrofe, Roosevelt propose alla nazione un nuovo patto sociale, un “New Deal”.

    Nel 1940 Roosevelt rompe con la nobilissima tradizione inaugurata da George Washington stesso e si candida per un terzo mandato consecutivo, che poi vince a mani basse (anche se quello del 1940 è il minore dei suoi quattro trionfi elettorali). I secondi due mandati sono dominati dall’intervento nella Seconda Guerra Mondiale. Sul piano delle relazioni internazionali, l’Amministrazione Roosevelt si caratterizzò per un orientamento aperto nei confronti dell’URSS (riconosciuta già nel 1933) e crescente ostilità verso Germania nazista e Giappone imperiale.

    Roosevelt muore il 12 aprile 1945, quando ormai la vittoria in Europa come in Asia era già ampiamente in vista e le fondamenta del mondo futuro erano state gettate.

    A cura di Francesco De Leo. Montaggio di Silvio Farina.
    https://storiainpodcast.focus.it - Canale Personaggi
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    Franklin Delano Roosevelt nasce a Hyde Park, nello stato di New York, il 30 gennaio 1882. La sua è una famiglia molto benestante e influente politicamente, soprattutto dopo che un suo lontano parente, Theodore Roosevelt, serve come presidente tra il 1901 e il 1909. La sua educazione è di prim’ordine (Groton School, Harvard, Columbia). La sua carriera politica comincia presto: eletto nel senato statale di New York a 28 anni, diventa poi membro del gabinetto di Wilson come sottosegretario alla Marina, poi candidato vice-presidenziale di James Cox nel 1920 (dove verrà sonoramente battuto dal ticket repubblicano guidato da Warren Harding) e diventerà infine governatore dello stato di New York, il trampolino da cui si tufferà nella trionfale corsa presidenziale nel 1932.

    Quando Roosevelt diventa presidente, gli Stati Uniti vengono da una crisi economica devastante che si trascina da ben quattro anni. Originata dal crollo di Wall Street dell’ottobre 1929, la crisi si è trasferita dalla finanza all’economia (e dagli USA al resto del mondo), abbattendo tutti i parametri macroeconomici fondamentali per il benessere in particolare delle classi lavoratrici e medie: a inizio 1932 la disoccupazione è vicina al 25% (considerando che allora lavoravano soprattutto gli uomini, la produzione industriale quasi dimezzata (-46%), i prezzi al consumo crollati (-32%, quelli agricoli fino al 60%), il commercio estero collassato (-70%). Per far fronte alla catastrofe, Roosevelt propose alla nazione un nuovo patto sociale, un “New Deal”.

    Nel 1940 Roosevelt rompe con la nobilissima tradizione inaugurata da George Washington stesso e si candida per un terzo mandato consecutivo, che poi vince a mani basse (anche se quello del 1940 è il minore dei suoi quattro trionfi elettorali). I secondi due mandati sono dominati dall’intervento nella Seconda Guerra Mondiale. Sul piano delle relazioni internazionali, l’Amministrazione Roosevelt si caratterizzò per un orientamento aperto nei confronti dell’URSS (riconosciuta già nel 1933) e crescente ostilità verso Germania nazista e Giappone imperiale.

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    Franklin Delano Roosevelt nasce a Hyde Park, nello stato di New York, il 30 gennaio 1882. La sua è una famiglia molto benestante e influente politicamente, soprattutto dopo che un suo lontano parente, Theodore Roosevelt, serve come presidente tra il 1901 e il 1909. La sua educazione è di prim’ordine (Groton School, Harvard, Columbia). La sua carriera politica comincia presto: eletto nel senato statale di New York a 28 anni, diventa poi membro del gabinetto di Wilson come sottosegretario alla Marina, poi candidato vice-presidenziale di James Cox nel 1920 (dove verrà sonoramente battuto dal ticket repubblicano guidato da Warren Harding) e diventerà infine governatore dello stato di New York, il trampolino da cui si tufferà nella trionfale corsa presidenziale nel 1932.

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    Quando Roosevelt diventa presidente, gli Stati Uniti vengono da una crisi economica devastante che si trascina da ben quattro anni. Originata dal crollo di Wall Street dell’ottobre 1929, la crisi si è trasferita dalla finanza all’economia (e dagli USA al resto del mondo), abbattendo tutti i parametri macroeconomici fondamentali per il benessere in particolare delle classi lavoratrici e medie: a inizio 1932 la disoccupazione è vicina al 25% (considerando che allora lavoravano soprattutto gli uomini, la produzione industriale quasi dimezzata (-46%), i prezzi al consumo crollati (-32%, quelli agricoli fino al 60%), il commercio estero collassato (-70%). Per far fronte alla catastrofe, Roosevelt propose alla nazione un nuovo patto sociale, un “New Deal”.

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  • La nostra scoperta del Cosmo è stata più complicata di come ci viene raccontato di solito: non si è trattato solo di una progressione di teorie, esperimenti di laboratorio e dibattiti asettici fra scienziati in camice bianco, ma anche di lotta di sopravvivenza animale, evoluzione del corpo e del cervello, esplorazione della savana originaria, dei continenti e degli oceani, e infine di scontro di filosofie, religioni e superstizioni. Una storia della scoperta scientifica dovrebbe tener conto di tutti questi aspetti. E dovrebbe farlo partendo dalle fondamenta bio-sociali della nostra specie, se è vero, come ha detto il Premio Einstein Tullio Regge, che “l’essere umano è un prodotto dell’evoluzione darwiniana. La sua struttura mentale e le sue categorie logiche sono state influenzate dalla lotta per la sopravvivenza nella natura in cui si è evoluto. Conosciamo intuitivamente quelle leggi naturali e quelle regole matematiche che ci permettono di sopravvivere. Questa impostazione di fondo ci impone una visione sostanzialmente antropomorfa del mondo che ci circonda”. E questo ha continuato a valere anche quando abbiamo fatto nostri (con la mente) i pianeti, le stelle, le galassie, l’Universo e persino – ultima prospettiva, ancora controversa – gli infiniti Universi paralleli.
    Sulla base di anni di interviste a scienziati di varie discipline, inclusi diversi Premi Nobel, Luigi Grassia, giornalista e saggista, affronta questi e altri argomenti in questo podcast e nel libro Quell’osso di babbuino lanciato nell’Universo. Una storia per aneddoti di come abbiamo scoperto il Cosmo, Mimesis Edizioni, 2024.
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  • Il 10 giugno 1924 il deputato Giacomo Matteotti – segretario del Partito Socialista unitario – venne rapito e ucciso dalla polizia segreta fascista. Giampiero Buonomo, direttore dell’Archivio storico del Senato della Repubblica, in questo podcast racconta l’omicidio del nemico pubblico numero uno del fascismo, che segnerà l’inizio del regime dittatoriale di Mussolini in Italia.Già vittima di una feroce aggressione nel marzo 1921, il 30 maggio 1924 il deputato Matteotti firmò la sua condanna a morte con una durissima requisitoria pronunciata alla Camera sul sospetto di brogli elettorali durante le elezioni del 6 aprile 1924 (che portarono in Parlamento la futura dittatura di Mussolini con il 66,3% dei consensi). Dopo aver contestato pubblicamente la validità del voto, disse ai colleghi in maniera profetica: “Io il mio discorso l’ho fatto. Ora voi preparate il discorso funebre per me”.Aveva ragione. Pochi giorni dopo, il 10 giugno 1924, intorno alle 16.15, venne rapito dalla Ceka, la polizia segreta del regime istituita nel 1924, proprio mentre stava andando in Parlamento, dove avrebbe pronunciato un nuovo discorso alla Camera dei deputati per illustrare le sue indagini sulla corruzione del governo.Il deputato Giacomo Matteotti venne caricato a forza su un’auto e ucciso a pugnalate dalla squadra fascista capeggiata da Amerigo Dumini. Il cadavere, seppellito in una fossa a Quartarella, a pochi chilometri da Roma, fu ritrovato circa due mesi dopo l’omicidio, il 16 agosto 1924, dal brigadiere Ovidio Caratelli. Il delitto suscitò una profonda emozione in tutto il Paese e segnò la svolta verso la dittatura, compiuta poi con le leggi fascistissime del 1925-26. - La ceka fascista ed il discorso del 30 maggio (Prima parte) - La mostruosa provocazione e il piano delittuoso (Seconda parte) - Ciò che è andato storto (Terza parte)A cura di Francesco De Leo. Montaggio di Silvio Farina.https://storiainpodcast.focus.it - Canale Eventi e luoghi ------------Storia in Podcast di Focus si può ascoltare anche su Spotify http://bit.ly/VoceDellaStoria ed Apple Podcasts https://podcasts.apple.com/it/podcast/la-voce-della-storia/id1511551427.Siamo in tutte le edicole... ma anche qui:- Facebook: https://www.facebook.com/FocusStoria/- Grua mostruosa provocazione e il piano delittuosoppo Facebook Focus Storia Wars: https://www.facebook.com/groups/FocuStoriaWars/ (per appassionati di storia militare)- YouTube: https://www.youtube.com/user/focusitvideo- Twitter: https://twitter.com/focusstoria- Sito: https://www.focus.it/cultura
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  • Il 10 giugno 1924 il deputato Giacomo Matteotti – segretario del Partito Socialista unitario – venne rapito e ucciso dalla polizia segreta fascista. Giampiero Buonomo, direttore dell’Archivio storico del Senato della Repubblica, in questo podcast racconta l’omicidio del nemico pubblico numero uno del fascismo, che segnerà l’inizio del regime dittatoriale di Mussolini in Italia.Già vittima di una feroce aggressione nel marzo 1921, il 30 maggio 1924 il deputato Matteotti firmò la sua condanna a morte con una durissima requisitoria pronunciata alla Camera sul sospetto di brogli elettorali durante le elezioni del 6 aprile 1924 (che portarono in Parlamento la futura dittatura di Mussolini con il 66,3% dei consensi). Dopo aver contestato pubblicamente la validità del voto, disse ai colleghi in maniera profetica: “Io il mio discorso l’ho fatto. Ora voi preparate il discorso funebre per me”.Aveva ragione. Pochi giorni dopo, il 10 giugno 1924, intorno alle 16.15, venne rapito dalla Ceka, la polizia segreta del regime istituita nel 1924, proprio mentre stava andando in Parlamento, dove avrebbe pronunciato un nuovo discorso alla Camera dei deputati per illustrare le sue indagini sulla corruzione del governo.Il deputato Giacomo Matteotti venne caricato a forza su un’auto e ucciso a pugnalate dalla squadra fascista capeggiata da Amerigo Dumini. Il cadavere, seppellito in una fossa a Quartarella, a pochi chilometri da Roma, fu ritrovato circa due mesi dopo l’omicidio, il 16 agosto 1924, dal brigadiere Ovidio Caratelli. Il delitto suscitò una profonda emozione in tutto il Paese e segnò la svolta verso la dittatura, compiuta poi con le leggi fascistissime del 1925-26. - La ceka fascista ed il discorso del 30 maggio (Prima parte) - La mostruosa provocazione e il piano delittuoso (Seconda parte) - Ciò che è andato storto (Terza parte)A cura di Francesco De Leo. Montaggio di Silvio Farina.https://storiainpodcast.focus.it - Canale Eventi e luoghi ------------Storia in Podcast di Focus si può ascoltare anche su Spotify http://bit.ly/VoceDellaStoria ed Apple Podcasts https://podcasts.apple.com/it/podcast/la-voce-della-storia/id1511551427.Siamo in tutte le edicole... ma anche qui:- Facebook: https://www.facebook.com/FocusStoria/- Grua mostruosa provocazione e il piano delittuosoppo Facebook Focus Storia Wars: https://www.facebook.com/groups/FocuStoriaWars/ (per appassionati di storia militare)- YouTube: https://www.youtube.com/user/focusitvideo- Twitter: https://twitter.com/focusstoria- Sito: https://www.focus.it/cultura
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  • Il 10 giugno 1924 il deputato Giacomo Matteotti – segretario del Partito Socialista unitario – venne rapito e ucciso dalla polizia segreta fascista. Giampiero Buonomo, direttore dell’Archivio storico del Senato della Repubblica, in questo podcast racconta l’omicidio del nemico pubblico numero uno del fascismo, che segnerà l’inizio del regime dittatoriale di Mussolini in Italia.Già vittima di una feroce aggressione nel marzo 1921, il 30 maggio 1924 il deputato Matteotti firmò la sua condanna a morte con una durissima requisitoria pronunciata alla Camera sul sospetto di brogli elettorali durante le elezioni del 6 aprile 1924 (che portarono in Parlamento la futura dittatura di Mussolini con il 66,3% dei consensi). Dopo aver contestato pubblicamente la validità del voto, disse ai colleghi in maniera profetica: “Io il mio discorso l’ho fatto. Ora voi preparate il discorso funebre per me”.Aveva ragione. Pochi giorni dopo, il 10 giugno 1924, intorno alle 16.15, venne rapito dalla Ceka, la polizia segreta del regime istituita nel 1924, proprio mentre stava andando in Parlamento, dove avrebbe pronunciato un nuovo discorso alla Camera dei deputati per illustrare le sue indagini sulla corruzione del governo.Il deputato Giacomo Matteotti venne caricato a forza su un’auto e ucciso a pugnalate dalla squadra fascista capeggiata da Amerigo Dumini. Il cadavere, seppellito in una fossa a Quartarella, a pochi chilometri da Roma, fu ritrovato circa due mesi dopo l’omicidio, il 16 agosto 1924, dal brigadiere Ovidio Caratelli. Il delitto suscitò una profonda emozione in tutto il Paese e segnò la svolta verso la dittatura, compiuta poi con le leggi fascistissime del 1925-26. - La ceka fascista ed il discorso del 30 maggio (Prima parte) - La mostruosa provocazione e il piano delittuoso (Seconda parte) - Ciò che è andato storto (Terza parte)A cura di Francesco De Leo. Montaggio di Silvio Farina.https://storiainpodcast.focus.it - Canale Eventi e luoghi ------------Storia in Podcast di Focus si può ascoltare anche su Spotify http://bit.ly/VoceDellaStoria ed Apple Podcasts https://podcasts.apple.com/it/podcast/la-voce-della-storia/id1511551427.Siamo in tutte le edicole... ma anche qui:- Facebook: https://www.facebook.com/FocusStoria/- Grua mostruosa provocazione e il piano delittuosoppo Facebook Focus Storia Wars: https://www.facebook.com/groups/FocuStoriaWars/ (per appassionati di storia militare)- YouTube: https://www.youtube.com/user/focusitvideo- Twitter: https://twitter.com/focusstoria- Sito: https://www.focus.it/cultura
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  • In questo podcast, il professor Alberto Tonini, esperto di Storia e politica del Medio Oriente, traccialo stato dell’arte del conflitto israelo-palestinese, alla luce del terribile attacco di Hamas a Israelelo scorso 7/10/2023 e della reazione dello Stato di Israele per sconfiggere il movimento terrorista.Gli ultimi eventi, le cause, il contesto, la storia di una vicenda irrisolta a cui guarda la comunitàinternazionale.Alberto Tonini insegna Relazioni Internazionali presso il Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Università degli Studi di Firenze.https://storiainpodcast.focus.it - Canale Guerre e conflittiA cura di Francesco De Leo. Montaggio di Silvio Farina.------------Storia in Podcast di Focus si può ascoltare anche su Spotify http://bit.ly/VoceDellaStoria ed Apple Podcasts https://podcasts.apple.com/it/podcast/la-voce-della-storia/id1511551427.Siamo in tutte le edicole... ma anche qui:- Facebook: https://www.facebook.com/FocusStoria/- Gruppo Facebook Focus Storia Wars: https://www.facebook.com/groups/FocuStoriaWars/ (per appassionati di storia militare)- Youtube: https://www.youtube.com/user/focusitvideo- Twitter: https://twitter.com/focusstoria- Sito: https://www.focus.it/cultura
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  • Tredici presidenti – la vita, l’azione di governo, l’impatto che hanno avuto sull’America (e oltre) – raccontati in forma di una chiacchierata – non sempre seria. A fare le domande, Riccardo Alcaro, coordinatore delle ricerche dell’Istituto Affari Internazionali. Chi risponde è Mario Del Pero, illustre americanista e Professore di Storia Internazionale presso SciencesPo a Parigi.Quarta puntata dedicata ad Abraham Lincoln, 16° presidente degli Stati Uniti, in carica dal 4 marzo 1861 fino alla sua uccisione, avvenuta il 15 aprile del 1865.Il nome di Lincoln è inestricabilmente legato a due eventi di portata epocale, per gli Stati Uniti e non solo: la Guerra Civile (o meglio, la vittoria del Nord unionista sul Sud secessionista) e l’abolizione della schiavitù.Nato il 2 febbraio 1809 in Kentucky, è un autodidatta che viene da una famiglia povera. Si distinse in varie attività, dal commercio fluviale a -soprattutto – la pratica legale, oltre che ovviamente l’esperienza politica, in Illinois e federale. Com’è stato possibile per un uomo di risorse tanto limitate non solo fare una carriera politica, ma addirittura catturare la nomination repubblicana per le elezioni del 1860? Agli autori del podcast la risposta. A cura di Francesco De Leo. Montaggio di Silvio Farina.https://storiainpodcast.focus.it - Canale Personaggi------------Storia in Podcast di Focus si può ascoltare anche su Spotify http://bit.ly/VoceDellaStoria ed Apple Podcasts https://podcasts.apple.com/it/podcast/la-voce-della-storia/id1511551427.Siamo in tutte le edicole... ma anche qui:- Facebook: https://www.facebook.com/FocusStoria/- Gruppo Facebook Focus Storia Wars: https://www.facebook.com/groups/FocuStoriaWars/ (per appassionati di storia militare)- YouTube: https://www.youtube.com/user/focusitvideo- Twitter: https://twitter.com/focusstoria- Sito: https://www.focus.it/cultura
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  • Se n’è andato a quasi 87 anni Vittorio Emanuele di Savoia, figlio dell’ultimo re d’Italia, Umberto II, ma soprattutto figura controversa che ha attraversato quasi un secolo di storia, passando per l’esilio, il sogno del ritorno, i guai giudiziari, le contraddizioni, la mondanità e il grande amore, andando contro la sua stessa famiglia.“Alle ore 7.05 di questa mattina 3 febbraio 2024 sua altezza reale Vittorio Emanuele, duca di Savoia e Principe di Napoli, circondato dalla sua famiglia, si è serenamente spento in Ginevra” è stato l’annuncio ufficiale dato con una nota dalla ‘Real Casa di Savoia’.In questo podcast, il Prof. Aldo Alessandro Mola ricostruisce storicamente e istituzionalmente la figura di Vittorio Emanuele. L’importanza per Casa Savoia della nascita del Principe; il contesto storico; i rapporti tra l’utimo Re – Umberto II – e suo figlio; la questione della successione dinastica: questi i temi del podcast.Lo storico Aldo A. Mola si occupa da sempre di Monarchia e ha scritto recentemente per Bompiani “Vita di Vittorio Emanuele III”.A cura di Francesco De Leo. Montaggio di Silvio Farina.https://storiainpodcast.focus.it - Canale I Savoia------------Storia in Podcast di Focus si può ascoltare anche su Spotify http://bit.ly/VoceDellaStoria ed Apple Podcasts https://podcasts.apple.com/it/podcast/la-voce-della-storia/id1511551427.Siamo in tutte le edicole... ma anche qui:- Facebook: https://www.facebook.com/FocusStoria/- Gruppo Facebook Focus Storia Wars: https://www.facebook.com/groups/FocuStoriaWars/ (per appassionati di storia militare)- YouTube: https://www.youtube.com/user/focusitvideo- Twitter: https://twitter.com/focusstoria- Sito: https://www.focus.it/cultura
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  • Se n’è andato a quasi 87 anni Vittorio Emanuele di Savoia, figlio dell’ultimo re d’Italia, Umberto II, ma soprattutto figura controversa che ha attraversato quasi un secolo di storia, passando per l’esilio, il sogno del ritorno, i guai giudiziari, le contraddizioni, la mondanità e il grande amore, andando contro la sua stessa famiglia.“Alle ore 7.05 di questa mattina 3 febbraio 2024 sua altezza reale Vittorio Emanuele, duca di Savoia e Principe di Napoli, circondato dalla sua famiglia, si è serenamente spento in Ginevra” è stato l’annuncio ufficiale dato con una nota dalla ‘Real Casa di Savoia’.In questo podcast, il Prof. Aldo Alessandro Mola ricostruisce storicamente e istituzionalmente la figura di Vittorio Emanuele. L’importanza per Casa Savoia della nascita del Principe; il contesto storico; i rapporti tra l’utimo Re – Umberto II – e suo figlio; la questione della successione dinastica: questi i temi del podcast.Lo storico Aldo A. Mola si occupa da sempre di Monarchia e ha scritto recentemente per Bompiani “Vita di Vittorio Emanuele III”.A cura di Francesco De Leo. Montaggio di Silvio Farina.https://storiainpodcast.focus.it - Canale I Savoia------------Storia in Podcast di Focus si può ascoltare anche su Spotify http://bit.ly/VoceDellaStoria ed Apple Podcasts https://podcasts.apple.com/it/podcast/la-voce-della-storia/id1511551427.Siamo in tutte le edicole... ma anche qui:- Facebook: https://www.facebook.com/FocusStoria/- Gruppo Facebook Focus Storia Wars: https://www.facebook.com/groups/FocuStoriaWars/ (per appassionati di storia militare)- YouTube: https://www.youtube.com/user/focusitvideo- Twitter: https://twitter.com/focusstoria- Sito: https://www.focus.it/cultura
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  • Tredici presidenti – la vita, l’azione di governo, l’impatto che hanno avuto sull’America (e oltre) – raccontati in forma di una chiacchierata – non sempre seria. A fare le domande, Riccardo Alcaro, coordinatore delle ricerche dell’Istituto Affari Internazionali. Chi risponde è Mario Del Pero, illustre americanista e Professore di Storia Internazionale presso SciencesPo a Parigi.Terza puntata dedicata ad Andrew Jackson, 7° presidente degli Stati Uniti, in carica per due mandati dal 1829 al 1837.Jackson è il primo presidente della generazione successiva a quella dei padri fondatori. Ma prima ancora del sistema politico, la novità di Jackson rispetto ai presidenti padri fondatori – dopo Washington: Adams, Jefferson, Madison Monroe e Adams – sta nella sua biografia decisamente fuori dall’ordinario. Quella di Jackson è infatti una vita avventurosa, esterna al percorso formativo dei suoi predecessori e caratterizzata soprattutto dalla sua esperienza militare e dal modo in cui fece di questa il trampolino verso la politica – in modo non dissimile, direi, da quanto aveva fatto Washington.Andrew Jackson nasce nel 1767, prima dunque dell’indipendenza, in una delle due Caroline (lui sosteneva di essere originario della Carolina del Sud, ma secondo alcuni l’area in cui nacque apparteneva a quella del Nord), anche se poi finì per rappresentare il Tennessee nel senato federale. La sua famiglia, di origine scozzese e irlandese, gli garantisce una buona educazione. Orfano già all’età di 14 anni, dalla madre ereditò l’odio per gli inglesi e le loro istituzioni politiche (monarchia) e sociali (aristocrazia), ulteriormente rafforzato dalla guerra e dalla prigionia che ne seguì. Pur avendo partecipato come staffetta, giovanissimo, alla guerra di indipendenza, è in un’altra guerra che Jackson si conquistò i gradi militari, il favore del pubblico e infine l’attenzione della leadership politica, ovvero la guerra che gli Stati Uniti combatterono contro l’Impero britannico tra il 1812 e il 1815 e contro i nativi americani alleati dei britannici.Il prestigio conquistato nelle campagne militari proietta Jackson sulla scena politica, al punto da candidarsi alle presidenziali del 1824, una tornata elettorale che segna l’inizio della fine del primo sistema partitico, già peraltro in via di dissoluzione data la crescente irrilevanza dei Federalisti e le faide interne ai Democratici-Repubblicani. Grazie anche all’espansione del suffragio elettorale, Jackson ottiene la maggioranza relativa sia del voto popolare che del collegio elettorale, eppure la presidenza finisce al suo sfidante John Quincy Adams.La presidenza di Jackson è caratterizzata da due trionfi elettorali nel 1828 e ’32, il primo dei quali al termine di una campagna elettorale in cui Jackson è accusato di tutto (di essere un mulatto, uno schiavista, un assassino, uno stupratore di native americane, addirittura un cannibale), il che porta alla morte della moglie (accusata di adulterio; famose le parole di Jackson: “possa dio onnipotente perdonare i suoi assassini, come so che lei farebbe; perché io non potrò mai farlo”).Nonostante la sua avversione verso la centralizzazione federale, Jackson fu anche un deciso unionista – arrivando a minacciare un intervento armato contro la Carolina del Sud, rea di eccessivo autonomismo – e un espansionista – appoggiò la secessione dal Messico del Texas, che verrà poi annesso nella guerra messicana del presidente James Polk nella seconda metà degli anni ’40.https://storiainpodcast.focus.it - Canale PersonaggiA cura di Francesco De Leo. Montaggio di Silvio Farina.------------Storia in Podcast di Focus si può ascoltare anche su Spotify http://bit.ly/VoceDellaStoria ed Apple Podcasts https://podcasts.apple.com/it/podcast/la-voce-della-storia/id1511551427.Siamo in tutte le edicole... ma anche qui:- Facebook: https://www.facebook.com/FocusStoria/- Gruppo...
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