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Se ti è piaciuto questo podcast, ascolta anche ’Uno bianca - Il romanzo criminale dell’Emilia-Romagna’. Per sette anni sono stati protagonisti di 23 omicidi, rapine in banche, uffici postali e armerie, attacchi contro persone inermi, extracomunitari, nomadi. Per sette anni hanno colpito soprattutto in Emilia-Romagna, con qualche incursione nelle Marche. Poi la cattura e la sconvolgente scoperta: gli autori dei crimini sono quasi tutti poliziotti. Al vertice della banda, i fratelli Roberto, Fabio e Alberto Savi. Confessano di avere agito per soldi, ma è così? Davvero non hanno avuto appoggi, complicità e coperture? Oppure quei crimini, molti dei quali senza movente, nascondevano qualcos’altro? E perché questa vicenda è costellata di depistaggi? E perché non sono stati scoperti prima? Se ci sono altri complici e altri moventi, non ci troviamo forse davanti a ventitré delitti irrisolti? In otto puntate, Antonio Iovane ripercorre insieme a molti dei protagonisti quella sanguinosa catena di eventi, per suggerire nuove sconcertanti conclusioni. Â Â
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Il Vaticano, a sorpresa, ha accettato di aprire un’inchiesta sulla scomparsa di Emanuela, anche la Procura di Roma farà lo stesso mentre in Parlamento sarà una Commissione di indagine a cercare di fare luce sul caso. Qualcosa sembra muoversi. Le inchieste potrebbero approdare a qualcosa? La verità è vicina? Su questo i due autori del podcast, Antonio Iovane e Massimo Lugli, sembrano in disaccordo ma una cosa è certa: in quarant’anni sono stati in molti a speculare sulla scomparsa di una quindicenne vaticana
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Saknas det avsnitt?
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Emanuela Orlandi è la figlia di Giovanni Paolo II. Emanuela Orlandi è la moglie di Pietro Orlandi. Emanuela Orlandi vive sedata da quarant’anni. Sono tante le storie incredibili o ridicole attorno alla scomparsa della quindicenne vaticana: racconti di mitomani, gente in cerca di visibilità, di lucro, oppure semplicemente poco credibile. Ma spesso, in queste storie, si nascondono tentativi di depistaggio: chi è che non vuole che sia fatta luce sul caso Orlandi?
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Con un comunicato del 3 agosto 1983, firmato dal sedicente “Fronte Turkesh”, il nome di Emanuela viene associato a quello di un’altra ragazza, scomparsa un mese e mezzo prima di lei: Mirella Gregori. Massimo Lugli segue anche questa pista cercando di capire se tra le due sparizioni possa esserci davvero una correlazione. È così o si tratta due storie distinte?
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Una telefonata anonima alla trasmissione ’Chi l’ha visto?’, in cui si suggerisce di cercare Emanuela nella tomba del boss della Magliana, Enrico De Pedis, indebitamente sepolto nella Chiesa di Sant’Apollinare a Roma, inaugura la nuova pista: a rapire Emanuela Orlandi sarebbe stata la Banda della Magliana per ricattare il Vaticano e farsi restituire i soldi investiti nello Ior, la Banca Vaticana. A corroborare la pista anche la testimonianza di Sabrina Minardi, ex amante di De Pedis, che racconta alcuni risvolti sconcertanti. Massimo Lugli segue il filone ed è lì quando la polizia riesuma il cadavere del boss a Sant’Apollinare. Con tutto il suo scetticismo.
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Prende consistenza la pista internazionale: Ali Agca, che in tribunale si professa ’Gesò Cristo reincarnato’, parla e straparla fornendo agli investigatori piste contraddittorie e ritrattando piò volte. Intanto l’americano è a un passo dalla cattura, Massimo Lugli segue tutte le fasi, la polizia lo ha individuato e sta per prenderlo.
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Con l’appello del Papa per la liberazione di Emanuela nasce il caso Orlandi. I presunti rapitori si fanno avanti promettendo la liberazione della ragazza in cambio di quella del terrorista turco entro il 20 luglio. Protagonista della trattativa e’ un personaggio ribattezzato “l’americano“ per l’accento apparentemente anglosassone. Ma e’ stato davvero sequestrata, Emanuela? Per Massimo Lugli, che ha seguito diverse storie di sequestri, la pista del sequestro Orlandi ha qualcosa che non quadra.
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È il 1979 e in Turchia un giornalista progressista viene ucciso da un terrorista turco, appartenente alla formazione dei Lupi grigi, il suo nome è Ali Agca e due anni dopo sparerà al Papa. Catturato dichiarerà che i mandanti dell’attentato sono i servizi segreti bulgari. Il 29 luglio 1983, però, ci ripensa, sostiene che i servizi segreti bulgari non c’entrano nulla. Sono passati solo cinque giorni dalla scomparsa di Emanuela. Una coincidenza?“
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Il 22 giugno 1983 Emanuela Orlandi va a lezione di musica alla scuola di musica Tommaso Ludovico da Victoria, vicino a Piazza Navona, alla fine della lezione accompagna un’amica alla fermata dell’autobus. Da quel momento nessuno la vedrà piò. La famiglia Orlandi la cerca dappertutto, affigge migliaia di manifesti che mostrano ’la ragazza con la fascetta’. Lo zio della ragazza, Mario Meneguzzi, raggiunge anche la redazione di ’Paese sera’, racconta della nipote che non si trova e chiede che la notizia venga divulgata. Lì lavora Massimo Lugli che comincia a interessarsi al caso.“
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È la mattina del 23 giugno quando un uomo, Mario Meneguzzi, gira per le redazioni dei giornali romani. Spiega ai cronisti che la nipote, Emanuela Orlandi, cittadina vaticana, è scomparsa dal giorno precedente e chiede che la notizia sia pubblicata. Massimo Lugli ha ventotto anni e da otto lavora a ’Paese sera’ prima di passare a ’La Repubblica’. Si interessa a quella storia, parla con magistrati e poliziotti, si fa un’idea. Pochi giorni dopo, con l’appello di Giovanni Paolo II per la liberazione della quindicenne, nasce ’Il caso Orlandi’ ed Emanuela diventa la scomparsa piò famosa d’Italia. Dal 1983 Lugli ha seguito e vagliato tutte le piste possibili e parlato coi protagonisti di questa vicenda. Insieme ad Antonio Iovane ripercorre qui quarant’anni di indagini, depistaggi, ricerche, insabbiamenti e racconta cosa abbia significato occuparsi di cronaca nera nell’Italia criminale.
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