Avsnitt
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La morte di un figlio è qualcosa che la mente umana non riesce neanche a concepire, perché è contro natura. Purtroppo, però, a volte succede, ed è proprio quello che è capitato a Katharina Theil e Gianni Lattanzio, che hanno perso la loro bambina, Amelie, per un tumore. Nel corso della puntata raccontano come hanno vissuto la malattia, quanto Amelie sia stata curiosa fino alla fine, perché non le hanno mai nascosto cosa stava succedendo, e in che modo la scuola, gli amici e la comunità siano stati coinvolti in tutti i momenti del percorso. Un lutto che sembrava impossibile da affrontare si trasforma così in una lezione di vita. Nell’episodio ci sono anche la psicologa di VIDAS Francesca Brandolini e la filosofa e consulente pedagogica Laura Campanello.
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I modi per scoprire, all’improvviso, che una persona cara è morta sono molti, ma in tutti i casi ci si trova da un momento all’altro ad affrontare un buco, o addirittura una voragine. Cosa possiamo farcene di quel buco? Ha senso provare a riempirlo? È possibile farlo? Francesca Berardi cerca delle possibili risposte a queste domande con Michele Nicolardi, che ha perso suo figlio Paolo durante un'incidente di arrampicata. Michele, però, non è solo ad affrontare questo lutto: con lui c’è la sua compagna Nicoletta, conosciuta prima della morte di Paolo nei gruppi di auto mutuo aiuto che entrambi frequentavano dopo la morte dei rispettivi coniugi. Insieme parlano di pregiudizi, stereotipi, sensi di colpa e rimorsi, mentre il teologo Vito Mancuso Mancuso spiega perché è necessario prepararsi alla morte. All’episodio partecipa anche la psicologa di VIDAS Francesca Brandolini.
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Saknas det avsnitt?
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Attilio Valli ha 68 anni e un paio di anni fa gli è stata diagnostica la SLA, la sclerosi laterale amiotrofica. In questa puntata racconta come ha reagito alla notizia e come, con il passare del tempo, si è dovuto adeguare all’avanzare della malattia – senza però rinunciare a vivere il più possibile le sue giornate. La psicologa di VIDAS Francesca Brandolini spiega quante perdite devono affrontare quotidianamente non solo le persone che ricevono una diagnosi di malattia inguaribile, ma anche le loro famiglie e i caregiver. Condivide la sua esperienza di caregiver Francesca Favotto, giornalista ed esperta di comunicazione che si è presa cura del suo compagno per 14 anni, fino a quando lui è morto.
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Per sua natura l’essere umano dovrebbe essere attrezzato ad affrontare le perdite, che si tratti delle piccole separazioni che viviamo ogni giorno oppure della Perdita con la P maiuscola. Nella realtà, però, la questione è molto più complessa e delicata, e le nostre reazioni non dipendono solo dalle situazioni che ci troviamo a vivere ma anche da come la vita e le persone significative per noi ci hanno insegnato a stare nella perdita. Sabia Stanca, 22 anni, racconta come – insieme alla sua famiglia – sta affrontando la morte di uno dei suoi fratelli minori per malattia. Davide Sisto, filosofo, tanatologo ed esperto di culture digitali, invece parla di come le persone usano i social, l’intelligenza artificiale e, più in generale, la tecnologia per l’elaborazione di un lutto. Interviene anche la psicologa di VIDAS Francesca Brandolini.
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Questa è una serie dedicata a storie di chi si trova o si è trovato ad affrontare la morte. La giornalista Francesca Berardi incontra un uomo che sta facendo i conti con la sua fine, a causa di una malattia inguaribile. E poi parla con persone che hanno dovuto trovare la chiave per continuare a vivere dopo un lutto, a volte annunciato da una diagnosi, altre avvenuto all’improvviso. Alle puntate partecipano anche figure legate al mondo della filosofia, della teologia e della pedagogia, a cui si aggiunge sempre Francesca Brandolini, psicologa di VIDAS, organizzazione di volontariato che offre assistenza sociosanitaria a persone con patologie inguaribili e sostegno alle famiglie.