Avsnitt
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Ženja, Novikov e Vera vivono ciascuno un’autentica storia d’amore, non una storia sentimentale. Le loro vicende amorose si nutrono di un’emozione profonda che si genera non per un motivo specifico, ma per una nebulosa di motivi, non insensati ma così indeterminati che occorre un’altra logica per comprenderli, chissà … forse una logica quantistica!
Il testo è tratto dal saggio di Ferdinanda Cremascoli. Stalingrado. Il Polittico di Vasilij Grossman.
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I casi vissuti dai personaggi del racconto, oltre a narrare le loro vicende, e la morte di qualcuno di loro, esemplificano i diversi comportamenti, le diverse reazioni di ciascuno, nel momento della prova più dura, nel momento della morte vicina. Sono i casi di Varava, Natal'ja, Volodia, Marusja, Aleksandra, Sof'ja, ....
I brani sono tratti dal saggio di Ferdinanda Cremascoli. Stalingrado. Il Polittico di Vasilij Grossman.
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Saknas det avsnitt?
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Nel racconto della guerra due episodi in particolare emergono in ciascuna delle due parti del grande racconto, l’uno doppio dell’altro.
Il primo episodio della guerra in città è quello della stazione, narrato in "Stalingrado". Si tratta di uno dei fatti storici più drammatici della guerra tra le rovine della città su cui il romanzo innesta le gesta dei suoi personaggi, immaginando che alla stazione combattano gli uomini di Filiaškin tra cui, insieme a molti altri, si trovano Kovaliov, il giovane amico di Tolja, e Vavilov il kolchoziano.
Il secondo episodio della guerriglia cittadina è quello del civico Sei barra uno, narrato in "Vita e destino". Anche questo episodio lascia intravedere in trasparenza una vicenda storica, quella della “casa di Pavlov”, ma non solo: il Sei barra uno si trova vicino alla fabbrica Trattori ed è raso al suolo nell’attacco tedesco, che storicamente data al 14 ottobre. Il Sei barra uno rappresenta così, come la stazione, tutti i luoghi della città, edifici pubblici, case, vie, piazze in cui si combatté accanitamente per ogni piano, per ogni stanza, per ogni metro.
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La cronaca della guerra, dal luglio-agosto ‘42 al febbraio ‘43, fornisce il filo, lungo il quale il racconto può soffermarsi su singoli episodi di attacco, di contrattacco, di tregua, fino alla manovra finale di aggiramento delle forze tedesche che sono accerchiate e costrette alla resa. Nel racconto la cronaca crea l’ordito su cui si inserisce la trama delle vicende dei personaggi; la realtà storica è il mondo che ne determina le azioni.
L’impegno morale di questo romanzo nel raccontare la guerra è quello di far emergere il caos sudicio, trapuntato d’orrore, della guerra vera, che non è quella delle carte militari, bozzetti piatti in cui quote e altitudini fanno sparire valli e colline e fiumi. No. La guerra è fragore, è fumo, è odore di incendio, è coscienza della fragilità del corpo, è sangue che scorre copioso, è dolore senza fine.
Questo commento è tratto dal saggio di Ferdinanda Cremascoli, Stalingrado, il polittico di Vasilij Grossman. Il saggio in formato ePub è acquistabile da qualunque libreria on-line come Amazon o Apple o Kobo, o dove volete -
le pagine in cui si narra il passaggio del Volga sotto il fuoco nemico e la distruzione di una grande e ricca città come Stalingrado. La guerra è distruzione del lavoro di tanti esseri umani.
Potete vedere anche un video su YouTube https://youtu.be/eJVnaoSlEg8
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La triviale nefandezza della Shoah è legata anche all’organizzazione industriale pianificata che fu necessaria alla sua realizzazione. Al massacro presero parte in tanti, quelli direttamente coinvolti nella strage, e quelli che collaborarono, senza farsi domande, indirettamente con la loro opera di ferrovieri, di tecnici, di progettisti.
Perché è accaduto che così tanti esseri umani si lasciarono coinvolgere? perché non rifiutarono di collaborare alla strage? -
Sul treno dove si trovano Nataša e il ragionier Rozenberg, insieme a tanti altri, c’è anche Sof’ja Osipovna, l’amica di Aleksandra Vladimirovna. È stata presa prigioniera a Stalingrado, una notte d’agosto, dopo il bombardamento. Il tratto più vero di Sof’ja è nella sua indignazione morale verso ciò che accade: la guerra prima, il treno e il gas dopo. Davanti alle rovine della città è furiosa. La sorte di Sof’ja è quella di tutti gli ebrei in mano ai nazisti: il treno diretto al gas (VD, I, 43). Nel vagone piombato è buio pesto, un intenso fetore si sprigiona all’interno e Sof’ja ode pianti, gemiti, parole e inflessioni dimenticate dall’infanzia; ripensa così alla sua vita passata, e si rende conto che ne ha quasi perso il ricordo e la consapevolezza. Sul treno c'è anche David, un bambino di Mosca che era in vacanza dalla nonna, quando sono arrivati i tedeschi...
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Le vittime della fossa. Nataša scaraventata lago e il ragionier Rozenberg, brenner che tiene il conto delle vittime. Improvvisamente all’odore marcio del bosco si sovrappone un’altra puzza, fetida che costringe il kapò ad allontanarsi sputando e i brenner a legare su bocca e naso degli stracci ... ed ecco i corpi: un vecchietto, una mamma coi suoi tre bambini, tante giovani donne. L’orrore non ha fine, e i brenner tirano fuori tutti questi cadaveri con ganci e corde, e finiscono la pira: scavano le canaline dell’aria, sopra mettono la legna secca, poi i ceppi di rovere, poi i corpi più ossuti vicini ai corpi di donna, che bruciano meglio, poi altra legna, poi i corpi degli uomini, altra legna, e i pezzi sparsi dei corpi.
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All’inizio c’è il ghetto. Nelle Repubbliche baltiche, in Bielorussia, in Ucraina già nei primi giorni del luglio 1941 arrivano i carri armati tedeschi e dietro a loro le forze speciali incaricate di radunare tutta la popolazione ebraica nei ghetti e di procedere allo sterminio.
Anna, la madre del professor Štrum, è medico oculista, vive e lavora in Ucraina. Ed è lei che racconta l’arrivo dei tedeschi nella sua città, in una lunga, terribile, ultima lettera che giunge a suo figlio a Mosca attraverso mille traversie. La lettera di Anna è il filo rosso di sangue che percorre la trama complessa delle storie crudeli narrate nel polittico di Vasilij Grossman. -
La narrazione della Shoah si dipana tra la cronaca del processo di assassinio e la riflessione sul non senso dell’accaduto; tra l’acribia nella ricerca delle cause e la natura sfuggente del fatto.
Il racconto ricostruisce lo sterminio con una precisione ed un’esattezza, che nei decenni successivi troverà conferma nelle più importanti ricerche storiche. Del resto Vasilij Grossman fu anche storico della Shoah come autore con Il’ja Erenburg del Libro nero. Il genocidio nazista nei territori sovietici 1941-1945.
L’accuratezza narrativa è originata da una fortissima motivazione morale: la ricerca assidua del modo di dire ciò che è impossibile dire. L’accaduto non è semplicemente crudele, non è semplicemente disumano, va oltre. Parlarne significa soffocare nel veleno delle camere a gas. E tuttavia è tale l’abominio che parlarne si deve. Lo strumento che questo racconto si dà per poter dire l’indicibile è l’analisi scrupolosamente precisa di ogni dettaglio anche minimo dell’accaduto. -
Il generale Erëmenko capo supremo del fronte di Stalingrado alla vigilia della controffensiva convoca il comandante del corpo dei blindati, il colonnello Pëtr Pavlovič Novikov, che si presenta accompagnato dal commissario politico Getmanov e dal generale Neudobnov, che, situazione eccezionale causata dalla guerra, è sottoposto a Novikov. Mentre scambiano qualche parola, Getmanov e Neudobnov trovano il modo di far sapere al generale di avere relazione con alti personaggi della nomenklatura. Al momento del congedo Erëmenko richiama indietro Novikov e gli dice: «Quello ha lavorato con Chruščëv, quell’altro con Tician Petrovič, ma tu, figlio di buona donna, tu sei soldato fino al midollo. Tienilo a mente, perché ce li guidi tu, a sfondare, i carri armati»
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Pannelli di sinistra. La potenza della parola narrativa. Qui un esempio nel racconto di cosa sia una duello tra aerei
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Pannelli di sinistra. Persone ordinarie, imprese straordinarie. Tolja, il figlio di Ljudmila. e Viktorov, il fidanzato di Vera, sono due dei tanti giovanissimi caduti nella guerra. Il loro sacrificio individuale si dimentica presto. Ma non nel polittico di Vasilij Grossman che restituisce un nome ai morti, restituisce loro una storia, restituisce loro un’identità.
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Pannelli di sinistra. Un giovane, il nipote di Aleksandra Vladimirovna, e un vecchio, il falegname Poliakov. In "Vita e destino" sono asserragliati (e assediati) insieme al 6/1 e il lettore non sa cosa sia stato di loro. Certo non sono morti al 6/1. Ma la loro avventura, come quella di Čenkov, l'artigliere che denuncia Grekov al partito, inizia nelle trincee che nel luglio 1942 tentano disperatamente di difendere Stalingrado sulla riva destra del Volga.
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Pannelli di sinistra. La figura del maggiore Berëzkin compare in "Vita e destino" quando è a Stalingrado in trincea accanto al Sei barra Uno e alla Fabbrica Trattori. Ma in "per una giusta causa" è narrato come sia arrivato a Stalingrado, e cosa gli sia successo al momento dello scoppio della guerra. Il prequel narra anche la storia di questo grande personaggio, narra il suo carattere e il suo aspetto, ci fa conoscere infine la sua famiglia, sua moglie Tamara e Ljuba e Slava.
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Cuspide destra. Il lettore che ha amato i personaggi di Vita e destino vorrebbe saperne di più sulla loro sorte, ma il finale del romanzo è, come in molte grandi opere, aperto. Tuttavia al lettore curioso interessano di solito anche gli antefatti dei personaggi che ama. Ebbene, Italianacontemporanea.org vi racconta i fatti principali che riguardano vicende dei nostri eroi.
Questo pannello del nostro polittico si trova nella cuspide destra, dove sono narrate le storie di quattro bolscevichi e un cekista.
Dopo aver seguito le vicende di Dmitrj, di Abarčuk, di Mostovskoj, ora tocca a Krymov, il bolscevico emarginato prima e arrestato dopo come "deviazionista di destra", "trozkista". È il racconto del doloroso percorso di comprensione della realtà politica dell'Unione Sovietica, che Krymov compie, scoprendo così una patria disperatamente lontana dagli ideali dei bolscevichi che rovesciarono lo zar. -
Cuspide destra. Coetaneo e compagno di Lenin, Mostovskoj vive una vita movimentata e votata alla rivoluzione: sotto lo zar patisce la sua parte di prigione e di Siberia, d’esilio a Londra e a Ginevra, di privazioni, di persecuzioni, di clandestinità. Poi finalmente la rivoluzione, e gli anni immediatamente successivi di fatica estenuante per costruire la nuova repubblica sovietica. Ma negli anni Trenta è via via emarginato. Mostovskoj non condivide il nuovo corso del partito. Ritiene sbagliato il potere assoluto di Stalin, è angustiato dai processi sanguinosi contro l’opposizione, è sgomento di fronte alle cose tremende accadute prima della guerra. Ma la sua convinzione profonda è di non poter, anzi di non dover osteggiare l’azione del partito, pena l’intralcio all’opera stessa di Lenin, un’opera storica grandiosa, cui ha dedicato tutta la sua vita.
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Cuspide destra. Magro, dalle labbra sottili, vestito di una giacca di cuoio sdrucita, Abarčuk è un lavoratore instancabile, dorme poche ore a notte, partecipa intensamente alla vita studentesca, tiene conferenze meticolosamente preparate, visita gli studenti malati in ospedale, versa la sua borsa di studio alla cellula dell’organizzazione internazionale che aiuta gli operai stranieri; malato per un inizio di tubercolosi, cede il suo buono di viaggio per Yalta ad uno studente malato anche lui. Ma è implacabile con chi non è come lui.
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Cuspide destra. A quattro figure di bolscevichi e alle loro storie il polittico di Vasilij Grossman dedica molto spazio, perché sono vicende esemplari del costituirsi del partito nuovo sul finire degli anni Venti e negli anni Trenta. I bolscevichi che fecero la rivoluzione sono emarginati, messi sotto accusa, imprigionati e deportati o condannati a morte, come “rei confessi” dice invariabilmente l’accusa, ma le confessioni sono ottenute con la tortura. La famiglia Šapošnikov, che condivide la propria sorte con quella di tantissime altre famiglie, è coinvolta in questo processo di repressione sanguinosa e di condanne, a morte o al lager. Dmitrij il figlio di Aleksandra, Abarčuk l’ex marito di Ljudmila, Mostovskoj l’amico di una vita di Aleksandra, e Krymov marito di Ženja, hanno storie molto diverse, perché diverso è il carattere di ciascuno, ma identica è la loro fine.
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Pannelli di destra. Il professor Štrum è personaggio centrale nel lungo racconto di Stalingrado, perché attraverso la sua vicenda il romanzo narra un’altra porzione del popolo sovietico, non un contadino, non un operaio o un minatore, ma uno scienziato, un fisico nucleare. La sua condizione è agiata, studia, si interroga sul rapporto tra teoria e prassi, Ha un maestro straordinario, il professor Čepyžin, cui somiglia molto. È un grande ricercatore, ma la sua vita è trapassata dal profondo dolore della guerra, una sofferenza continua, senza sollievo: sua madre è assassinata come tutti gli ebrei dei territori occupati ai bordi di una fossa...
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