Avsnitt
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Perché Pasolini è andato fino all'Idroscalo di Ostia? Per consumare un semplice rapporto clandestino? Perché aspettava qualcuno? E chi? Dovevano restituirgli le bobine?E poi chi è Pino Pelosi? Si conoscevano da tempo o si sono conosciuti proprio quella sera? Tante domande che però a distanza di anni, tanti anni, non hanno ancora trovato una risposta. Ancora non sappiamo chi ha ucciso,il 2 novembre 1975, là a Ostia, Pier Pasolini.
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È il 7 maggio del 2005, su rai tre va in onda la trasmissione Onda sul giallo. Franca Leosini intervista Giuseppe Pelosi, dopo molto tempo, trent'anni, e la prima cosa che dice ai milioni di spettatori in diretta è che lui è innocente. Lui non ha ucciso Pasolini. Lui ha vissuto 30 anni di terrore ma adesso non ne può più, adesso si vuole liberare di questo peso, e adesso racconta di un piano, di altre persone coinvolte, racconta che lui si è preso la colpa per altre persone, tre persone. E tutto torna in discussione.
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Saknas det avsnitt?
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Ostia, 2 novembre 1975. Una vettura sportiva sta sfrecciando a tutta velocità e contromano sul lungomare Duilio di Ostia. I carabinieri la seguiranno per un po' prima di fermarla, qui scopriranno che a bordo c'è un ragazzino, un minorenne, dal corpo gracile e i capelli riccioluti, un ragazzo conosciuto come Pino la Rana ma che in realtà un nome e un cognome lo ha. Un ragazzo che non ha ovviamente la patente per guidare e chi di lì a poco al suo compagno di cella, Giuseppe Pelosi, questo il suo nome e cognome, dirà "ho fatto un casino, ho appena ucciso Pier Paolo Pasolini".
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Ostia, 2 novembre 1975 , la macchina è ferma, l'odore di salsedine arriva fin dentro, i lampioni non ci sono più e il vento è l'unico rumore che copre tutto il mondo, fatto di baracche, porte di alluminio e ghisa sparsa. I due sono in mezzo a tutto quel buio, a tutto quel silenzio, a 40 minuti da Roma. PierPaolo ora sa solo che può toccare la coscia di Pino, sa che può levarsi serenamente gli occhiali, tanto c'è poco da vedere, sa che può sganciarli le mutande e sa che avere il suo rapporto orale. Lui sa, eppure a pochi metri da loro sta per arrivare un'ombra, un'ombra che cambierà gli equilibri in quella macchina, un'ombra che forse Pasolini non poteva proprio sapere che sarebbe arrivata.
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Roma, 2 novembre 1975, mezzanotte e mezzo. Pasolini e Pino escono dall'osteria il Biondo Tevere. Lungo la strada si fermano a fare benzina poi ripartono nella notte, tarda notte, lungo una strada buia che conduce all'idroscalo di ostia, fra baracche e fango. Vittima e carnefice sono dentro ma non è ancora chiaro chi sia cosa.
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Roma, 1 novembre 1975, piazza dei cinquecento. Pasolini ferma la sua macchina accanto a quattro ragazzi all'altezza del cinema Gambrinus. Fra questi ce n'è uno, si chiama Giuseppe Pelosi, ma tutti lo conoscono come Pino la rana. Pasolini abbassa il finestrino e gli chiede se vuole fare un giro. I due si dirigono verso una trattoria, il Biondo Tevere. Pino è un ragazzo semplice, di borgata. Sa che quella notte può fare qualche soldo facile con quel signore e se può avere anche la pancia pieno è meglio ancora. Poi la macchina riparte e si dirige verso Ostia...
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Roma 2 novembre 1975, sono quasi le 23 di sera quando Pasolini esce dal ristorante Pomidoro dove ha appena cenato con Ninetto Davoli, la moglie e i due figli. Non torna a casa, no, anzi prende la macchina e se ne va vicino alla Stazione Termini, in piazza cinquecento, qui inizia a guardare, a cercare fra i marciapiedi e i portici quei ragazzi di vita che ha descritto nei suoi film e con cui, pagandoli, intrattiene rapporti fugaci e intensi. Per questa sua diversità Pasolini è sempre stato allontanato dalla politica, dalla società, dai benpensanti, accusato, deriso, calunniato come a San Felice Circeo, il 18 novembre 1961.
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Roma 2 novembre 1975 Pasolini parla e scava. Scava nelle coscienze, scava nelle parole, interroga, provoca, condanna, davanti a lui un giornalista, Furio Colombo, che scrive tutto. Pier Paolo dice che la società è cattiva, che sente la morte vicino, che siamo tutti in pericolo. Sono le 18, è buio, l'articolo è finito. Colombo se ne va, Pasolini è stremato, sa con quelle parole di essere andato a fondo, di aver scavato una fossa, la sua fossa, come suo fratello anni prima, lassù, a Porzus.
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Milano 2 marzo 2010 un uomo con occhiali, bretelle, un'aria sorniona in faccia e una carta d'identità con su scritto Marcello Dell'Utri, esclama davanti ad una annoiata conferenza che lui ha fra le mani le pagine di un capitolo che risultava da anni essere scomparso, forse rubato, il capitolo di un libro pesante e sporco come il Petrolio. Lui ha quel capitolo scomparso da 35 anni, Appunto 21, Lampi sull'Eni. L'ultima opera di quel poeta visionario e provocatore ritrovato sfigurato e distrutto, il 2 novembre 1975, su un fangoso campo da calcio sul lungomare di Ostia. Il corpo di Pier Paolo Pasolini.
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Pier Paolo Pasolini è stato senza dubbio uno dei più influenti intellettuali italiani del dopoguerra. Il suo omicidio venne presto etichettato come un delitto di borgata quando forse, quel massacro all'idroscalo di Ostia, cela qualcosa di ben più grande. In due linee temporali vengono raccontate la vita e la morte di Pier Paolo Pasolini. Due fili rossi che passo dopo passo si legheranno in quell'oltima, feroce, notte di Novembre del 1975.
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