Avsnitt

  • “Mi fai cringiare”, “Questa scena è cringe”… Negli ultimi anni questo termine, cringe, ha conquistato prepotentemente spazio nel nostro vocabolario, quello dei social e anche della televisione, tanto che l’Accademia della Crusca lo ha inserito nel 2020 nell’elenco di “parole nuove”. Ma che cosa significa e, soprattutto, perché ci fa ridere? E in che modo si sono evoluti trash e non-sense nel mondo dell’intrattenimento, dall’inizio dei cinepanettoni all’esplosione della comicità di Valerio Lundini?

    Ne abbiamo parlato con Gabriele Ferraresi (giornalista e scrittore), Marco Maccarini (conduttore radio-televisivo) e Luca Ravenna (comico, tra i partecipanti al format tv “LOL”).

  • Dopo tanto tempo passato a scrollare, mandare emoticon, premere like sotto i post, abbiamo sentito la necessità di tornare a comunicare come si faceva una volta: parlando. Clubhouse, la piattaforma esplosa durante la pandemia, si basa proprio sulla voce e sta influenzando il nostro modo di dialogare, com’è accaduto finora con Facebook, Instagram e Whatsapp.
    Ma come parliamo quando abbiamo lo smartphone in mano? Senza rendercene conto, ormai da tempo utilizziamo il vocabolario dei social media, che hanno introdotto una terminologia specifica: dal primo Usenet a TikTok, passando per i forum degli Anni 90 e i poke su Facebook, il web condiziona la nostra lingua tanto quanto la nostra lingua, nel web, mostra la sua creatività e la sua flessibilità. Anche se di fatto non possiamo dire che esiste una “lingua della rete”, quando parliamo sui social utilizziamo un e-taliano, cioè un italiano scritto informale, in continua evoluzione, che ha modificato anche il nostro approccio con i consumi, con la pubblicità e con alcuni servizi essenziali, come quelli finanziari.

    Ne abbiamo parlato con Marta Basso (imprenditrice e co-founder di generation.warriors,
    fondatrice di uno dei più numerosi gruppi italiani su Clubhouse), Alice Avallone (coordinatrice del College Digital Storytelling della Scuola Holden e ricercatrice in etnografia digitale), Gianluca Diegoli (esperto di marketing digitale ed e-commerce) e Massimo Cotugno (social media e community manager di N26).

    Questo podcast è prodotto con il sostegno di N26, la banca per lo smartphone https://n26.com/it-it/

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  • Il termine cisgender è entrato nel vocabolario Devoto-Oli solo nel 2020, a cinque anni di distanza dal suo inserimento nell’Oxford Dictionary tra le parole nuove. Recuperato il ritardo, indica anche in italiano qualcuno la cui identità di genere corrisponde al sesso biologico. E come queer, gender-fluid, non binary, LGBTQIA+, racconta in che modo, oggi, parliamo di identità e di sessualità: un modo profondamente diverso rispetto solo a pochi anni fa, quando era abituale usare espressioni offensive come “invertiti” o “terzo sesso”, prima dell’avvento di “capovolti” (un termine inventato da Gio Stajano) o “gay” (eco dei moti di Stonewall) e della nascita del Movimento Fuori.

    L’evoluzione di questi tempi, però, è avvenuta non senza difficoltà e incomprensioni, che nascono dall’incapacità di pensare un mondo privo di confini, "fluido". Un aggettivo che le ultime generazioni, in particolare la Generazione Z, rivendica come proprio, sfidando il significato e i tradizionali vincoli di genere.

    Ne abbiamo parlato con: Jonathan Bazzi, scrittore, finalista al Premio Strega 2020 con "Febbre"; Vittoria Paglino, regista e documentarista, autrice di un progetto visivo su Instagram che tenta di analizzare il linguaggio intorno ad amore e sesso; e Dario Alì, direttore di Kabul Magazine.

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  • "Zoombombing" e "hate speech" sono le nuove parole che identificano il discorso d’odio, fuori e dentro la Rete. Insulti e offese fanno da sempre parte della storia dell’uomo e le parolacce non si sono poi così tanto evolute rispetto ai tempi di Dante: alcune hanno acquisito nuovi significati, altre invece sono un lontano ricordo. Ma che cosa sappiamo dell’odio, veramente? E di che cosa sono fatti, oggi, gli insulti che ci scambiamo sui social?

    Ne abbiamo parlato con:
    Giulia Blasi, giornalista e scrittrice molto attiva online, vittima di zoombombing durante un seminario dell'Università di Perugia nel dicembre 2020;
    Massimo Arcangeli, critico letterario, ordinario di Linguistica italiana presso l’Università di Cagliari e garante per l’Italianistica nella Repubblica Slovacca;
    Federico Faloppa, docente di Storia della Lingua italiana e Sociolinguistica nel Dipartimento di Languages and Cultures dell’Università di Reading.

    Questo podcast è prodotto con il sostegno di N26, la banca per lo smartphone https://n26.com/it-it/

  • Società e parole intrattengono una relazione stabile e lunghissima: i vocaboli che utilizziamo condizionano il modo stesso in cui vediamo il mondo e viceversa. Prendete hate speech, cisgender, queer, cringe, boomer: nei quattro episodi di questa nuova serie di podcast Beatrice Cristalli, linguista, e Luigi Lupo, giornalista, cercheranno di capire da dove nascono questi termini e in che modo rappresentano, o influenzano, la cultura, il costume, il lavoro, la tecnologia, la musica. In altre parole: il nostro modo di vivere.

    Con loro, molti ospiti importanti: Dario Alì, Massimo Arcangeli, Alice Avallone, Marta Basso, Jonathan Bazzi, Giulia Blasi, Massimo Cotugno, Gianluca Diegoli, Federico Faloppa, Gabriele Ferraresi, Marco Maccarini, Vittoria Paglino, Luca Ravenna.

    La serie è prodotta da Piano P con il sostegno di N26, la banca per smartphone (https://n26.com/it-it/).
    Dal 15 settembre, per quattro mercoledì.