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La (ri)scoperta del Purgatorio. Tre buone ragioni per aggiornare la biblioteca su Dante. Recensione di Ferdinanda Cremascoli su Rivolti al monte. Studi sul Purgatorio dantesco, a cura di Gandolfo Cascio.
Ma non è stato detto tutto quel che si può dire sulla Commedia? Sì, forse! Ma un classico, si sa, non finisce mai di dire ciò che deve dire, e questa raccolta di saggi dimostra che gli studiosi di Dante hanno orecchie attente e pronte a cogliere i suggerimenti che il testo discretamente offre.
Su ItalianaContemporanea questa recensione è rubricata nella pagina “Dante ad alta voce“. Sul sito www.italianacontemporanea.org nell'articolo della recensione è riportato il disegno di Botticelli citato.
Il file audio è inserito nel podcast curato da ItalianaContemporanea Dante in podcast e ne costituice la puntata n. 45
Il commento musicale è "Running Waters" di Jason Show, audionautix.com, a cui va un sentito ringraziamento. -
Il rilievo che nel testo è accordato alle indicazioni temporali segnala che nel racconto dantesco il tempo ha un profondo significato simbolico, che, lungi dall'essere affievolito, è molto chiaro anche se si preferisce datare la morte di Cristo secondo un'altra tradizione medievale, quella che fissa l'anniversario al 25 marzo, indipendentemente dalle celebrazioni liturgiche pasquali che di anno in anno variano tra la fine di marzo e la fine di aprile.
Tale tradizione fa coincidere la data della morte di Cristo con il giorno della sua incarnazione, cioè dell'annunciazione a Maria. Dunque Cristo muore nel giorno del suo trentaquattresimo compleanno, se si contano gli anni dal concepimento e non dalla nascita. -
Saknas det avsnitt?
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Ci sono tre passi del poema in cui la paura di Dante si manifesta associata all'idea del tremito e della vergogna. Questo accade all'inizio della discesa all'inferno. Accade ancora all'ingresso dell'ottavo cerchio, al quale si può scendere solo in groppa a Gerione. Infine il tema narrativo della paura, associata al tremore e alla vergogna torna all'ingresso del paradiso terrestre. "Vergognarsi" e "tremare" sono due stilemi propri della Vita nova. Dante li ripropone nella Commedia e in momenti così significativi del suo viaggio proprio per segnalare al lettore la continuità della sua esperienza etica (e letteraria), ma nello stesso tempo anche il suo superamento.
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Il protagonista della storia narrata nella Commedia è un personaggio che si chiama Dante. Il suo carattere si evolve nel corso della storia, dall’individuo “pien di sonno” che si perde nella selva, all’uomo “ardito” e “franco” che dal suo viaggio impara. Non da solo. Ha bisogno infatti di guida.
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Dante fonde nella Commedia due generi letterari: quello della letteratura di viaggio e quello della letteratura delle "visioni". S'è osservato che ostacoli e impedimenti sono motivi narrativi propri dei racconti di avventura. Nella letteratura delle "visioni" non compare il motivo dell'ostacolo, ma compare quello della guida. Anche nella Commedia, un viaggio oltremondano, non poteva mancare il personaggio guida che però qui si sdoppia, anzi si moltiplica: le guide sono due e a ciascuna si affianca un altro personaggio che ne completa il senso simbolico. Le principali guide di Dante sono Virgilio e Beatrice, affiancate rispettivamente da Stazio e Bernardo.
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Proprio perché Dante pensa che la letteratura o è maestra di verità e giustizia o non è, proprio perché tale è la sua convinzione, Dante affronta nella Commedia la discussione sulla letteratura di tutti i tempi.
Il confronto con le opere antiche e quelle in volgare dei poeti della generazione precedente o che addirittura hanno condiviso con Dante un tratto del suo percorso espressivo ha la funzione di mettere a fuoco per il lettore la nuova poetica originale ed ambiziosa della Commedia -
Nella Commedia infine ha uno spazio di grande rilievo la riflessione sul senso dell’attività letteraria: quali debbano essere i suoi contenuti, quale scopo essa debba perseguire, a quale pubblico debba rivolgersi, quali mezzi espressivi debba impiegare, e infine che rapporti il letterato debba avere con i potenti.
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nella Commedia la teoria linguistica di Dante si è modificata rispetto alle tesi del De vulgari eloquentia. Quel trattato delinea un storia delle lingua umane ed una teoria degli stili che segue i dettami della retorica antica. Le lingua umane hanno perduto per castigo divino il principio ordinatore che le rende universali. Il latino non è una lingua storica, soggetta alle variazioni dell'uso, ma una lingua artificiale inventata dai dotti per superare la confusione, sicché il latino è una lingua perfetta. Nella Commedia sembra invece farsi strada una correzione di questa teoria linguistica e stilistica.
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Subito dopo aver incontrato Stazio nella quinta cornice del Purgatorio, Dante e Virgilio accompagnati da Stazio stesso, incontrano sulla sesta cornice dapprima Forese Donati, poi Bonagiunta Orbicciani, entrambi puniti per il peccato della gola. Ma è sulla settima balza della montagna che avvengono gli incontri più significativi con i poeti volgari, con Guido Guinizelli e Arnaut Daniel, che si purgano dalla lussuria.
Tutti questi poeti rappresentano tutte le correnti poetiche duecentesche: la poesia comica (Forese), quella prestilnovista (Bonagiunta), quella stilnovista (Guinizelli; con Cavalcanti i conti son stati fatti nel decimo canto dell'Inferno ), quella provenzale. -
C’è poi uno stretto rapporto nel pensiero di Dante tra le problematiche filosofiche e quelle politiche. La duplice natura dell’uomo, corruttibile e incorruttibile, fa sì che duplici siano anche i fini dell’uomo: la beatitudine terrena e quella eterna. Dunque gli uomini hanno bisogno di una duplice guida, conformemente al duplice fine, cui le sue due nature tendono: il sommo pontefice, che lo conduce verso la vita eterna per mezzo delle dottrine rivelate, e l’imperatore, che lo guida alla felicità temporale, per mezzo degli insegnamenti della filosofia.
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L’ordinamento del cosmo, il rapporto tra la terra e il cielo, tra la ragione umana e la fede, il libero arbitrio umano sono i temi filosofici centrali della Commedia. C’è poi uno stretto rapporto nel pensiero di Dante tra le problematiche filosofiche e quelle politiche. La duplice natura dell’uomo, corruttibile e incorruttibile, fa sì che duplici siano anche i fini dell’uomo: la beatitudine terrena e quella eterna. Dunque gli uomini hanno bisogno di una duplice guida, conformemente al duplice fine, cui le sue due nature tendono: il sommo pontefice, che lo conduce verso la vita eterna per mezzo delle dottrine rivelate, e l’imperatore, che lo guida alla felicità temporale, per mezzo degli insegnamenti della filosofia. Nella Commedia infine ha uno spazio di grande rilievo la riflessione sul senso dell’attività letteraria: quali debbano essere i suoi contenuti, quale scopo essa debba perseguire, a quale pubblico debba rivolgersi, quali mezzi espressivi debba impiegare, e infine che rapporti il letterato debba avere con i potenti.
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Seconda parte della conferenza sul realismo nella Commedia. Dopo aver esaminato le caratteristiche del racconto fantastico, sono analizzati ora gli squarci di realtà che il racconto offre e se ne dà una motivazione.
Potete vedere anche il video a partire dal sabato 14 maggio sul canale YouTube di Ferdinanda Cremascoli. -
Il trattato latino in tre libri sulla monarchia universale, ossia sull'impero, è riconducibile al clima di scontro polemico che oppose a più riprese tra XIII e XIV secolo i sostenitori della teocrazia e gli anticurialisti al servizio dell'Imperatore e del re di Francia che difendevano invece l'indipendenza del potere laico da quello religioso e sostenevano i diritti dell'Imperatore o anche i diritti delle monarchie nazionali allora nascenti.
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Dante confronta la lingua volgare e quella che chiama lingua “grammaticale” . La prima è naturale, è patrimonio di tutti, è d'uso comune, s'apprende spontaneamente da bambini, è priva di codifica e regolarità, di qui la sua variabilità che sarà oggetto di descrizione in capitoli successivi +. La seconda è il latino, una lingua regolata, che s'apprende dai maestri, che pochi padroneggiano perché richiede assiduità di studio. Dante dunque non pensa al latino come ad una lingua storicamente parlata e dunque soggetta a evoluzione. Per lui il latino è una lingua artificiale, creata dai dotti per poter comunicare. Allo stato attuale il latino è idioma universale ma non naturale, per contro i volgari sono naturali e non universali. Ma, sostiene Dante e questa sua posizione è fortemente impegnata a favore del volgare, una lingua naturale può aspirare ad essere una «gramatica», a condizione che siano individuati i principi generali regolatori che la governano al di là dei suoi modi accidentali...
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il testo, qualsiasi testo, dice Dante, è un oggetto denso, interpretabile a quattro livelli diversi: c’è un senso letterale, uno allegorico, uno spirituale, uno anagogico (o figurale). Di ciascun livello interpretativo il poeta dà una definizione e un esempio. Aggiunge poi che il senso letterale racchiude tutti gli altri eventuali, dunque non si può giungere ad essi, se non si è intesa la lettera del testo. Del testo originale diamo qui una versione in italiano moderno
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Dopo la morte di Beatrice, racconta Dante, un dolore così grande s'impadronì di lui, che niente riusciva a lenirlo, finché non cominciò a leggere un libro del filosofo Severino Boezio, che esule e prigioniero, trovò conforto nel ragionare proprio sulla consolazione. Un altro libro lo aiutò, un dialogo di Cicerone dedicato all'amicizia, in cui si racconta di Lelio, del dolore provocato in lui per la morte dell'amico Scipione e di come egli fosse riuscito a superare quel momento così duro.
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Il Convivio tocca nel suo primo trattato una questione centrale nella riflessione dantesca: il valore della lingua volgare.Dante confronta latino e volgare. Riconosce la superiorità del latino, ma accorda la sua preferenza al volgare: eccone le ragioni.
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Il Convivio testimonia il crescente interesse del poeta per le questioni morali e le discussioni filosofiche.
Ciò che si deve sottolineare è che di queste importanti tematiche Dante osa discutere anche in volgare, una lingua che fino a quel momento è stata considerata conveniente tutt'al più per la materia amorosa, che la cultura retorica medievale giudica umile, mentre per la discussione dotta solo il latino è considerato lingua degna. Ebbene Dante ritiene invece che il volgare ha potenzialità tali da poter sostituire degnamente il latino, perché tutti l'apprendono naturalmente fin da bambini e perché dunque esso consente la divulgazione del sapere, un tesoro cui ogni essere umano deve poter attingere. -
Nel libello di Dante ha un posto di rilievo un grande tema della cultura cristiana: la morte. Già nell'ottavo capitolo muore una giovane donna, un'amica di Beatrice; muore poi il padre di Beatrice (cap.XXII); v'è il presentimento della morte di Beatrice stessa (cap.XXIV). Infine muore Beatrice (cap.XXVIII) e tutta la seconda parte dell'opera è dedicata al dolore per la morte di lei e al superamento del dolore stesso.
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