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  • Giovanni 13:1 è il verso-cerniera che divide e tiene assieme le 2 parti del 4° evangelo: i primi 12 capitoli in cui abbiamo visto la rivelazione della gloria del Figlio di Dio mediante i segni e discorsi, dagli ultimi 9 capitolo in cui l’apostolo che il Signore amava ci mostrerà la rivelazione della gloria del Figlio mediante la sua morte e la sua risurrezione. Tuttavia, mentre Matteo, Marco e Luca dedicano uno spazio relativamente breve agli eventi e ai discorsi tra Gesù e i discepoli che precedono il tradimento, l’arresto, la morte e la risurrezione, Giovanni riserva ben cinque dei restanti 9 capitoli (dal 13 al 17), 155 versetti, per aprirci una finestra sulle ultime ore del Signore, lasciandoci contemplare l’estensione dell’amore di Cristo per i suoi discepoli.

    Nello specifico, in questi versi vedremo:
    1.      L’amore nutrito da Cristo per i suoi
    2.      La purificazione fatta da Cristo per i suoi
    3.      L’esempio dato da Cristo ai suoi

  • “Cosa succede all'indigeno innocente di un’isola sperduta che non ha mai ascoltato il Vangelo?” E' una domanda spesso posta a chi difende l'esistenza di Dio. "L'indigeno finirà in paradiso o sarà condannato all'inferno una volta morto?". La giusta risposta dovrebbe suonare in questo modo: "Il nativo innocente sull'isola sperduta non ha bisogno di ascoltare il Vangelo di Gesù Cristo. Quel nativo innocente, quando muore, va dritto in paradiso se è innocente". Dunque, la domanda teologicamente corretta sarebbe: "Cosa succede al colpevole indigeno di un'isola sperduta che non ha mai ascoltato il Vangelo di Cristo?" Il mondo intero ha rifiutato la chiara rivelazione che Dio dà di Sé stesso nella creazione. La luce di Dio si è manifestata in ogni angolo e fessura di questo universo, ma ogni essere umano, nato nella sua condizione decaduta, sopprime quella luce della rivelazione e preferisce l'oscurità della sua incredulità. Questa oscurità pervade il mondo intero.

    Nei versi odierni vedremo infatti:
    1.  L’incredulità è la condizione di schiavitù di ogni peccatore
    2.  L’incredulità è anche un giudizio di Dio sul peccatore
    3.  L’incredulità può essere mascherata da una fede apparente del peccatore
    4.  L’incredulità è cancellata dalla fede concessa al peccatore

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  • La croce rappresenta sia l’umiliazione più profonda che l’inizio della pubblica esaltazione di Cristo. La croce di Cristo non è soltanto la nostra salvezza, ma è la glorificazione del Padre. Infatti, cosa risponde il Padre al Figlio alla preghiera “Padre, glorifica il tuo nome!»”? “Allora venne una voce dal cielo: «L’ho glorificato [il mio nome] e lo glorificherò di nuovo!» (v. 28b). Dunque, la croce non fa altro che rivelarci ancor più le supreme perfezioni e le più solenni dignità degli attributi del carattere di Dio, come la Sua santa giustizia, la Sua santa misericordia, la sua santa sapienza e il Suo santo amore. La croce rivela il Suo piano perfetto per riportare noi peccatori a Lui, e ciò aggiunte più gloria alla già manifestata gloria che Dio si è preso attraverso la vita perfetta di Cristo.

    Nei versi odierni vedremo infatti:
    1. Dio si glorifica giudicando il mondo
    2. Dio si glorifica scacciando il dominatore di questo mondo
    3. Dio si glorifica attirando a Cristo tutte le sue pecore
    4. Dio si glorifica risplendendo attraverso i Suoi figli di luce

  • Lutero riprese ad insegnare la verità biblica “dell’opposto”, ossia che Dio raggiunge i suoi scopi prefissati facendo l'esatto opposto di ciò che gli umani potrebbero aspettarsi. L'esempio supremo di ciò è la croce stessa: Dio trionfa sul peccato e sul male permettendo al peccato e al male di trionfare (apparentemente) su di Lui. Nella teologia della croce, (a differenza della teologia della gloria) la vera forza di Dio non è dimostrata attraverso la Sua infinita potenza, ma attraverso la Sua apparente debolezza.
    E questo principio dell'opposto lo vediamo bene in questi versi odierni:

    1.    L’ora rivelatrice della morte di Cristo
    2.    La necessità oltraggiosa della morte di Cristo
    3.    La risposta sacrificale alla morte di Cristo

  • L'ultima settimana del Signore inizia con il Suo ingresso trionfale in Gerusalemme che, come abbiamo recentemente visto in occasione della Domenica delle Palme, coincide proprio col 10° giorno di Nisan (Es 12), il giorno in cui gli Israeliti dovevano scegliersi il loro agnello pasquale senza difetto. E Dio cosa fa? Mantenendo la Sua promessa fatta in Zaccaria 9 presenta in quel giorno a tutta Israele e al 'mondo intero' (Greci preneti inclusi) il Suo Re liberatore, venuto non per vincere i Romani, ma venuto per essere l'Agnello sacrificale che vince e toglie il peccato dal mondo.

    Dunque, da questo testo vediamo assieme:
    1.    L’errato re atteso
    2.    Il vero Re rigettato
    3.    Il glorioso Re che ritorna

  • Mentre in Gerusalemme ci si preparava a commemorare la Pasqua, la liberazione e la vita del popolo ebraico, nei primi versi appena letti (11:55-57), come anche negli ultimi (12:10- 11), i capi dei sacerdoti e i farisei sentenziano l’arresto per Gesù e la morte per Lazzaro. Tuttavia, l’atto di profonda devozione di Maria che leggiamo nella parte centrale del testo (12:1-8) punta a qualcosa di ancora più grande, punta all’atto di un’ancor più straordinaria devozione compiuta da Cristo.
    Dunque, da questo testo vediamo assieme:

    1.    Il valore che Maria dà al Signore
    2.    Il valore che Giuda dà al Signore
    3.    Il valore che il Signore ha dato a noi

  • Guardando alla storia, l’uomo è riuscito a vincere contro malattie mortali quali il vaiolo, la meningite, la poliomielite, lo stesso AIDS oggi può essere curato. Ma con tutta la sua intelligenza l’uomo non è mai riuscito e mai ci riuscirà a vincere la battaglia coltro il suo nemico più temuto: la morte. Tuttavia, Dio ha promesso che la morte non avrà l'ultima parola.
    Con la risurrezione di Lazzaro il Signore dà a tutti un assaggio di ciò che sarebbe accaduto da lì a pochi giorni, quando Egli sarebbe morto su una croce romana e poi risuscitato dai morti il terzo giorno per darci la piena garanzia della grande risurrezione dei santi nell'ultimo giorno.
    Dunque, da questo testo traiamo assieme:

    1. Il conforto nella rabbia di Gesù
    2. Il conforto nelle lacrime di Gesù
    3. Il conforto nello scambio di Gesù

  • Quante volte guardando a ciò che ci accade, falliamo di capire come Dio sta operando nella nostra vita?
    Questo accade perché noi, come i discepoli e le sorelle di Lazzaro, leggiamo gli eventi della nostra vita dalla nostra prospettiva e non con gli occhi di Dio. Vediamo la morte di un nostro caro, questa o quella difficoltà, la malattia che improvvisamente ci è piombata addosso, solamente con i nostri occhi carnali, e facciamo fatica a vedere che Dio sta seguendo un copione perfetto per la nostra vita, ci sta plasmando, e ci sta portando esattamente dove lui vuole, anche e soprattutto attraverso la sofferenza.
    Grazie a questo episodio possiamo riflettere su tre realtà che dovremmo sempre tenere in mente nel nostro quotidiano:

    1.    La nostra vita è per la gloria di Dio
    2.    Il nostro tempo è nelle mani di Dio
    3.    La nostra resurrezione è garantita da Dio

  • Tutto nella fede cristiana dipende dalla risposta corretta che diamo alla domanda di Gesù, “E voi, chi dite che io sia?” (Matteo 16:15). Se Gesù non è Colui che Egli ha affermato di essere, la Parola eterna fattasi carne nel Messia promesso, e se non ha fatto quel per cui è stato mandato, cioè, dare sé stesso sulla croce per i nostri peccati, allora il cristianesimo è una truffa e Gesù uno dei tanti impostori. Ma, se Gesù è veramente chi Giovanni proclama che Egli sia, allora nessuno di noi può permettersi il lusso di esser indifferente davanti alla Sua affermazione “Io e il Padre siamo uno”. Perché, o ci uniamo a coloro che Gli han creduto e Lo han seguito, oppure, ci uniamo a quei tanti che Lo han considerato un bestemmiatore o bugiardo.

    Tre verità emergono da questi versi:

    1.    L'affermazione di Gesù in parole e opere
    2.    La risposta all'affermazione di Gesù
    3.    La consolazione per l'affermazione di Gesù

  • I credenti che credono di poter perdere la salvezza hanno spesso una vita spirituale instabile, non arrivano a “conoscere l'amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza” (Ef 3:19), perché mancano della beata eterna sicurezza e vivono nella costante paura che il loro prossimo peccato li squalificherà dal cielo. Dio invece vuole che i Suoi figli spirituali sappiano che essi sono da Lui grandemente amati. Che Lui li ha accettati attraverso la persona e l’opera di Gesù Cristo per loro conto, non a causa della loro ubbidienza, e che Lui non ritirerà mai il Suo amore né ci respingerà come figli, quand’anche dovessimo cadere rovinosamente ed esser disciplinati duramente.

    Tre confortanti verità emergono da questi versi:

    1.    Il Padre dona le pecore al Buon Pastore
    2.    Il Buon Pastore dona la vita eterna alle pecore
    3.    Padre e Figlio custodiscono eternamente le pecore

  • Sembra che tra tutte le creature a quattro zampe, le pecore siano le meno brillanti (intelligenti). Infatti, se lasciate a sé stesse e incustodite, le pecore possono facilmente perdersi, diventare facili prede per i lupi o altri predatori, o addirittura gettarsi da un dirupo, perché non riescono a discernere il pericolo. Questo è il motivo per cui tali animali hanno bisogno di pastori.

    Il fatto che le Scritture paragonino i credenti alle pecore dovrebbe farci riflettere non poco. Tale paragone non è un certamente un complimento, ma ci fa ben intuire i rischi che un credente corre se si allontana dal proprio pastore. Gesù, il “buon pastore delle pecore,” è colui che chiama i suoi eletti fuori dall’ovile di perdizione di questo mondo, per fargli entrare nel Suo regno eterno di salvezza.

    Due aspetti emergono da questi versi:

    1.    Il fondamento dell’opera della salvezza
    2.    L’estensione dell’opera della salvezza

  • Quando vai al supermercato e passi in cassa tutto il tuo carrello, solo dopo che esce la scritta sul POS “transazione accettata” quella merce risulta acquistata, e diventa tua.

    Anche se il paragone non tiene, può forse dare l’idea. Se nella sua morte Cristo ha pagato per la nostra colpa e per riscattarci, è soltanto con la Sua risurrezione la domenica mattina che viene annunciato al mondo che il Padre ha “accettato la transazione” del Figlio, e annullando la Sua morte fisica, ha dichiarato il nostro Sommo Sacerdote esser “il Giusto che rende giusti molti peccatori” e, dunque, la Sua risurrezione è divenuta la “ricevuta divina” della tua personale salvezza. Ecco perché la chiesa si è sempre riunita per adorare Dio di domenica, per l’importanza che la risurrezione ha nell’opera redentiva.

    Oggi vedremo come, proprio grazie alla risurrezione fisica di Cristo, Egli ha annientato e fatto pubblico spettacolo della tirannia della morte che dopo 3 giorni e 3 notti non ha potuto ritenere nella tomba il corpo del Principe della vita. E vedremo che, quando Cristo ritornerà, la stessa morte da Lui sconfitta dovrà rilasciare per la vita eterna anche i corpi di coloro che hanno creduto nel Cristo risorto, che hanno confidato nel Suo pagamento completo, totale, ed eterno a Dio Padre, per il perdono di tutti i nostri peccati!

    E vedremo tutto questo soffermandoci proprio attorno al significato della risurrezione, considerando assieme che

    1.    La risurrezione è l’inconfutabile opera salvifica divina
    2.    La risurrezione è ricevuta solo per rivelazione divina
    3.    La risurrezione è la condivisione della gloria divina

  • La croce è si l’ignominioso quanto glorioso altare di morte scelto da Cristo per offrire al Padre il Suo sacrificio perfetto, al fine di riportare in vita noi peccatori morti nei nostri falli e peccati.

    È sulla croce che Cristo realizza la riconciliazione verticale tra il Dio tre volte santo e l’uomo totalmente corrotto, ma anche la riconciliazione orizzontale tra peccatore e peccatore (Ef 2:14). Ed è attraverso quel corpo insanguinato appeso alla rozza croce romana che noi peccatori possiamo ora entrare nel ‘Luogo Santissimo,’ nella presenza del Dio 3 volte santo senza nessun intermediario (Eb. 10:19) per fissare direttamente con i nostri occhi peccaminosi, impuri e indegni il trono della misericordia divina.

    Nei versi dal 45 al 55 Matteo ci fornisce la descrizione grafica (visiva) del significato della croce, e lo fa in un modo affascinante e unico presentandoci 4 eventi miracolosi che accadono proprio mentre Gesù è sulla croce. E questi 4 eventi sono chiaramente il commento divino in cui è Dio stesso che interviene per spiegare al creato tutto cosa Cristo ha fatto tramite la Sua morte in croce.

    Vedremo dunque:
    1.    Le tenebre: il divino giudizio sul peccato
    2.    La cortina: il divino accesso riconcesso al peccatore
    3.    Il terremoto: il divino scuotimento del nuovo inizio
    4.    Le tombe aperte: il divino dono della resurrezione finale

  • La maggior parte delle denominazioni cristiane riconoscono e celebrano regolarmente l’Eucarestia quale importante sacramento istituito da Cristo per la Sua chiesa. La tua denominazione può riferirsi a tale sacramento come alla Cena del Signore, alla comunione o all’eucaristia. Tuttavia, cattolici romani, luterani, evangelici e riformati hanno nozioni molto diverse sia sul significato che sulla forma della partecipazione alla Cena del Signore.

    Ma qual è il significato scritturale dell’Eucarestia? Cosa accade durante e dopo l’amministrazione di tale importante sacramento?

    1.    Introduzione
    2. Cos'è un sacramento?
    3.   Il Significato della Cena del Signore
    4. Partecipazione e amministrazione della Cena del Signore

  • Questo passaggio ci parla sia dell’arrivo in pompa magna del Re-Messia, che di un secondo importante aspetto: dell’arrivo dell’Agnello sacrificale provveduto da Dio. Si, in quella specifica data, già predetta da Dio quasi 1500 anni prima (Esodo 12), il Dio incarnato entra in città come l’Agnello sacrificale scelto dal Padre per togliere il peccato dell’umanità! Dunque, in due punti oggi cercheremo di vedere il significato più profondo della Domenica delle Palme, soffermandoci su:

    1.    L’arrivo del Re-Messia mandato da Dio
    2.    L’arrivo dell’Agnello sacrificale provveduto da Dio

  • Guarda alla tua vita! Essa è un continuo attraversamento di porte. Ci sono porte che attraversi allegramente, come la porta della chiesa nel Giorno del Signore o nel giorno del tuo matrimonio. E ci sono anche porte che hai paura di attraversare, perché sai che dall'altra parte ci può essere un dottore con un terribile referto sulla tua malattia.

    Porte ovunque!

    Ma c'è solo una Porta che si frappone tra te e Dio e che devi attraversare se vuoi sperimentare già adesso la vita abbondante ed eterna. E quella Porta è Cristo! Porta che ti da l’accesso alla via stretta, la via della Vita, che pochi trovano.

    Per spiegarci questa verità dalle conseguenze eterne, in questi versetti Gesù usa una figura retorica piuttosto complessa parlandoci di due porte su due diversi ovili. La ribellione dei nostri progenitori nell’Eden ha portato tutta l'umanità a varcare la prima porta, quella di un desolato ovile (v.1), ovile che è un luogo di morte in cui reprobi ed eletti, ossia “capre e pecore, pecore che non sanno di esser pecore e che si comportano come capre” sono entrambi separati da Dio. In questo primo ovile, le pecore del Signore sono temporaneamente tenute in cattività, rese schiave dal “principe di questo mondo,” usate e abusate dai suoi falsi pastori, e divorate da ladri e briganti. Se facciamo attenzione, l'altra Porta (P maiuscola) è su un muro di un altro ovile, il Regno di Dio (v. 7,9), nel quale solo gli eletti possono entrarvi varcando la benedetta “Porta delle pecore,” cioè Cristo!

    Dunque, vediamo due importanti realtà che emergono da questa figura retorica:
    1. La porta della nostra schiavitù (vv. 1-5)
    2. La Porta della nostra salvezza (vv. 7-10)

  • Osservando la natura ci rendiamo facilmente conto che la luce ha un duplice impatto sul creato. Essa non solo attira e favorisce la vita e la crescita di molte creature, ma fa anche scappare delle altre. Prova infatti a spostare una grossa pietra in modo che il terreno sottostante sia esposto alla luce del sole: noterai subito come gli insetti striscianti che vivono al buio vengono spinti dalla luce nei luoghi oscuri che amano. Allo stesso modo, il vangelo di Giovanni ci mostra come la luce spirituale del vangelo da una parte attira e salva gli eletti a Cristo, e dall’altra porta uno scontro, un conflitto e soprattutto un giudizio sui non eletti che da tale luce fuggono.

    E proprio il tema del conflitto tra luce e tenebre, tra fede e incredulità, e tra salvezza e giudizioviene messo ampiamente in risalto in Giovanni 9. Questo resoconto invita tutti noi a riflettere sul dramma della cecità spirituale, e a interrogarci per capire – come si legge al v. 40 – se “Siamo ciechi anche noi”. Ma come lo capiamo? Rispondendo anche noi alla domanda più importante che può esserci rivolta in questa vita: “Credi tu nel Figlio dell’uomo, si o no?” (v. 35).

    Ironicamente, all’inizio sembra che sia il cieco nato a essere avvolto dalle tenebre, mentre alla fine sono proprio quelli che pensano di vedere a essere esposti dalla Luce come i veri ciechi e le sorti vengono capovolte: il cieco nato ci vede, mentre coloro che sono convinti di vedere sono ciechi.

    Dunque, con l’aiuto di Dio, vedremo insieme che Gesù è

    1.      La luce del mondo
    2.      La luce che apre gli occhi dei ciechi
    3.      La luce che acceca gli occhi dei vedenti

  • Vi siete mai chiesti il perché nei vangeli vi è posta tanta enfasi sulla guarigione operata verso i cechi, gli zoppi, i sordi o i lebbrosi?

    Perché non leggiamo di Gesù guarire le calvizie maschili, o problemi più gravi come le malattie cardiache e il cancro? Il motivo per cui Gesù dà la vista ai ciechi, l'udito ai sordi, la capacità di camminare agli zoppi e ripristina la purezza cerimoniale agli impuri è perché tutte queste visibili riflettono malattie ciò che il peccato invisibilmente reca a tutti, a persone "sane "Vieni e vieni me. Il nostro esser nati nel peccato, seppur nati vedenti, ci rende ciechi alla luce di Cristo, seppur udenti, ci rende sordi alla verità della parola di Dio.

    «Il Figlio dell'uomo» (v. 35) è il Dio incarnato che appare a Daniele (7,13-14) a cui è stato dato dominio per trasportare i malati di peccato, i peccatori come me e come te, dal regno delle tenebre alla luce, dalla morte alla vita eterna, dall'esser nati come figli di Satana in Adamo, all'esser adottati come figli di Dio in Cristo!

    Dunque, il cap 9 si apre con una discussione tra Gesù e i suoi discepoli riguardo il cieco nato che si concentra su una grande questione teologica: perché la prova? Perché la sofferenza prima o poi bussa alla porta di ognuno di noi? Questa domanda assieme alla risposta di Gesù ai discepoli costituiranno i nostri due punti odierni. Vedremo insieme:

    1. Perché c'è la sofferenza in questa vita
    a. Risposte non bibliche
    b. Risposte bibliche
    2. Che cosa dobbiamo fare nella sofferenza