Avsnitt
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A Bruxelles, i leader europei si preparano a prendere decisioni cruciali per il futuro della sicurezza del continente, riunendosi per un consiglio straordinario dove vengono discusse le azioni necessarie per garantire la stabilità e la protezione dell'Europa.
Emmanuel Macron ha ribadito la minaccia russa per l'Europa e l'urgenza di un nuovo piano di difesa continentale. Il piano, denominato "ReArm Europe", propone una riorganizzazione delle risorse finanziarie per rafforzare la difesa europea.
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Nel primo discorso al Congresso del suo nuovo mandato, Donald Trump ha fatto esattamente quello che ci si aspettava da lui. Un’ora e 40 minuti di applausi, dichiarazioni forti, annunci roboanti e qualche inesattezza. Ha parlato di un’America “sull’orlo del collasso” prima del suo ritorno, ha elogiato Elon Musk, ha annunciato l’intenzione di annettere la Groenlandia e riprendersi il Canale di Panama, e ha promesso di porre fine al “politicamente corretto”. Ha detto che la Russia è pronta per la pace e che Zelensky vuole negoziare sotto la sua “forte leadership”.
Ma quante di queste affermazioni sono vere? Abbiamo analizzato il discorso punto per punto, verificando cifre, dati e dichiarazioni. E poi uno sguardo alla Russia: Vladimir Putin può ritenersi soddisfatto delle prime mosse della nuova amministrazione?
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Saknas det avsnitt?
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Analizziamo l'inaspettato e drammatico confronto tra Trump e Zelensky. Venerdì scorso, quello che doveva essere un dialogo si trasforma in uno scontro, trasmesso in mondovisione, con accuse reciproche che scuotono la geopolitica globale.
Partiamo dall'inizio, con un'analisi dei fatti che hanno portato alla rottura: dalla promessa di un accordo economico tra Ucraina e Stati Uniti, ai duri attacchi di Trump contro Zelensky.
Esploriamo come gli USA stiano decidendo se sospendere gli aiuti militari all'Ucraina, mentre Trump minaccia l'Europa e i suoi alleati, accusandola di non fare abbastanza per difendere l'Ucraina.
Infine, con un focus sulla Cina, esploriamo come Pechino stia monitorando le mosse di Trump. Taiwan e l'intelligenza artificiale diventano i nuovi terreni di scontro, con Trump protagonista di un cambiamento radicale nelle alleanze globali.
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In questa puntata, ci concentriamo sul lungo tour internazionale di Zelensky, partito dagli Stati Uniti e culminato con il vertice a Londra. Un incontro che ha visto schierarsi 13 leader europei, tra cui il primo ministro britannico Sir Keir Starmer, Emmanuel Macron e la presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni. La discussione sulla possibile missione di peacekeeping in Ucraina divide gli alleati, con Macron e Starmer pronti a sostenere l'invio di truppe, mentre Meloni si oppone, preoccupata per le ripercussioni politiche interne e la possibilità di compromettere un accordo di pace.
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In questa puntata, approfondiamo alcuni momenti del confronto teso tra Zelensky e Trump, che ha acceso un dibattito sulle implicazioni geopolitiche della guerra in Ucraina.
Mentre il Cremlino esulta per l'umiliazione diplomatica subita da Zelensky, gli esperti avvertono che la Russia potrebbe sfruttare la possibile ritirata del supporto degli Stati Uniti per espandere il suo controllo in Ucraina. Nel frattempo, il Regno Unito continua a sostenere l'Ucraina, mentre l'Europa si prepara a fare fronte comune in caso di un'ulteriore escalation.
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L'incontro storico tra Volodymyr Zelensky, presidente dell’Ucraina, e Donald Trump, presidente degli Stati Uniti, si è rapidamente trasformato in un confronto teso e clamoroso. Inizialmente considerato un momento diplomatico cruciale, l'incontro è presto sfociato in una lite pubblica che ha segnato una frattura significativa tra i due leader. L'accordo sulle terre rare, che sembrava essere il fulcro del dialogo, non è stato mai firmato, mentre le dichiarazioni di Trump e Zelensky hanno messo in luce profonde divergenze politiche.
La puntata esplora le ripercussioni di questa frattura non solo per l'Ucraina, ma anche per gli Stati Uniti e l'Europa, evidenziando le nuove sfide geopolitiche e il ruolo cruciale che l'Europa dovrà assumere nel futuro.
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Partiamo dall’Argentina, dove il governo Milei ha pubblicato un documento ufficiale in cui le persone con disabilità vengono definite con termini inaccettabili. Poi voliamo nel Regno Unito, dove Starmer cerca di ricucire i rapporti con gli USA mentre Trump guarda altrove. Intanto, in Europa si scatena la tempesta: l’America di Trump sembra volerla demolire, più che sostenerla.
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Si inizia dal video pubblicato sull'account ufficiale di Trump, realizzato con l'intelligenza artificiale, in cui il presidente balla con Netanyahu e Elon Musk, ignorando completamente la realtà della Striscia di Gaza e il dramma dei palestinesi. Questo episodio diventa l'occasione per esplorare la rappresentazione della politica globale e delle sue ombre nei media contemporanei.
Si prosegue con la politica interna degli Stati Uniti, dove Trump ha discusso dei temi che dominano il suo primo mese alla Casa Bianca: il rincaro dei prezzi delle uova e la sua crociata contro l'Unione Europea.
Un altro protagonista di questa puntata è Elon Musk, il quale continua ad acquisire sempre più potere nell’amministrazione Trump. Viene analizzata la sua recente proposta di ridurre le spese governative e la preoccupazione che gli Stati Uniti possano andare in default, se non si effettuano tagli significativi. Musk, inoltre, ha ammesso di aver commesso degli errori, ma è chiaro che la sua voce pesa sempre di più.
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Partiamo dal caso di Nidal Badarny, un comico arabo-israeliano arrestato e interrogato dalla polizia per alcune sue battute satiriche su Hamas e il conflitto israelo-palestinese. Badarny ha denunciato l’accaduto come un tentativo di intimidazione nei confronti della comunità araba in Israele.
Si passa poi alla situazione in Cisgiordania, dove l’operazione militare israeliana “Muro di Ferro” si è estesa da Jenin a Nablus e Tulkarem, riportando i carri armati nella West Bank dopo anni. Il ministro della Difesa israeliano ha annunciato che l’esercito resterà nei campi profughi della Cisgiordania per tutto l’anno, nel tentativo di eliminare potenziali minacce terroristiche, ma con il rischio di colpire anche i civili.
Il focus si sposta poi su Guy Gilboa Dalal, uno degli ostaggi israeliani ancora detenuti a Gaza. Suo padre ha lanciato un appello a Steve Witkoff, uomo vicino a Trump in Medio Oriente, per ottenere il rilascio del figlio e degli altri prigionieri. Nel frattempo, i negoziati per il cessate il fuoco a Gaza continuano.
Si chiude con l’incontro tra Macron e Trump, la posizione della Russia, che offre agli USA collaborazioni economiche vantaggiose, e il ruolo dell’Ucraina nell’accordo sulle terre rare con gli Stati Uniti.
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Ieri, 24 febbraio, è stato l'anniversario dello scoppio del conflitto in Ucraina. Elena Testi condivide la sua esperienza diretta in Ucraina, ricordando i treni affollati di donne e bambini in fuga e la sensazione di impotenza che si prova di fronte alla guerra.
Nel frattempo, il presidente ucraino Zelensky ha espresso la speranza di porre fine alla guerra entro la fine di quest’anno, pur avvertendo che la Russia potrebbe tornare fra dieci anni se non saranno adottate misure adeguate. Questo discorso giunge proprio mentre i leader mondiali si sono incontrati a Kiev.
Gli Stati Uniti, infatti, hanno scelto di non supportare la risoluzione ucraina, aprendo una frattura tra le alleanze internazionali.
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In questa puntata analizziamo il risultato delle elezioni in Germania, con la CDU al primo posto e l’exploit dell’AfD, sostenuto dall’amministrazione americana e da figure come Elon Musk. Ripercorriamo il contesto politico che ha favorito la crescita dell’ultradestra tedesca, con il ruolo cruciale di Alice Weidel e i legami internazionali del partito.
Parliamo poi del recente attacco a Monaco di Baviera e di come la politica e i media abbiano trattato l’evento. Approfondiamo le dichiarazioni del vicepresidente USA JD Vance e il loro impatto sulla politica europea.
Infine, a tre anni dall’invasione russa, ci spostiamo in Ucraina, dove 13 leader mondiali si sono riuniti per il vertice chiesto da Zelensky.
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Nella puntata di oggi iniziamo con il discorso infuocato di Donald Trump, che, durante la chiusura della convention dei Democratici, ha sparato a zero contro Joe Biden e rilanciato le sue posizioni sulla guerra in Ucraina. Ma la notizia che ha dominato l'attenzione è stata il licenziamento di Charles Q. Brown, capo dello stato maggiore USA, un atto che segna un cambio di rotta radicale nella politica americana. La motivazione? Troppo concentrato sulla diversità e l'equità, piuttosto che sulle capacità militari.
Uno sguardo alla geopolitica in Medio Oriente, dove Israele ha intensificato i bombardamenti in Libano dopo la morte di Nasrallah, e la guerra con Hezbollah ha raggiunto un altro triste capitolo. Oggi si celebra il funerale del leader di Hezbollah, mentre nuovi sviluppi riguardano il rilascio degli ostaggi israeliani, con scene emozionanti e appelli disperati a Netanyahu.
La puntata si conclude con uno sguardo agli scenari possibili nelle prossime settimane: proseguimento del cessate il fuoco, eventuale ripresa delle ostilità, o la firma di un accordo che potrebbe cambiare il corso degli eventi.
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Partiamo da Steve Bannon, ex stratega di Trump, che sul palco della CPAC ha fatto un gesto interpretato come un saluto romano, accolto con entusiasmo dal pubblico. Un episodio che ha spinto il leader del Rassemblement National, Jordan Bardella, a prendere le distanze.
Non solo Bannon: anche Elon Musk ha fatto parlare di sé alla CPAC, brandendo una motosega ricevuta in regalo dal presidente argentino Javier Milei e lanciando dichiarazioni inquietanti sulla Federal Reserve.
Intanto, sul fronte geopolitico, il consigliere americano Michael Waltz ha rivelato un’inedita conversazione tra Trump, Putin e Zelensky, con l’ex presidente USA che si sarebbe proposto come mediatore del conflitto.
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Sergey Lavrov, ministro degli esteri russo, incontra il suo omologo cinese Wang Yi, ribadendo la solidità dei legami tra Russia e Cina. Nel frattempo, le tensioni tra Donald Trump e l'Ucraina si intensificano, con l'inviato speciale degli Stati Uniti, Keth Kellog, che arriva a Kiev per cercare di placare le acque tra Trump e Zelensky.
Ma mentre le dinamiche politiche si surriscaldano, a Kiev le sirene antiaeree squillano, e l'atmosfera di guerra si fa ogni giorno più pesante.
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Ci troviamo davanti a un bivio politico e strategico che cambia il corso della guerra in Ucraina e ridefinisce i rapporti tra le superpotenze mondiali. Le dichiarazioni di Trump, il botta e risposta con Zelensky e la posizione defilata ma strategica di Vladimir Putin ci lasciano con una domanda inquietante: dove stiamo andando?
Analizziamo gli scenari futuri, le implicazioni economiche e diplomatiche di questo improvviso cambio di rotta.
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Giornate difficili da decifrare, un po’ come il meteo incerto di Roma. Ma se c’è un luogo dove il clima politico si sta facendo più chiaro, è Riyad. Qui, tra strette di mano e dichiarazioni strategiche, Usa e Russia iniziano un dialogo di disgelo. Marco Rubio, segretario di Stato americano, parla di pace in Ucraina e opportunità economiche, mentre la delegazione russa punta tutto sul mercato. E Zelensky? Stanco, isolato e di fronte a una proposta americana che sa di colonizzazione economica.
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Un vertice che divide, un futuro incerto per la NATO e un’Europa che corre contro il tempo. Da Parigi, tra dichiarazioni ufficiali e retroscena, analizziamo le mosse dei leader europei e il peso delle scelte in gioco: l’invio di truppe in Ucraina, la sicurezza del continente e le pressioni degli Stati Uniti.
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In questa puntata, analizziamo gli sviluppi cruciali legati alla sicurezza globale e le implicazioni per l'Europa e gli Stati Uniti. Il vertice di Monaco sulla sicurezza ha segnato l’inizio di un dibattito profondo sulle divergenze tra gli USA e l'Europa, con JD Vance che ha scatenato una reazione gelida affermando che i due continenti stanno prendendo strade separate. Nel frattempo, Donald Trump ha avviato discussioni con Mosca, mettendo in discussione l'intervento dell'Europa e l'orientamento della guerra in Ucraina.
I funzionari europei temono che un accordo di pace ingiusto possa minare la sicurezza collettiva del continente, lasciando la NATO vulnerabile. La situazione diventa ancora più complessa con la minaccia della Russia di espandere la sua influenza, in particolare verso i paesi baltici.
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Mentre l’attenzione è ancora puntata su Sanremo, oggi parliamo di un’altra voce che dovreste ricordare bene: quella di JD Vance, vicepresidente degli Stati Uniti. Il suo discorso alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco ha fatto tremare l’Europa e segnato un cambio di rotta nei rapporti tra USA e UE. Cosa significa per l’Ucraina? E per noi?
Dal sogno americano alle posizioni ultra-conservatrici, analizziamo il profilo di Vance e il suo impatto sulla politica globale. Nel frattempo, Macron si muove per ricompattare l’Europa, mentre Putin e Trump pianificano un possibile incontro in Arabia Saudita. Infine, un aggiornamento dal Medio Oriente sulla liberazione degli ostaggi israeliani.
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In questa puntata, analizziamo i principali sviluppi della politica estera mondiale partendo dalla conferenza di Monaco sulla sicurezza. JD Vance, vicepresidente degli Stati Uniti, ha suscitato scalpore con un discorso che ha messo in dubbio i valori fondamentali dell'Europa, suggerendo che la minaccia più grande per il continente non venga da Russia o Cina, ma dall'interno dell'UE stessa, accusandola di censura e di allontanamento dai principi democratici.
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