Avsnitt
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È ricominciata la “madman strategy”: Trump ha annunciato il blocco per gli stranieri che vogliono iscriversi ad Harvard e ha minacciato i Paesi che stanno pensando di aumentare le tasse per le aziende americane. Tutto questo, però, avrà forti ricadute sull’economia stessa degli Stati Uniti.
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L’asta dei T Bond, i titoli di Stato Usa, è andata male, mandando i mercati azionari in tilt. Prima Wall Street, poi l’Asia e poi tutta Europa. Ancora una volta le conseguenze delle politiche di Trump si ripercuotono sull’andamento dei mercati.
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Saknas det avsnitt?
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In radio passavano i Backstreet Boys e le Spice Girls, in tasca avevamo un Tamagotchi, uno degli scooter più in voga era lo Scarabeo e noi passavamo le sere connessi a internet con un modem a 56K. In questa puntata facciamo un viaggio tra la fine degli anni ‘90 e l’inizio degli anni zero, quando grazie al web iniziarono a sorgere le prime Dot-Com. Una di queste, Pets.com, è l’esempio perfetto per capire come distinguere una buona idea da una buona azienda.
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Cos'è la "no fly zone" dei tassi di interesse e come incide sui prestiti legati ai mutui, all'acquisto delle auto a rate e ai finanziamenti per gli studenti? Ne parliamo in questa puntata, in cui affrontiamo anche il tema dell'asta sui bond e del beautiful bill annunciato da Trump.
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L'amministratore delegato di JPMorgan Chase, Jamie Dimon, ha lanciato un avvertimento: i mercati e le banche centrali stanno sottovalutando i rischi creati dai deficit record, dai dazi e dalle tensioni internazionali negli Stati Uniti. Insomma, è troppo presto per tirare un sospiro di sollievo, il mercato azionario può ancora crollare.
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Moody’s ha declassato il rating del debito statunitense da Aaa a Aa1 per le preoccupazioni suscitate da 36mila miliardi di dollari di debito pubblico e dalle politiche economiche della Casa Bianca di Donald Trump. Moody’s era l’ultima delle tre grandi agenzie di rating a non aver ancora fatto un downgrade. Una cosa simile non accadeva dal 1919.
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La tranquillità dei mercati maschera una situazione in realtà molto tesa: è come se tutti fossero in attesa di una rivoluzione. E questa rivoluzione potrebbe riguardare la tecnologia, perché oggi l'intelligenza artificiale è il vero traino dei mercati. Lo dimostra il deal fatto dai Paesi del Golfo Persico con Nvidia: si tratta di un accordo per la fornitura di ingenti quantitativi dei chip più avanzati che serviranno a costruire i data center più grandi del mondo. Tutto questo potrebbe incidere non solo sull’economia ma anche sulla geopolitica e quindi sugli equilibri mondiali.
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Nel mare calmo della giornata emerge un problema dei tassi d’interesse e di rischi che gli Usa taglino, o riducano parzialmente, i sostegni alla popolazione più povera. E mentre l’economista Stephen Lee yen definisce la situazione del budget Usa “quasi disastrosa”, l’America continua a ballare al ritmo stabilito dall’amministrazione Trump: dalla deflazione ai debiti degli studenti, dal “sane washing” (il tentativo di riportare tutto all’interno di un contesto razionale), alle nuove scelte di Elon Musk che punta sui droni e i robot umanoidi.
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I mercati si sono rasserenati e il volatility index è sceso: siamo entrati in una fase di metabolizzazione del "Trump shock". Ma intanto il presidente americano fa di nuovo parlare di sé perché, secondo alcune fonti, la società World Liberty Financial, posseduta da Trump e da Witkoff, starebbe per lanciare una stablecoin che potrebbe renderli ricchi. Ancora più ricchi di quanto già sono adesso.
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Qualche anno fa Steve Bannon riferendosi alla strategia del presidente degli Stati Uniti Donald Trump contro i media, per lui il nemico numero uno del tycoon, aveva usato le parole “flood the zone”, cioè allagare tutto. L’idea è bombardare i media di notizie e dichiarazioni nuove ogni giorno, costringendoli a inseguire il ritmo e indebolendo ogni reazione. Questa è la strategia che Trump sta mettendo tutt’ora in campo, dai dazi sull’industria del cinema a quelli sulle medicine. Come orientarsi nei mercati in tutto questo caos?
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Gli Stati Uniti e la Cina hanno raggiunto un accordo sui dazi. Qualche giorno fa, Trump ha detto: “Buy stock now”. Ha avuto ragione, alla notizia dell'accordo i titoli statunitensi sono tornati ai livelli pre-Liberation Day. Intanto, Trump si prepara a ricevere a cena i principali possessori dei meme coin $Trump. Per i primi 25, anche un tour della Casa Bianca.
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Donald Trump ha tre cartucce da sparare: la prima è quella dei dazi, su cui sta già lavorando. La seconda è la riforma fiscale, che potrebbe prevedere una tassa per i più ricchi, e la terza è la deregulation. Riuscirà a spararle tutte e tre? Ne parliamo in questo episodio.
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Sempre più persone sono affette da questa nuova malattia: è la TDS, l'ossessione per Trump. Ve ne parliamo in questa puntata, che affronta anche la questione dei dazi con la Cina, le conseguenze della decisione della Fed e il risultato di bitcoin.
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C’è un aneddoto che più di tutti gli altri racconta la crisi che lo Zimbabwe ha attraversato nel 2008 a causa della iperinflazione: nei bar veniva consigliato ai clienti di ordinare due birre fin da subito, senza aspettare di finire la prima per chiedere la seconda. Questo perché nel tempo necessario per berne una, il prezzo della seconda sarebbe probabilmente già raddoppiato. Ma cosa aveva scatenato questa inflazione che arrivò all'89,7 sestilioni per cento? Un mix di risorse naturali, miniere, guerre e indebitamento.
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La frase di John Connally, ex segretario al tesoro degli Stati Uniti, che dà il titolo a questo episodio spiega molto bene la politica internazionale americana, una politica abituata a scaricare i propri problemi sul resto del mondo. Quindi quando il dollaro va in crisi, questa crisi si diffonde e travolge tutti. Adesso ci troviamo in un momento cruciale: l’America deve evitare una recessione. Da questo dipende anche il futuro di altri Paesi.
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Trump ha iniziato a preparare i cittadini americani a una sorta di recessione: ha detto che le bambine potranno avere solo due bambole e non più 30 e che le casalinghe non potranno più comprare le lavatrici cinesi. Colpa dei dazi, che congeleranno gli acquisti di tutto il mondo. Stiamo per entrare nella guerra di attrito tra Usa e Cina: la vincerà il popolo che sarà disposto a sacrificarsi di più.
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È da 50 anni che non ci sono dieci risultati positivi consecutivi delle borse. Eppure, è quello che sta succedendo (almeno per ora) in questi giorni, dopo il terremoto provocato dalle mosse di Donald Trump. Come si spiega questo? Si spiega con un termine coniato anni fa da Warren Buffett, che per primo aveva parlato di “Mister Market” ossia del mercato che è il vero dittatore mondiale. E intanto Trump è sempre più a caccia di denaro: dopo aver firmato l'accordo sulle terre rare, ieri ha annunciato una tassa sulle produzioni cinematografiche estere.
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Nel 1635, ad Amsterdam, per comprare una casa di lusso su uno dei canali più belli servivano 5.000 fiorini e un bulbo di Semper Augustus ne valeva 5.500. Nel 1636 il prezzo medio di un bulbo di tulipano corrispondeva al reddito di oltre un anno e mezzo di un muratore. La tulip-mania aveva spinto i commercianti a stipulare contratti per acquistare e vendere bulbi di tulipano ancora non raccolti, basandosi sulla previsione che i prezzi sarebbero continuati a salire all'infinito. E invece, nel 1637, la bolla dei tulipani scoppiò, mostrando al mondo intero quanto un sistema finanziario possa essere fragile se basato solo sulla speculazione. Oggi, che i tulipani valgono 0,48 centesimi di euro, ci si chiede quale sarà la prossima bolla.
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Nel mondo della finanza c'è un modo di dire: "Don't fight the Fed", ossia non andare contro le politiche monetarie decise dalla banca centrale americana. Eppure, Trump sembra non conoscere questo modo di dire e sul suo social network Truth ha attaccato il presidente della Fed Jerome Powell. E mentre si consuma questo braccio di ferro, il commercio americano frena: nei porti le movimentazioni di merci sono calate del 60% e la reporting season delle aziende che sta per cominciare non promette niente di buono. Ne parlano Guido Brera e Raffaele Coriglione in questa ultima puntata speciale daily.
Lunedì 28 Aprile, ore 19: "L'età dell'oro. Mercati, caos, opportunità: cosa sta succedendo davvero?". Con Guido Brera e Clara Morelli. Evento online interattivo, esclusivo per gli iscritti a Will Makers. Partecipa gratis su willmedia.it/abbonati
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Ormai è chiaro a tutti che esistono delle distorsioni nel commercio mondiale derivanti dallo strapotere della Cina che produce il 45% delle merci e ne consuma il 12%. Ma è chiaro anche che le tariffe imposte dall'amministrazione americana non sono la risposta giusta. Lo dimostra la tempesta che si è abbattuta nei giorni scorsi sui mercati. Mercati a cui guardiamo ogni giorno perché quello che succede in borsa ha impatto sui nostri consumi quotidiani, anche quando non ce ne accorgiamo.
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