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  • È bella e suggestiva l'immagine del seminatore che esce nel campo arato a spargere il buon seme: è un gesto misurato, solenne, impregnato di sacralità. L'immagine, rapportata al buon Dio, ci fa comprendere tutta la meravigliosa opera della rivelazione, con la quale Egli si è fatto conoscere all'uomo; gli ha rivelato la sua vera origine e dignità e lo ha guidato, dopo il peccato, sulla via della salvezza. Non possiamo quindi dubitare della bontà del seme, dobbiamo invece scrutare con attenzione che tipo di terreno lo accoglie. Sì, perché, dopo il distacco da Dio con il peccato, abbiano dentro di noi un inquinamento atavico e altri ostacoli e gramigne s'insinuano continuamente dentro il terreno della nostra anima. La strada è il luogo del transito, della confusione e dell'anonimato e anche il luogo percorso spesso dal maligno: lì il seme non può attecchire; c'è sempre pronto qualcuno a carpirlo dal cuore dell'uomo. Neanche gli incostanti o i malfermi nell'animo consentono al seme di crescere e germogliare in loro; l'accolgono con gioia infantile, ma non sono in grado di resistere alle tentazioni e alle prove della vita. Le preoccupazioni del mondo, l'inganno della ricchezza e le più svariate bramosie sono altri gravi impedimenti perché il seme della parola attecchisca e porti frutto: molti ai nostri giorni si ritrovano in queste ultime categorie. I super affaccendati, gli ammagliati dal denaro, i malati dei più disparati "rubatempo" non hanno più né orecchie né cuore per ascoltare ed accogliere il sussurro della Parola: c'è troppo chiasso dentro e fuori di noi per sentire Dio: molti non hanno tempo, altri non hanno voglia, altri ancora hanno mente e cuore inzavorrati, non c'è più spazio per l'ascolto. Grazie a Dio, però esiste anche il terreno buono, o bonificato dalla misericordia divina; lì il seme attecchisce e cresce portando, in misura diversa, frutti di buone opere. Capita allora che il seme sfama e nutre abbondantemente non solo chi lo ha accolto e fatto fruttificare, ma anche altri accedono, nella carità fraterna e nella genuina testimonianza, alla stessa mensa. Perché il buon seme, una volta cresciuto e diventato pane, è per tutti, ma proprio tutti.

  • In quel tempo, Gesù cominciò di nuovo a insegnare lungo il mare. Si riunì attorno a lui una folla enorme, tanto che egli, salito su una barca, si mise a sedere stando in mare, mentre tutta la folla era a terra lungo la riva.
    Insegnava loro molte cose con parabole e diceva loro nel suo insegnamento: «Ascoltate. Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; e subito germogliò perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde tra i rovi, e i rovi crebbero, la soffocarono e non diede frutto. Altre parti caddero sul terreno buono e diedero frutto: spuntarono, crebbero e resero il trenta, il sessanta, il cento per uno». E diceva: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!».
    Quando poi furono da soli, quelli che erano intorno a lui insieme ai Dodici lo interrogavano sulle parabole. Ed egli diceva loro: «A voi è stato dato il mistero del regno di Dio; per quelli che sono fuori invece tutto avviene in parabole, affinché guardino, sì, ma non vedano, ascoltino, sì, ma non comprendano, perché non si convertano e venga loro perdonato».
    E disse loro: «Non capite questa parabola, e come potrete comprendere tutte le parabole? Il seminatore semina la Parola. Quelli lungo la strada sono coloro nei quali viene seminata la Parola, ma, quando l’ascoltano, subito viene Satana e porta via la Parola seminata in loro. Quelli seminati sul terreno sassoso sono coloro che, quando ascoltano la Parola, subito l’accolgono con gioia, ma non hanno radice in se stessi, sono incostanti e quindi, al sopraggiungere di qualche tribolazione o persecuzione a causa della Parola, subito vengono meno. Altri sono quelli seminati tra i rovi: questi sono coloro che hanno ascoltato la Parola, ma sopraggiungono le preoccupazioni del mondo e la seduzione della ricchezza e tutte le altre passioni, soffocano la Parola e questa rimane senza frutto. Altri ancora sono quelli seminati sul terreno buono: sono coloro che ascoltano la Parola, l’accolgono e portano frutto: il trenta, il sessanta, il cento per uno».

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  • Ordinariamente noi, nella nostra realtà umana, non facciamo fatica a riconoscere il valore e l'importanza del vincolo di sangue, che naturalmente ci unisce anche nella sfera affettiva e di parentela: è, senza alcun dubbio, un'appartenenza importante per tutti i significati che racchiude. È decisamente più difficile convincersi che possano esistere stati di comunione spirituali, così intensi e coinvolgenti, capaci di stabilire un primato rispetto ai significati, pur profondi, della parentela originata dalla consanguineità. Gesù, che aveva detto: “quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito”, ora afferma e ribadisce tutto questo dinanzi ad una grande folla, che lo sta ascoltando e sta assimilando i suoi insegnamenti per farli diventare motivi decisivi per l'orientamento della loro vita. Potremmo dire che si sta realizzando, tra Colui che parla e coloro che ascoltano, una vera e propria comunione nella Parola. Gli astanti avvertono Gesù: «Ecco tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle sono fuori e ti cercano». Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Girando lo sguardo su quelli che gli stavano seduti attorno, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre». Gesù vuole far comprendere, e l'occasione che gli si presenta è davvero propizia, che non è sufficiente ascoltare la sua parola per stabilire una vera e profonda comunione con Lui. Occorre ascoltare e mettere in pratica, o maglio, come egli dice, bisogna “compiere” la volontà di Dio, riempire cioè con la vita, ciò che si ascolta con le orecchie. Dobbiamo concludere che Gesù ci assimila a sé, al punto di definirci fratello, sorella e madre, con la forza della sua parola e anche con la nostra piena ed incondizionata adesione ad essa. È una comunione questa che sfugge a molti, anche a coloro che ricorrono con una certa frequenza a quella sacramentale eucaristica.

  • In quel tempo, giunsero la madre di Gesù e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo. Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: «Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano».
    Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre».

  • Sono ancora in scena gli scribi, rappresentanti del potere religioso del tempo, che malignano pesantemente su Gesù, definendolo posseduto dal prìncipe dei demòni e come colui che nel nome di Beelzebùl, scaccia i demòni. Viene da pensare come sia tristemente facile per chi si lascia guidare da preconcetti, confondere lo Spirito di Dio con quello del maligno. Qui si ravvisano tutti gli estremi di quel terribile peccato contro lo Spirito Santo, che lo steso Gesù definisce imperdonabile. Si stravolge il significato, il valore e lo scopo dei miracoli attribuendo a satana ciò che è opera di Dio e del suo Spirito. È una forma di cecità spirituale provocata dall'invidia, accresciuta dalla bramosia del potere e confermata da una falsa religiosità: una malattia dell'anima che ancora miete vittime ai nostri giorni, specie dove l'integralismo religioso degenera in violenza. È una gravissima bestemmia che vorrebbe negare l'amore di Dio, privandolo della sue stessa essenza e riducendolo a un demiurgo, ad un dio cattivo. La logica stringente a cui ricorre Gesù per convincerli del loro errore, lascia intendere che Egli è disposto anche a farci percorrere la via della razionalità quando la fede è accecata dal male. Pare però che neanche dinanzi all'assurdo della ragione quei scribi vogliano trovare la via per un cambiamento di mentalità e di comportamenti. Abbiamo l'impressione che il demone peggiore sia proprio dentro di loro e che abbia preso in essi una stabile dimora. Noi credenti, contrariamente a quanto insinuano malignamente gli scribi, abbiamo imparato a fare tutto nel nome di Dio; ogni giorno ci segniamo ripetutamente con il segno della croce, affidandoci alla santissima Trinità; tutte le invocazioni iniziano e terminano nel nome del nostro Signore Gesù Cristo. In quel nome riponiamo tutta la nostra forza, memori di quanto Gesù stesso ci ha detto: “Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio”.

  • In quel tempo, gli scribi, che erano scesi da Gerusalemme, dicevano: «Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del capo dei demòni».
    Ma egli li chiamò e con parabole diceva loro: «Come può Satana scacciare Satana? Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non potrà restare in piedi; se una casa è divisa in se stessa, quella casa non potrà restare in piedi. Anche Satana, se si ribella contro se stesso ed è diviso, non può restare in piedi, ma è finito.
    Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire i suoi beni, se prima non lo lega. Soltanto allora potrà saccheggiargli la casa.
    In verità io vi dico: tutto sarà perdonato ai figli degli uomini, i peccati e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato in eterno: è reo di colpa eterna».
    Poiché dicevano: «È posseduto da uno spirito impuro».

  • Nella festa della Parola di Dio in questa famosa e splendida pericope della seconda lettura appare la simbologia paolina del “corpo di Cristo”: essa permette all'apostolo di illustrare e confermare la sua ecclesiologia fondata sull'unità e la pluralità. Costruita dal battesimo e dallo spirito, la comunità cristiana è un organismo vivo in cui ogni membro è profondamente vincolato alla totalità del corpo. La Chiesa è il corpo di Gesù, formato da molte membra e animato da un identico spirito. Le diversità, intese come motivo di dissenso e di antitesi, vengono a scomparire. La sapienza con cui valutare e progettare la vita non è innata: è un dono di Dio e una conquista. Richiede un paziente esercizio ma, prima ancora, un'intima disponibilità a lasciar parlare Dio e ascoltare i suoi messaggi. La sapienza è un punto d'arrivo e a ogni passo offre la gioia, quella di Dio, per il quale l'uomo vivente è la sua gloria. Come Gesù salvava e evangelizzava durante la sua esistenza terrena attraverso il suo corpo fisico, centro delle relazioni umane, così ora parla, evangelizza e salva attraverso il corpo che è la comunità cristiana locale ed universale. Consapevoli di essere corpo di Cristo e sue membra vive, vogliamo che la nostra vita sia un canto di lode e ringraziamento a Dio. Egli ci chiama ad essere suoi servi e strumenti, come un giorno lo è stato Gesù. Grande è la missione che Dio ci ha affidato: far crescere la Chiesa e il regno di Dio.

  • Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch'io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.
    In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode.
    Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
    "Lo Spirito del Signore è sopra di me;
    per questo mi ha consacrato con l'unzione
    e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
    a proclamare ai prigionieri la liberazione
    e ai ciechi la vista;
    a rimettere in libertà gli oppressi
    e proclamare l'anno di grazia del Signore".
    Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all'inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: "Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato".