Spelade
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La seconda parte dell'episodio dedicato al delitto di JonBenét Ramsey, una bambina bionda di 6 anni uccisa il giorno di Natale del 1996 a Boulder, in Colorado. Il caso, che tenne col fiato sospeso l'America per anni, vide sospettate molte persone, dai genitori fino al killer dello Zodiaco. A tutt'oggi è un caso irrisolto
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Il Mostro di Roma fu un sanguinoso serial killer, ufficialmente mai scoperto, responsabile negli anni Venti dello stupro di sette bambine e dell'omicidio di cinque di loro. Dopo un processo clamoroso nei confronti di Gino Girolimoni, poi assolto, il fascismo preferì fa calare il silenzio sull'intera vicenda
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Sono passate da poco le 19.00 del 20 novembre 1945. Quattro uomini fanno irruzione nella cascina Simonetto di Villarbasse, in provincia di Torino. Quello che succede dopo fa parte di uno dei casi di cronaca nera più efferati d'Italia.
Con: Edoardo Romagnoli e la partecipazione di Flavio Sanvoisin
Registrato e prodotto presso Sonus Factory (Via Costantino Corvisieri, Roma) -
Agli incroci sulle strade di Sarajevo, negli anni Novanta, c’era sempre un cartello con
sopra scritto pazi snipers. Significava “attenti ai cecchini” e voleva dire che in quello
scorcio di strada un tiratore scelto un cecchino, poteva sparare ai passanti con un fucile di
precisione. Per almeno 21 giorni, nell’ottobre del 2002, quello stesso cartello avrebbe
potuto essere appeso anche negli Stati Uniti, nei dintorni di Washington e avrebbe suscitato lo stesso la stessa paura di essere colpiti all’improvviso, senza nessuna ragione e con precisione mortale.
Con: Edoardo Romagnoli e la partecipazione di Gian Mario Bachetti
Produzione: Giovanni De Sanctis -
Ci sono tanti motivi per raccontarvi la storia di Jack Unterweger. Potremmo dirvi che in un ipotetico almanacco dei serial killer Jack comparirebbe nella parte dedicata ai lust killer, chi uccide per libidine, o ai cross nation killer, chi compie omicidi in nazioni diverse. Ma forse il motivo che ci ha spinto definitivamente a studiare la storia di Jack è che rappresenta l'unico caso di killer che alla voce professione rispondeva: scrittore.
Con: Edoardo Romagnoli e la partecipazione di Gian Mario Bachetti
Produzione: Giovanni De Sanctis -
La normalità è una patina bianca sotto cui nascondere tutti i nostri mostri, è una linea retta, una serie di codici e proiezioni da rispettare, aspettative da non disattendere. A volte però succede che gli scheletri spuntino fuori dall'armadio per stracciare il velo mostrando la realtà per ciò che è e non più per ciò che sembra.
La Scena del Crimine di questa puntata è a Londra e viene scoperta per colpa di una tubatura intasata da del pollo fritto...o almeno così sembra.
Con: Edoardo Romagnoli
Produzione: Giovanni De Sanctis -
Ci sono storie senza tempo, storie che ci sorvolano che viaggiano su binari diversi da quelli su cui si muove il nostro quotidiano e le poche volte che riusciamo a incrociarle, a scoprirne almeno una parte ecco che si apre uno squarcio e la realtà sembra superare la fantasia. Talmente vero che ne abbiamo declinato un modo di dire.
Con: Edoardo Romagnoli
Produzione: Giovanni De Sanctis -
Sono le 20 circa del primo marzo 1932 quando la governante Betty Gow mette a letto nella sua culla il piccolo Charles Jr., figlio dell'eroe della patria Charles Lindbergh, quello che succederà dopo sconvolgerà l'America a tal punto che il giornalista Henry Louis Mencken scriverà che questo rappresenta "l'evento più importante dopo la resurrezione di Cristo”.
Con: Edoardo Romagnoli
Produzione: Giovanni De Sanctis -
Nel racconto di delitti e casi di cronaca nera, spesso sono i media a dare nomi e nomignoli ai protagonisti delle vicende: l’espressione “Bestie di Satana”, invece, se la diedero i protagonisti stessi. Un gruppo di ragazzi della provincia di Varese che negli anni Novanta prese a frequentarsi tra la fiera di Senigallia, un pub a Milano famoso per la musica metal, i boschi di Somma Lombardo, e che fu considerato responsabile di almeno tre omicidi e un suicidio indotto tra il 1998 e il 2004. È una vicenda che oscilla tra l’inquietante e il grottesco, prima di diventare tragica. All’inizio prevale il grottesco: le camerette da ragazzini pitturate tutte di nero, le teste di caprone in plastica, gli scambi di gocce di sangue, le frasi lette al contrario, le prove di resistenza al dolore con le sigarette spente sulle braccia, i nomi di battaglia, i riti in cui veniva evocato un improbabile essere demoniaco. C’erano anche sostanze stupefacenti, moltissime, usate fino al punto di perdere lucidità e consapevolezza delle proprie azioni: ed è lì che la storia da grottesca diventa prima inquietante e poi tragica, portando a omicidi, torture e suicidi: «Delitti feroci senza alcun senso», dice Stefano Nazzi. «Erano dieci-quindici. Qualcuno era un capo, qualcuno un gregario e qualcuno è scappato in fretta. Hanno fatto del male per il gusto di fare del male».
Indagini è un podcast del Post, scritto e raccontato da Stefano Nazzi.
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Il 26 agosto 2010 una ragazza di quindici anni, Sarah Scazzi, scomparve ad Avetrana, in provincia di Taranto, in Puglia. Con le ricerche della ragazza, che fu trovata morta in un pozzo il successivo 6 ottobre, iniziò un clamore mediatico con pochi precedenti persino per la ricca storia italiana di rapporti morbosi tra la stampa, la televisione e chi indaga sui casi di cronaca nera, culminato nell’annuncio del ritrovamento del cadavere di Scazzi in diretta televisiva mentre sua madre era in collegamento. Per mesi migliaia di persone si misero in viaggio verso Avetrana per curiosare tra i luoghi della scomparsa e dell’omicidio, mentre decine e decine di testimoni più o meno credibili offrirono ogni pomeriggio in televisione le loro testimonianze, spesso a pagamento, spesso contraddicendosi da un momento all’altro, pur di ottenere qualche soldo e un po’ di visibilità: a questa cacofonia di dimensioni inedite partecipavano anche le persone indagate dalla procura, che parlavano contemporaneamente con gli inquirenti e con i media.
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Il 26 agosto 2010 una ragazza di quindici anni, Sarah Scazzi, scomparve ad Avetrana, in provincia di Taranto, in Puglia. Con le ricerche della ragazza, che fu trovata morta in un pozzo il successivo 6 ottobre, iniziò un clamore mediatico con pochi precedenti persino per la ricca storia italiana di rapporti morbosi tra la stampa, la televisione e chi indaga sui casi di cronaca nera, culminato nell’annuncio del ritrovamento del cadavere di Scazzi in diretta televisiva mentre sua madre era in collegamento. Per mesi migliaia di persone si misero in viaggio verso Avetrana per curiosare tra i luoghi della scomparsa e dell’omicidio, mentre decine e decine di testimoni più o meno credibili offrirono ogni pomeriggio in televisione le loro testimonianze, spesso a pagamento, spesso contraddicendosi da un momento all’altro, pur di ottenere qualche soldo e un po’ di visibilità: a questa cacofonia di dimensioni inedite partecipavano anche le persone indagate dalla procura, che parlavano contemporaneamente con gli inquirenti e con i media.
Indagini è un podcast del Post, scritto e raccontato da Stefano Nazzi.
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La storia di questo mese è quella di Elisa Claps, una ragazza di sedici anni scomparsa a Potenza il 12 settembre 1993 e la cui morte fu accertata soltanto nel 2010, in un caso giudiziario segnato da una montagna di insabbiamenti, depistaggi e bugie – pronunciate sia dalle persone coinvolte che da quelle non coinvolte nel processo – e che riguardò sia l’Italia che il Regno Unito. E il sottotetto di una chiesa.
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La storia di questo mese è quella di Elisa Claps, una ragazza di sedici anni scomparsa a Potenza il 12 settembre 1993 e la cui morte fu accertata soltanto nel 2010, in un caso giudiziario segnato da una montagna di insabbiamenti, depistaggi e bugie – pronunciate sia dalle persone coinvolte che da quelle non coinvolte nel processo – e che riguardò sia l’Italia che il Regno Unito. E il sottotetto di una chiesa.
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Il 13 agosto del 2007 a Garlasco, un paese in provincia di Pavia, una ragazza di 26 anni di nome Chiara Poggi fu uccisa nella sua abitazione. L’omicidio della ragazza ottenne grandi attenzioni nell’opinione pubblica, alimentando e a sua volta nutrendosi di un clamore mediatico che avrebbe segnato la successiva fase delle indagini. I processi che ne seguirono furono tra i primi in Italia basati interamente sulle perizie scientifiche, e per questo sono diventati un caso emblematico: per come le perizie abbiano dato risultati contrastanti e spesso opposti, ma anche per i moltissimi errori commessi durante le indagini e per la lunghezza dell’iter giudiziario.
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Il 13 agosto del 2007 a Garlasco, un paese in provincia di Pavia, una ragazza di 26 anni di nome Chiara Poggi fu uccisa nella sua abitazione. L’omicidio della ragazza ottenne grandi attenzioni nell’opinione pubblica, alimentando e a sua volta nutrendosi di un clamore mediatico che avrebbe segnato la successiva fase delle indagini. I processi che ne seguirono furono tra i primi in Italia basati interamente sulle perizie scientifiche, e per questo sono diventati un caso emblematico: per come le perizie abbiano dato risultati contrastanti e spesso opposti, ma anche per i moltissimi errori commessi durante le indagini e per la lunghezza dell’iter giudiziario.
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La sera dell’11 dicembre 2006 in un condominio di Erba furono uccise quattro persone, tra cui un bambino di due anni. La storia di quella strage ottenne grandissime attenzioni da parte dei media, che inizialmente trattarono come il principale sospettato – quando non già acclarato colpevole – un uomo tunisino rivelatosi poi innocente. Furono invece indagati e condannati in via definitiva all’ergastolo Olindo Romano e Rosa Bazzi, i vicini di casa delle persone uccise. Molti oggi ricordano la strage di Erba per la sua efferatezza, per il clima di odio e le conseguenze estreme che seguirono delle banali liti condominiali e per il rapporto morboso dei due coniugi poi condannati. Ma c’è molto altro di notevole, nelle pieghe di questa storia: interrogatori e perquisizioni condotte in modi rivedibili, l’unico fondamentale testimone oculare che cambia improvvisamente la sua versione dei fatti, una confessione piena di dettagli poi ritrattata.
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La sera dell’11 dicembre 2006 in un condominio di Erba furono uccise quattro persone, tra cui un bambino di due anni. La storia di quella strage ottenne grandissime attenzioni da parte dei media, che inizialmente trattarono come il principale sospettato – quando non già acclarato colpevole – un uomo tunisino rivelatosi poi innocente. Furono invece indagati e condannati in via definitiva all’ergastolo Olindo Romano e Rosa Bazzi, i vicini di casa delle persone uccise. Molti oggi ricordano la strage di Erba per la sua efferatezza, per il clima di odio e le conseguenze estreme che seguirono delle banali liti condominiali e per il rapporto morboso dei due coniugi poi condannati. Ma c’è molto altro di notevole, nelle pieghe di questa storia: interrogatori e perquisizioni condotte in modi rivedibili, l’unico fondamentale testimone oculare che cambia improvvisamente la sua versione dei fatti, una confessione piena di dettagli poi ritrattata.
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Leonarda Cianciulli e' passata alla storia per aver bollito con la soda caustica i resti di alcune sue vittime, per farne del sapone.
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L'1 marzo 1996 la polizia e la criminalpol tentano di catturare un uomo che ha sparato in faccia a un maresciallo, si chiama Ferdinand Gamper. Il movente sembra essere l'odio verso gli italiani.
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