Avsnitt

  • Dal 1948, la Palestina è la ferita aperta del mondo.Dal Ciad all’Iraq. Dall’Asia meridionale allo Yemen. Fino alle coste dell’Africa occidentale: Gambia, Senegal, Guinea Conakry. La Palestina, per queste terre e per questi popoli con una storia coloniale alle spalle, non è solo una ferita: è un simbolo. È la rappresentazione di una rivendicazione comune, la richiesta  di rivoluzionare la nostra idea di stabilità e giustizia, di abbattere i rapporti di potere e di classe che fanno sì che a trovare spazio sia la nostra voce, sempre e solo la nostra, e mai la loro.

  • Questo episodio si concentra sulla escalation del conflitto in Libano, intrecciando storie di resilienza e devastazione. Danielle Khalil racconta l’impatto dei bombardamenti israeliani, mentre esperti analizzano il ruolo di Hezbollah e la crisi socio-politica libanese. Tra devastazione e solidarietà, emerge il dramma dei rifugiati palestinesi nei campi come Chatila, dove la lotta per la dignità e il diritto al ritorno rimangono il cuore della narrazione.

  • Le donne giornaliste uccise da Israele dall’inizio dell’occupazione sono 21.
    A loro è dedicata questa puntata.

    Per molte donne palestinesi e della diaspora, il legame tra oppressione patriarcale e coloniale è profondamente intrecciato. Questo femminismo sfida un racconto binario e senza sfumature, mettendo in luce come elementi quali il velo, l’appartenenza religiosa o l’identità nazionale possano ridefinire il concetto di autodeterminazione, rendendolo plurale e contestualizzato. Attraverso le voci di Ruhi Aktar e Amal, emergono i legami tra oppressione coloniale e patriarcale, mentre si denuncia l’uccisione di 21 giornaliste durante l’escalation dell’invasione israeliana. Accanto a loro, la voce della giornalista Cecilia Dalla Negra e della giurista Francesca Albanese aiutano a delineare un tributo alla lotta globale per la giustizia e la memoria.

  • Al centro di questo episodio ci sono le difficoltà dei rifugiatə palestinesi al Cairo. Amal e Ahmad raccontano gli ostacoli burocratici, economici e sociali che affrontano, tra affitti elevati e permessi precari. Sullo sfondo, l’Egitto bilancia il suo ruolo di mediazione politica e il controllo crescente su Gaza. Nonostante tutto, la comunità palestinese si organizza per sostenersi, dimostrando resilienza e speranza in un equilibrio sempre più fragile.

  • Questo episodio racconta il valico di Rafah, unico accesso tra Gaza e l'Egitto. Le storie di fuga di Alaa e Mohammad raccontano la disperazione di lasciare la propria terra e affrontare l’incertezza del futuro nelle difficoltà di una popolazione che vive intrappolata tra il controllo israeliano e l'incertezza della politica egiziana. Interventi di esperti come Joost Hiltermann e Riccardo Fabiani analizzano il controllo militare israeliano e le dinamiche politiche tra Israele, Egitto e Palestina. Un viaggio tra sofferenza, speranza e lotta per la libertà, che riflette il dramma dell’isolamento di Gaza.

  • Secondo l'Autorità Palestinese, in poco più di un anno di quello che viene definito “conflitto,” le forze israeliane hanno riversato circa 80.000 tonnellate di bombe su un territorio di appena 360 chilometri quadrati: la Striscia di Gaza. Oggi, la Striscia di Gaza è diventata una gigantesca tendopoli. Le città che un tempo la componevano sono state rase al suolo, gli ospedali distrutti. E per chi è sopravvissutə, il lutto è diventato parte della routine quotidiana. Testimonianze dirette da Amal, Mohammed e Ahmad e l’analisi di esperti, come la relatrice speciale sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati Francesca Albanese, mostrano come fame e assedio siano usati come armi di guerra.

  • Nel primo episodio di “Echi da Gaza” ascoltiamo Amal, Ahmad, Mohammad e Alaa condividere le loro storie di vita, interrotte dalla guerra. Le loro testimonianze intrecciano ricordi di una Gaza prima e dopo il 7 ottobre 2023. Attraverso riflessioni storiche sulla Nakba e sull'occupazione, emergono temi di resistenza, identità e memoria collettiva. Un viaggio intimo che unisce passato e presente, raccontando la lotta di un popolo lontano dalla propria terra ma che non smette di ricordare e lottare.

  • Per chi ne avesse bisogno abbiamo scritto un breve glossario per aiutare a comprendere al meglio le storie che racconteremo. Per agevolare la consultazione, abbiamo pensato di elencare le definizioni in ordine alfabetico, così che sia facile cercarle in qualsiasi momento. Lo trovi nella descrizione di questoe Falangi Libanesi, con la complicità dell'esercito israeliano, di un numero di civili compreso fra 762 e 3500, prevalentemente palestinesi e sciiti libanesi nel quartiere di Sabra e nel campo profughi di Shatila, periferia ovest di Beirut.



    Al Fatah: Movimento politico palestinese fondato negli anni ’50, oggi parte dell’Autorità Palestinese e in opposizione a Hamas.Colonialismo d’insediamento: Modello coloniale in cui i coloni stabiliscono comunità permanenti espropriando e sostituendo le popolazioni indigene.Fiume Litani: Il Litani è un importante fiume libanese lungo più di 140 km. Attraversa la pianura della Bekaa e sfocia nel Mar Mediterraneo, a nord di Tiro.Guerra civile: Nel contesto palestinese e regionale, si riferisce a conflitti interni che hanno ulteriormente complicato le dinamiche del territorio.Hamas: Movimento politico e militare palestinese, fondato nel 1987, che governa la Striscia di Gaza dal 2007. Riconosciuto come organizzazione terroristica da alcuni Stati, ma anche sostenuto da una parte della popolazione palestinese.Hezbollah: Organizzazione politico-militare sciita libanese, sostenuta dall’Iran, spesso coinvolta nel conflitto arabo-israeliano.IDF: Forze di difesa israeliane sono l'insieme delle forze armate (esercito, marina e aviazione) dello Stato d'Israele.IOF sta per Israeli Occupation Forces, è una formulazione che si sta diffondendo tra accademicə, giornalistə e attivisə che si rifiutano di normalizzare la definizione di Israele come stato democratico dotato di un esercito a scopo difensivo e lo identificano, piuttosto, come forza occupante. Massacro di Sabra e Shatila: Strage compiuta nel 1982 dalle Falangi Libanesi, con la complicità dell'esercito israeliano, di un numero di civili compreso fra 762 e 3500, prevalentemente palestinesi e sciiti libanesi nel quartiere di Sabra e nel campo profughi di Shatila, periferia ovest di Beirut.Nakba: Termine arabo che significa "catastrofe" e si riferisce all'esodo di circa 750.000 palestinesi a seguito della guerra del 1948, durante la creazione dello Stato di Israele.Philadelphia Route: nota anche come corridoio di Philadelphia, è una stretta striscia di terra lunga quattordici chilometri lungo il confine tra l'Egitto e la Striscia di Gaza.Risoluzione 194 dell’Assemblea Generale dell’ONU: Approvata l’11 dicembre del 1948, alla fine della guerra arabo-israeliana, include 15 articoli, tra cui la protezione e il libero accesso ai Luoghi Santi per il palestinesi, la smilitarizzazione e il controllo delle Nazioni Unite su Gerusalemme, il libero accesso a Gerusalemme e il diritto al ritorno dei profughi palestinesiSinai: Penisola egiziana al confine con Gaza, spesso cruciale per il passaggio di merci, persone e aiuti umanitari.Varco di Rafah: Il varco di Rafah è una frontiera internazionale tra l’Egitto e la striscia di Gaza. È stato costruito dai governi di Israele e Egitto dopo il trattato di pace del 1979.West Bank (Cisgiordania): Territorio palestinese occupato da Israele dal 1967, al centro del conflitto israelo-palestinese.