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  • di Pietro Giordano | Nell'ultimo episodio di Storie di questo mondo, incontriamo Bakir, che aveva appena 10 anni quando la guerra travolse la sua vita, costringendo la famiglia ad abbandonare la città di Aleppo, e a trovare rifugio in un piccolo villaggio nel nord della Siria. Lui e i genitori pensavano che fosse una soluzione temporanea, invece Bakir ad Aleppo non ha mai più potuto far ritorno. Da quel piccolo villaggio, ha dovuto attraversare il confine con la Turchia per poter tornare a scuola, e ha dovuto farlo da solo, perché il padre non aveva abbastanza soldi per pagare il viaggio a tutta la famiglia. E' tornato a scuola, Bakir, e pure con ottimi risultati. È fortunato, perché a differenza di tanti suoi coetanei siriani si sta costruendo un futuro, ed è pure riuscito a ricongiungersi con la famiglia. Ma pensa ancora spesso ad Aleppo, alla loro casa che venne fatta esplodere poco dopo la loro fuga, e nel suo sguardo si legge tutto il peso della sofferenza che un ragazzo della sua età non dovrebbe mai vivere, e che lui invece ha sperimentato sulla propria pelle. Ma la sua storia, l'ultima raccontata in questo podcast, non è che la prima di altre migliaia di storie dimenticate che è giusto invece ricordare, raccontare e far conoscere.
    La puntata si avvale delle testimonianze di Lorenzo Trombetta, giornalista di Limes e corrispondente Ansa dal Medio Oriente, di Valerio Nicolosi, regista e fotografo esperto di Medio Oriente, e di Hecham Dahdal, rifugiato siriano che vive in Italia da 30 anni.

  • di Pietro Giordano | La quinta storia di questo mondo ci porta a conoscere Ghina e la sua famiglia, nella città di Daraa, dove tutto ha avuto inizio, il 6 marzo 2011, quando 15 ragazzi vennero arrestati per aver scritto su un muro slogan contro il presidente, e il governo decise di sedare le conseguenti proteste di piazza aprendo il fuoco sulla popolazione. In quei giorni il padre di Ghina, Umran, era in ospedale dove lavorava come medico chirurgo da 19 anni. Il suo impegno in prima linea nel soccorrere e assistere le prime vittime della guerra civile attira ben presto l'attenzione delle forze governative, e Umran si ritrova, solo per il suo impegno umanitario, nella lista dei nemici dello Stato. Inizia così un'Odissea che per anni li porta a cambiare di continuo case, città, scuole e frequentazioni, ma ogni volta che una parvenza di normalità sembra tornare nelle loro vite, la guerra li segue, come segue tutti, in Siria.
    L'episodio è arricchito dalle testimonianze, oltre che della stessa Ghina, di Amedeo Ricucci, inviato Rai in Medio Oriente; Isabella Chiari, docente di Linguistica all'Università La Sapienza di Roma e fondatrice dell’associazione Amal For Education a Kilis, in Turchia; e di Hecham Dahdal, un siriano che risiede in Italia da ormai 30 anni.

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  • di Pietro Giordano | Ogni persona ha un proprio modo di ricordare l'inizio della guerra: la prima bomba, la prima casa distrutta, l'ultimo giorno di scuola, il primo pianto della madre. Ali, la sua vita la divide in due: quando poteva ballare e quando non ha più potuto.
    Nel quarto episodio di Storie di questo mondo, Pietro Giordano incontra un ragazzo con cui ha avvertito subito un forte legame: per l'età, per la passione con cui affronta la vita, per la forza con cui insegue i propri sogni. Un solo particolare li divide: il posto in cui sono nati. Ci sono luoghi che ti permettono di crescere, di sbagliare e di ritentare, di avere più di una possibilità; e altri che invece non ti consentono niente di tutto ciò, e ti strappano via tutto. Ad Ali è capitato il secondo: Kobane, la città del Kurdistan siriano diventata famosa per la resistenza inaspettata ed eroica della sua popolazione alle milizie di Isis.

  • di Pietro Giordano | Reham ha conosciuto la guerra a 10 anni, in una mattina del 2012, mentre era a scuola. Da quel momento, ha smesso di essere una bambina ed è diventata una sopravvissuta, non potendo far altro che osservare la propria città che veniva progressivamente distrutta, e la gente attorno a lei morire, senza nemmeno capire perché. La sua è una storia particolarmente significativa perché ci porta a Raqqa, la città che è stata capitale del califfato dell'Isis, e teatro di alcuni degli scontri più violenti dell'intero conflitto siriano. A ricostruire quei fatti ci aiutano le testimonianze di Amedeo Ricucci, inviato Rai in Medio Oriente; Benedetta Argentieri, giornalista e regista che a Raqqa ha girato il documentario "Blooming in the Desert"; Claudio Locatelli, reporter di guerra che nel 2017 ha combattuto tra le fila dell'esercito curdo per liberare la città dal giogo dell'Isis; e Hecham Dahdal, un siriano che risiede in Italia da ormai 30 anni.

  • di Pietro Giordano | Khaled ha 28 anni, e da 10, più o meno, vive un'odissea che gli ha rubato la stagione migliore della vita. Nato a Damasco da un famiglia di origine curda, padre siriano e madre egiziana, inizia a girovagare molto presto seguendo gli spostamenti del padre, stimato professore che viene chiamato a insegnare in Libia, in Kuwait e in Egitto, dove Khaled sceglie di studiare media e comunicazione.
    Quando il padre va in pensione, la famiglia torna in Siria, e trova una situazione profondamente cambiata: il clima è pesante, le strade sono deserte, tranne quando diventano teatro delle prime manifestazioni popolari contro il regime di Assad, che risponde con brutalità e violenza. Khaled vuole dare il suo contributo alla rivoluzione, ma non vuole imbracciare armi, quindi decide di fare quello che sa fare meglio: comunicare. Comincia a realizzare video delle proteste, a registrare quello che vede per le strade. e a postarlo sui social network, per sensibilizzare l'opinione pubblica mondiale. Il governo però non ci mette molto a mettersi sulle sue tracce, e Khaled è ben presto costretto a riprendere la sua via crucis, che lo porta in Turchia senza però rinunciare alla sua missione in supporto dei gruppi rivoluzionari. Khaled però non può e non sa dimenticare la Siria, e la sua storia, come tante storie di questo mondo, non ha ancora trovato la parola fine.

  • di Pietro Giordano | 2519 km separano in linea d'aria Milano da Gaziantep, nel sud della Turchia. E' quella la distanza che ha percorso Pietro Giordano quando a 22 anni, mentre studiava relazioni internazionali, ha deciso di abbandonare la sua comfort zone per affrontare l'esperienza della vita: 7 mesi da volontario a Gaziantep, città che ospita centinaia di migliaia di profughi in fuga dalla vicina Siria e da altre aree di quella tormentata regione. In questo primo episodio, ricostruiamo la genesi di un conflitto, quello siriano, troppo spesso dimenticato dal mondo occidentale. Uno scenario drammatico che rappresenta il contesto su cui si inseriscono i personaggi e le storie di questo mondo, che inizieremo a conoscere nel prossimo episodio.

  • Turchia, il paese che ospita più rifugiati al mondo, e Gaziantep, una città al confine con la Siria la cui popolazione è raddoppiata in pochissimo tempo a causa dei forti flussi di migranti in fuga.
    Quali sono le storie delle persone che nascono a poche centinaia di chilometri da noi ma che sono costrette a lasciare la propria casa? Quali sono i loro sogni e ricordi? Storie di questo mondo nasce così: per raccontare di come si cresce durante la guerra, di come si gioca mentre si cerca di scappare dal dolore. Ogni episodio è dedicato a una storia diversa, a una persona diversa, la cui testimonianza diretta si integrerà al racconto della voce narrante. Vite di bambini, ragazzi, adulti come noi, ma con cammini diversi. In luoghi diversi. Ma tutti di questo mondo.