Avsnitt

  • Quello che sta succedendo è che il virile American Way of Life tradizionale sta reagendo, e non risparmia i colpi bassi. Compaiono movimenti anti-Disco, alcune radio si riconvertono a trasmettere solo rock, vengono messi in scena i funerali della Disco. Steve Dall, un DJ rock licenziato da una radio ai tempi dello strapotere della Disco Music, si vendica organizzando una “Disco Demolition Night” durante un incontro di baseball allo stadio di Chicago. Gli spettatori potranno entrare a prezzo ridottissimo portando un vinile di musica Disco da distruggere.
    Il 12 luglio 1979 gli spalti sono strabordanti. Dahl accumula una pira di dischi al centro del diamante e la fa esplodere nel delirio della folla.
    Qualcuno parlerà di “pulizia etnica” e sessismo. Qualcun altro dirà semplicemente che Dahl era un idiota. Ma due mesi dopo non ci sarà più alcun pezzo Disco nella Top Ten. Comincerà l’era reganiana, fatta di valori virili, tradizionalissimi e, perché no, sessisti.
    Che tristezza.
    Eppure questa storia non ha un finale triste. Perché la musica rinasce sempre: e la Disco non fa eccezione. E anche l’insieme di valori, idee, aspirazioni legati all’universo LGBT che portava con sé ha continuato a prendersi spazio, quello spazio che all’inizio della nostra storia gli mancava come l’aria. È anche merito della musica Disco e dei suoi artisti se il mondo gay comincia ad avere un’atmosfera di libertà in cui respirare.

  • Il 1977 è anche l’anno dell’esplosione del film Saturday night fever e del travoltismo: un vero e proprio fenomeno sociale. I locali da ballo aumentano del 50% in un anno. Però, i Bee Gees, protagonisti della colonna sonora, sono anche il primo gruppo bianco al top della Disco: l’anima più nera, funky e trasgressiva della Disco comincia ad essere attaccata da parte dell’establishment del rock e del country-folk bianco che vede oramai messo in discussione il proprio primato. La Disco Music è infatti al vertice della propria parabola, con pezzi come I will survive di Gloria Gaynor o YMCA dei Village People, entrambi a proprio modo fortemente collegati al mondo gay. Persino le gradi star del rock (Elton John, Rod Stewart, addirittura i Rolling Stones) fanno l’occhiolino alla Disco. Ma ogni picco di parabola è l’inizio di una discesa, di una fine.
    Fanno capolino campagne di condanna della Disco, accusata di essere noiosa e banale. Il motto? Disco sucks!
    Ma cosa sta succedendo?

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  • La musica disco, e soprattutto le discoteche, spopolano. La best disco in town è lo Studio 54, la “Gomorra di New York”. Un colossale e attrezzatissimo locale famoso per la sua fama lasciva: la rigida e imprevedibile selezione all’ingresso, poi, ne fa un vero e proprio sogno proibito. È un luogo dove succede di tutto, in termini di sesso promiscuo e uso di stupefacenti. Droga e Disco Music, infatti, vanno purtroppo a braccetto e su quel mondo sfavillante sta per calare anche lo spettro dell’AIDS, che verrà per troppo tempo inopinatamente associata alle pratiche omosessuali.
    Ma per il momento tutto è ancora di là a venire, e all’inizio del ’77 la Disco viene suonata persino alla cerimonia di insediamento del presidente Jimmy Carter! Anche la politica ha un proprio ruolo: proprio in quell’anno viene eletto a San Francisco il primo consigliere comunale dichiaratamente gay: si chiama Harvey Milk. La parabola politica di Milk si interromperà tragicamente di lì a poco, ma anche quel suo primo, effimero, successo è un segno che si sta riscrivendo la storia.

  • I pezzi Disco si alimentano con grande efficacia e creatività ai temi, anche ambigui, della sessualità: il gruppo tutto femminile delle Labelle spopola con Lady Marmolade, che diventa un inno lesbico, Amanda Lear costruisce una carriera sulla propria fascinosa androginia, Sylvester cavalca alla grande l’ambiguità di genere con la sua fantastica You make me feel, ma più di tutti, Donna Summer e Giorgio Moroder mettono in musica argomenti scottanti nel dibattito femminista di allora (come l’orgasmo femminile) e inneggiano al sesso “di lunga durata” – tutt’altro che machista – con canzoni interminabili come Love to love you baby e I feel love.
    La Disco Dance sta mettendo a dura prova il perbenismo americano.

  • Nascono nuovi locali, i Loft: le serate sono organizzate da giovani DJ, quasi tutti italo-americani e gay. I Loft sono uno spazio libero, inclusivo e democratico: tutti sono ammessi. Ci si va per ballare ma è ben accetto anche chi non sa farlo per nulla.
    Succede così, con le novità clandestine: pian piano, la loro originalità e trasgressione conquista la notorietà, fino ad attirare il jet set. E poi, nei Loft, si ascolta tutta un’altra musica! Tra ’73 e ’74, grazie al passaparola, si fanno strada i primi pezzi Disco, finché Gloria Gaynor e il suo Never can say goodbye entrano nella Top Ten. Sta nascendo una musica rivoluzionaria, che travolge i modelli virili e machisti del Rock (bianco), costringe le classifiche a includere i pezzi suonati da artisti di colore e le radio a modificare i palinsesti per trasmettere pezzi molto più lunghi del normale. Il concetto di “normalità” è sotto attacco.

  • Negli anni ’60, in America, essere omosessuali è considerato una malattia, o un peccato mortale, o un reato. O tutte e tre le cose assieme. E i locali frequentati da gay sono continuamente sotto l’assedio della polizia.
    Il 27 giugno del 1969, una retata allo Stonewall Inn di New York si risolve in una rivolta dei clienti, che per la prima volta resistono ai metodi brutali dei poliziotti. Dopo poco nasce il “Gay Liberation Front”. Tutto parte quindi dalla volontà di avere uno spazio dove potersi liberamente ritrovare e da New York, una città allora in profonda crisi, con interi quartieri in degrado. Negli edifici abbandonati le minoranze disadattate (omosessuali, neri, trans, latinos, italiani…) si danno appuntamento per ascoltare musica innovativa e per ballare al suono dei dischi: è l’alba delle “discoteche”. Lì nasce il Philly sound, un genere dal ritmo tutto nuovo: per capirne il successo presso il mondo dei gay bisogna raccontare la storia di una grandissima artista (Judy Garland), di un suo mitico film (Il mago di Oz) e di una ottima scrittrice (Doroty Parker).

  • Come nasce un racconto storico? Può capitare di vedere una fotografia e cercare di scoprire perché è stata scattata in quel posto, in quella data, a quella persona. Può capitare poi, se sei un professore universitario, che uno studente o una studentessa ti ponga delle domande a cui non avevi mai pensato: “la storia non è un paese per vecchi”. Può succedere infine che tu metta insieme le due cose - la foto e le domande – accorgendoti che nel passato che tu stesso hai vissuto c’era qualcosa che non avevi mai capito.
    È quello che può succederti se guardi alla storia della Disco Music e ti rendi conto che ascoltandola in Italia ti eri perso i suoi collegamenti con il coming out sociale del mondo gay e un pezzo di storia davvero epocale. E, allora, ti viene voglia di ricostruirla e raccontarla, quella storia.

  • C’è una storia che nessuno – soprattutto fuori dagli Stati Uniti – conosce: quella che negli anni ’70 lega tra loro la nascita della Disco Music e il coming out dei gay a livello sociale. È una storia fatta di lotte e battaglie contro l’emarginazione e la discriminazione (che accomuna agli omosessuali gli afroamericani, gli italoamericani, le donne…), di grandi personaggi della musica (Barry White, Donna Summer, i Bee Gees…), di rivoluzione culturale (le radio, le discoteche, la moda…). Una storia di libertà e di liberazione. Una storia di sfrenato divertimento e di sfrenata perdizione. Una storia di creativa genialità e di smaccato business. Una storia che, in certa misura, cambia la Storia. Una storia dal ritmo incalzante come… un pezzo Disco.